Il Litorale • 14/2019
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ANNO XIX - N° 14 - 1/31 AGOSTO 2019 Il Litorale Sport Pag. 45
Una tra le persone più straordina-
rie dello sport nettunese (e non
solo nettunese), che gli sportivi
conservano in fondo al cuore è
Mario Ottaviani. Meriterebbe una
statua al complesso sportivo che
comprende lo stadio del baseball
e quello del calcio. Mario è stato
un uomo eccezionale, non uno dei
tanti massaggiatori che fino agli
anni Sessanta vedevamo correre
in campo col secchio dell’acqua e
la spugna inzuppata per rimettere
in piedi i giocatori dopo un ruzzo-
lone. Ne sapeva più d’un medico
e aveva l’animo del missionario
dedito ai più deboli, ai bisognosi.
Le sue mani facevano miracoli, e
se accennavi a ringraziarlo, na-
scondeva dietro una battuta mor-
dace o uno scappellotto i suoi me-
riti e la bontà. Di statura media,
capelli neri pettinati all’indietro,
portava due baffetti alla Clark Ga-
ble, quello di Via col Vento. Non
si poteva che volergli bene. L’am-
miravano tutti per come era attac-
cato al Nettuno, sia alla squadra
di calcio che a quella di baseball
che vinceva titoli nazionali e in-
ternazionali senza interruzione.
Era anche il massaggiatore uffi-
ciale della nazionale italiana di
baseball.
Appena il portiere del Nettuno,
Alberto Cicco, detto Puma, appe-
se le scarpette al chiodo, Mario
Ottaviani gli donò una medaglia
d’oro, a titolo personale. Classe
1915, Ottaviani iniziò la sue espe-
rienza di massaggiatore fisiotera-
pista per passione. Impiegato al
poligono di tiro di Nettuno dedicò
tutto il suo tempo libero alla cura
dei muscoli dei giocatori, sia di
calcio che di baseball.
Ricordava con orgoglio: “Di gio-
catori ne ho conosciuti tantissimi
in trent’anni di attività. Agli inizi
mi applicavo all’esercizio del
massaggio sportivo, affidandomi
soprattutto all’esperienza. Per sa-
pere di più, però, ho passato mesi
e mesi sui libri; ho studiato le co-
se più strane e dovetti convenire
che tra la teoria e la pratica, la
differenza è enorme. Nel calcio,
per entrare nello specifico, un fi-
sico può sembrare imperfetto, ma
potente, addirittura fortissimo
quando si trova dentro il terreno
di gioco. Agostino Mercuri e Nel-
lo Strada, sono i primi due calcia-
tori che mi vengono in mente che,
per costituzione fisica, potrei defi-
nire eccezionali ma, ripeto, il cal-
cio è diverso dagli altri sport, do-
ve si può intuire se un atleta può
riuscire meglio di un altro. Nel ci-
clismo, per esempio, si può vede-
re se un ciclista è forte o no di re-
ni, perché uno dei segreti per ri-
uscire in campo ciclistico è rap-
presentato dalla robustezza delle
reni, nel pugilato se un pugile è
bene impiantato sulle gambe e se
ha un buon pugno, meglio se da
kappaò. Nel calcio un presuppo-
sto per riuscire, io credo, è rap-
presentato dalla volontà. Un gio-
catore con tanta volontà sicura-
mente riuscirà meglio di chi, ma-
gari, ha un fisico più potente. È il
caso del portiere Alberto Cicco,
fortissimo di reni, per questo gli
riusciva di parare i rigori e in
grado di fare interventi strepitosi
alla corta distanza, nei tiri ravvi-
cinati, un particolare. Cicco non
necessitava di massaggi prima
della partita, perché aveva i mu-
scoli sempre caldi, e l’ala sinistra
Sergio Paccariè, che ritengo sia
stato il più forte giocatore che il
Nettuno abbia avuto, eppure non
aveva un fisico eccezionale, era
magro, aveva un torace piccolo,
però il cuore e il polso gli permet-
tevano le corse lunghe e una vo-
lontà che lo poneva una spanna
sopra gli altri. Era capace di ri-
solvere una partita, di cambiare il
risultato in qualsiasi momento”.
Uno dei ricordi che spesso attra-
versano la mente di Bruno Lau-
renzi, uno dei giocatori di base-
ball che ha segnato un’epoca d’o-
ro per lo sport nettunese di mag-
gior spicco, è legato alle trasferte.
