Il Litorale • 17/2019
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L’incontro che si è svolto giovedì
19 settembre 2019, in piazza Paolo
Segneri, nel cuore del Borgo me-
dievale di Nettuno, famosa per
aver dato i natali al sommo oratore
al quale è dedicata la piazzetta, si
era trasformata, a causa del mal-
tempo, in un teatro irreale, da farlo
sembrare un dipinto del pittore Pa-
blo Picasso, con gli spettatori non
sui balconi, ma in piedi e sotto di
essi per ripararsi dalla leggera
pioggia. Le sedie poi, anziché es-
sere disposte al centro del teatro e
in ordine di file, apparivano tutte
addossate alle pareti degli edifici, i
cui cornicioni offrivano un riparo
alle teste degli occupanti. Altri
spettatori, in gruppi di due o tre e
anche quattro, trovarono riparo
sotto le larghe nicchie dei porton-
cini d’ingresso delle abitazioni e
delle cantine, tutte chiuse. Soltanto
il grande portone del palazzo Bro-
velli, contrassegnato da due colon-
ne mozze e tonde in cima, aveva il
portone spalancato, grazie ad un
inquilino che volle dare un protet-
tivo spazio alla carrozzina del fi-
glio di Lorena e Cristiano Capo-
bianco che, con il fratello Danilo
avevano già intrattenuto gli inter-
venuti, con tre bellissime canzoni:
Nettuno: «’O mare l’aria fresca e
‘o vino bono, è de Nettuno chesso
‘o mejo dono, noi semo ranocchia-
ri e chesso è ‘n vanto, ci viè da
‘sto paese che amo tanto…»; Me
so innamorato: «Me sento quarco-
sa drento a sto’ core, quarcosa de
novo, che allegro me fa; Mi madre
me chiama, so’ quasi le nove, poi
m’arzo dar letto e me metto a can-
tà…»; Piazza Segneri: «Quanno
che ripenso a piazza Segneri, tor-
na alla mente la gioventù mia,de
quanta brava gente ci abitava. E
mi’ nonna era pe’ tutti zi’ Maria…
». A quel punto sembrava che il
maltempo volesse spedire a casa
quei rumorosi partecipanti all’in-
contro pubblico, per far rivivere la
memoria del cantautore nettunese
Gianni Capobianco, organizzato
dal Comitato Amico di Piazza Se-
gneri: quattro persone, due uomini
e due donne, Gianni Gregorovich,
le sorelle Bellobono Jolanda e Lu-
ciana e il sottoscritto. Era accaduto
tutto all’improvviso, che il cielo
per tutta la mattinata sereno e so-
leggiato, dopo però una nottata di
pioggia leggera, aveva incomincia-
to a mostrare le prime nubi ad est,
verso Velletri e i monti Lepini, poi
alle 17 e 25, cinque minuti prima
del previsto inizio della manifesta-
zione, era diventato minaccioso e
le nubi sembravano cariche d’ac-
qua. “Tra cinque minuti, alle 17 e
30 precise inizieremo con il pro-
gramma”, si sbrigò a dire chi era
stato designato a fare da presenta-
tore. “Speriamo bene”, commentò
uno degli spettatori arrivato prima
di tutti alle quattro del pomeriggio.
“Per prendere i posti a sedere”,
aveva detto agli organizzatori, ma
le sedie non erano previste, perché
non era uno spettacolo teatrale,
bensì una partecipazione ad un in-
contro tra amici, appunto gli amici
del cantante scomparso il 18 mar-
zo 2015. Era stato il parroco di
San Giovanni, don Fabrizio Pia-
nozza a fornire le sedie facendole
prelevare dalla sala ricreativa.
La pioggia arrivò alle 18 meno
dieci minuti, ma appena smesso o
con qualche goccia che cadeva qua
e là, le preme due “attrici” Daniela
De Franceschi e Sandra Liberati,
fecero segno che potevano inco-
minciare la loro parodia “La vec-
chiaia”, un testo, come gli altri che
seguirono, di Pino Faraone. S’av-
vicinarono ai piedistalli, appoggia-
ti su una tappeto verde, per metà
risvoltato dal vento, e appena rice-
vuti i microfoni dagli addetti al
suono Emanuele e Corrado, previa
una piccola introduzione, si cala-
rono nei panni di Cesira e Ersilia
nella sala d’attesa dello studio di
un medico di base. Stavano finen-
do la divertente parodia, quando
dalla stretta via San Giovanni, con
l’ombrello aperto per la pioggia
che aveva ripreso a scendere, in
uno scenario degno dei migliori
film inglesi ambientati a Londra,
apparve la figura del sindaco di
Nettuno che fece in tempo a senti-
re il finale, sottolineato da applau-
si, di Daniela e Sandra, cioè Elvira
e Ersilia: “Beh, a ‘sto punto me ne
vado puro io, ci ritornerò domani,
se semo però fatte ‘na bella chiac-
chierata, mo vado che me so la-
sciato du’ camice de mi fio da sti-
ra’, me l’ha portate perché ha det-
to che nci piace come le stira la
moje, chesse so’ soddisfazioni an-
droché! Ciao, se vedemo…”.
Ci volle un’altra pausa prima di ri-
prendere il programma, che ebbe
come primo intervento il saluto del
sindaco Alessandro Coppola, per
dare il suo caloroso contributo,
nonostante la pioggia: “Sono qui
perché sono nettunese e sentivo il
dovere di partecipare, anche se io
sono nato nell’altra piazzetta, a
piazza Colonna. Sono qui anche
perché io e Gianni Capobianco
abbiamo frequentato tutte le scuo-
le elementari insieme. Ci siamo
poi rivisti anche nei raduni che
Gianni organizzava per stare un
po’ insieme”. Le sue parole sincere
e il suo sguardo, con i suoi occhi
chiari, che somigliano a quelli di
Paul Newman, l’attore americano
interprete di Lassù qualcuno mi
ama (un film del 1956), fecero ef-
fetto su tutti e diedero maggior ri-
salto alla originale manifestazione.