Ricorda Bruno Laurenzi: “Quan-
do andavamo in trasferta, io e
Mario Ottaviani, il nostro mas-
saggiatore, eravamo sempre i pri-
mi a scendere dalle camere e a
sederci a tavola per la colazione.
Dopodiché uscivamo e andavamo
alla chiesa più vicina, se c’era la
messa stavamo un po’ se non c’e-
ra messa facevamo una visita,
una preghiera recitata mental-
mente e poi facevamo lunghe pas-
seggiate. A Ronchi dei Legionari
arrivavamo a piedi fino al Sacra-
rio di Redipuglia, il più grande e
maestoso sacrario italiano dedi-
cato ai caduti della Grande Guer-
ra. Ogni volta mi portava al Sa-
crario, mi diceva che lui era stato
nella Marina italiana, sulle navi e
molti suoi amici erano morti in
guerra”.
A Bruno Laurenzi, parlò anche
delle disposizioni per il suo fune-
rale. “Quando muoio, mi dovete
mettere nella cassa con la tuta e
la bicicletta».
Mario Ottaviani non amava gli
scherzi, ma nelle squadre i giochi
non mancano mai e non possono
mancare, se non altro per scarica-
re la tensione prima delle partita. I
giocatori lo sapevano e perciò si
comportavano sempre in modo
serio con lui. Ce n’era uno però
che senza volerlo agiva in manie-
ra spontanea: Alfredo Lauri, il
campione lanciatore, che era un
mancino. Nello spogliatoio, al
momento del massaggio, Mario
Ottaviani gli massaggiava quasi
sempre il braccio destro. Alfredo
Lauri lo lasciava fare senza cor-
reggerlo. Al termine, il massag-
giatore sudatissimo per lo sforzo
gli diceva: “A posto, vai!”. “Do-
ve vado?”, gli rispondeva il lan-
ciatore. “Come dove vai? In cam-
po, dove devi andare!”, insisteva
il massaggiatore. “Va bene, io va-
do in campo, ma tu mi hai mas-
saggiato il braccio destro, ma io
lancio col sinistro!” Allora gli
LA STORIA DEL NETTUNO CALCIO - In questa puntata Silvano Casaldi ci racconta di un uomo protagonista dello sport nettunese
Mario Ottaviani, mani d’oro e spugna magica
L’imbattibile squadra di baseball del Nettuno con l’allenatore, il “mago”
Horace McGarity.
L’anziate campione d’Europa Giulio Rinaldi, s’affida-
va alle preziose mani del massaggiatore nettunese.
Foto degli anni ’50, il massaggia-
tore Ottaviani con la tuta della na-
zionale italiana di baseball e l’in-
separabile cassetta dei medicinali
La squadra di baseball Glen Grant Nettuno vincitrice della “Stella d’Oro”.
Mario Ottaviani, secondo in piedi da sinistra, durante il servizio militare
nella Marina italiana.
Mario Ottaviani, massaggiatore del Nettuno Calcio, qui ripreso dopo una
vittoria contro l’Anzio.
A Mario Ottaviani, in servizio allo stadio Olimpico di
Roma, toccò il compito di assistere il portiere della na-
zionale di calcio Lorenzo Buffon.
spariva il sorriso sotto i suoi baf-
fetti, si alterava, riprendeva le
creme già riposte nella cassetta
dei medicinali e riprendeva a
massaggiare, stavolta al braccio
sinistro, quello giusto, mentre Al-
fredo Lauri, sornione, sorrideva
ai compagni seduti sulle panchi-
ne, in attesa anche loro dell’opera
del massaggiatore.
Alla moglie Domenica e alla fi-
glia Duilia, lasciò le disposizioni
per il proprio funerale. Morì il 2
gennaio 2004. Alcuni giorni pri-
ma aveva detto alla figlia Duilia,
che gli aveva fatto visita all’ospe-
dale di Anzio, dove era ricovera-
to, di tirare fuori dall’armadio la
sua tuta con la scritta NETTU-
NO, sul petto. “Me la metti den-
tro, la voglio portare con me”.
Dispose appunto d’andarsene
portandosi la sua tuta, che un mi-
lione di volte aveva indossato du-
rante le partite di calcio e di base-
ball.
Silvano Casaldi
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