Infatti anche Giove si placò e ces-
sò la pioggia. Improvvisamente
tutto diventò più bello, più reale, le
ciambelle al vino bianco di Jolan-
da e la ratafià, il liquore di visciole
(rattafia in nettunese), di Gabriele
per il brindisi con il sindaco che
s’intrattenne a salutare Beatrice
Capobianco, la moglie di Gianni,
interruppero per un po’ il program-
ma, ma ormai Giove era domato e
ci si divertiva anche con la fonta-
nella di piazza Segneri che spruz-
zava acqua sulle gambe già bagna-
te di chi tentava di lavare i bicchie-
rini di vetro, con i quali avevano
assaggiato il tradizionale liquore e
Danilo e Cristiano ripresero a can-
tare. Intonarono la canzone Nettu-
no de’ ‘na vorta: «Pe’ prima cosa
trovi ‘o zatterone, venènno giù pe’
mare da ponente, poco più avanti
‘o scojo Criccone, quanti ricordi
me torneno a mente…» accompa-
gnati in coro dagli spettatori. Poi
fu il turno di Vincenza Belleudi, fi-
glia di Rolando, detto il cittadino,
uno dei più caratteristici e amati
personaggi di Nettuno, special-
mente nell’ambito sportivo. Vin-
cenza aveva il compito di leggere
la ricetta di Pino Faraone, della
zuppa di pesce cucinata alla nettu-
nese: «Pia scorfano e lucerna, pia
o coccio e ‘no callaro, pia porpi
scampi e cozze e nu esse troppo
avaro…».
Seguì la canzone Tira a campà:
«Me vojo proprio sfogà co’ ‘sta
canzone, le cose storte nun me
vanno giù, la prima cosa che nun
me sta bene, che nettunesi nun se
nasce più... a ‘sto paese…». Sicco-
me “il copione” prevedeva che do-
po ogni canzone si riprendeva con
un’altra parodia, toccò a Luciana e
Jolanda Bellobono ad entrare “in
scena” nelle parti di Fiorina e An-
gelina, con ‘O battezzo: «’Ngeli’
mamma mia che festa sete fatto a
‘o battezzo de tu nipote! ‘Nzete
guardato a risparampia’ ‘no cen-
desimo…». Le nubi in cielo erano
sparite completamente e Cristiano
con Danilo tirarono via da terra i
teli che fino a quel momento ave-
vano protetto le attrezzature e il
computer. Appena fu terminata l’o-
perazione impugnarono i due mi-
crofoni e con l’accompagno di fi-
sarmonica del maestro Gino Cola-
ceci si prepararono per il gran fi-
nale, iniziando con la canzone I
nettunesi: «Tutti quanti semo nati
qua, bella gente che se fa apprez-
za’, so’ orgoglioso d’esse de Nettu-
no sai perché, ‘sta gente è proprio
come piace a me…».
La coppia Stefania Cibati e Anna
Claudia Lucci, entrate in scena per
l’ultimo duetto burlesco, si erano
esercitate fino all’ultimo giorno
per non sfigurare nei ruoli di Betta
e Elvira, e con atteggiamento sicu-
ro iniziarono a recitare O gratta-
cielo: «Bongiorno Ervi’, ma che
bella giornata, e nissuno se ‘npic-
ca…».
Due temi congiunti: 22 gennaio
1944 (lo sbarco) e O besbol diede-
ro possibilità a Eralda Barcaglioni
di parlare del papà Mario autore
del libro A Ki Si Fio?
E del gruppo social nato recente-
mente e che conta già circa tremila
iscritti, e a Bruno Laurenzi, amico
fraterno di Gianni Capobianco, di
affrontare il tema dello sport, fa-
mosissimo fino ad una decina di
anni fa, del quale lui ne è stato
protagonista di assoluto valore.
Dal testo di Eralda: «…Alcuni so’
riusciti a torna’ a casa, ma tanti
c’hanno un posto qua a Nettuno, e
noi litigamo pe’ lo sbarco e de chi
munelli ‘nfreca più a nissuno».
Dal testo di Bruno: «O besbol è
chio ber gioco co’ la palla e co’
bastone, è chio gioco divertente
che a Nettuno fa’ o padrone. L’han
lasciato chii recazzi venuti da lon-
tano, arrivati qua a Nettuno co’ lo
sbarco americano...».
Lusinghieri i commenti, ne citiamo
uno dei tanti, quello di Graziella
Nobile: «Bellissimo pomeriggio ...
emozionante e divertente ... anche
con la pioggia !!!».
Silvano Casaldi
foto gentilmente concesse da
Roberto Faccenda
In piazza Segneri, nel cuore del Borgo medievale di Nettuno, una serata per far rivivere la memoria del cantautore nettunese
Daniela De Franceschi e Sandra Liberati, in “La vecchiaia” Luciana e Jolanda Bellobono, in “0 battezzo”
Stefania Cibati e Anna Claudia Lucci, in “O grattacielo” Vincenza Belleudi legge la ricetta della zuppa di pesce
Eralda Barcaglioni, prima della lettura di 22 gennaio 1944
Bruno Laurenzi, al centro tra Danilo e Cristiano Capobianco, ha letto “O
besbol”
ANNO XIX - N° 17 - 1/15 OTTOBRE 2019 Il Litorale Pag. 21
Fantastico omaggio al cantautore Gianni Capobianco
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