Il Litorale • 17/2019
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Pag. 22 Il Litorale ANNO XIX - N° 17 - 1/15 OTTOBRE 2019
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
ANZIO
E-mail: ilsimposio@alice.it • aa amici del simposio di Lavinio
Giuliana Bellorini
è l’organizzatrice
del salotto sede del Simposio
ARTE CONTEMPORANEA
AMERICA
IL REALISMO /3ª parte
con Vincenzo Scozzarella
L’ESTATE È FINITA PER TUTTI
Anche se fa ancora caldo, l’autunno è arrivato e le nostre attività sono riprese a pieno ritmo. Ma i pensieri dell’estate ci terranno
compagnia ancora per un po’. Chi ha sofferto per la grande calura tornerà a respirare risollevato, chi ha trascorso invece un’estate
piena di emozioni cercherà di renderle indelebili nel proprio cuore. Emozioni emozioni, quante emozioni si possono vivere durante
l’estate! Ma c’è chi continua, nell’isolamento, la sua riflessione esistenziale che si è fatta più profonda in quei momenti di completa
libertà che offre l’estate. Nascono quei “Sogni di sabbia” sulle difficoltà della propria vita per la mancanza di quella tenera affettivi-
tà vissuta in un’estate ormai trascorsa. La solitudine diventa uno stato di sofferenza che si vorrebbe superare nell’abbandono totale
dell’oblìo. Una condizione esistenziale che Maria Grazia ha tradotto in “Sogni di sabbia”, una poesia importante, apprezzata e pre-
miata (2°posto) al Concorso Venere Lavinia 2019. Consapevoli del suo valore non solo poetico, con-dividiamo questi bellissimi
versi meditandoli nella loro essenza e nella valenza universale a cui ambiscono: viviamo davvero solo in relazione con gli altri.
All’unisono potremmo identificarci con gli stessi sogni, quelli della nostalgia di qualcosa che non si è realizzato e che poteva esse-
re, ma non è stato, di raggiungere qualcuno che abbiamo dovuto invece lasciare andare e, al tempo stesso capire quanto sia vitale
guardare al presenta e al futuro, sperando in una benefica catarsi. Giuliana
MARIA GRAZIA VASTA
Il realismo nell’arte americana fra le due guerre costruisce
una risposta in chiave figurativa alle ricerche delle avan-
guardie storiche e rappresenta un recupero di motivazioni
sociali, collegate alle vicende politiche e economiche vis-
sute negli Stati Uniti in quegli anni. Tra i temi prediletti
dagli artisti vi sono il paesaggio urbano, il lavoro, la vita
quotidiana, lo sport.
(vedi articolo completo su Il Litorale n° 16)
Sogno di sabbia
Ti sogno, ma sei solo un ricordo,
amante dolce dagli occhi profondi,
come un lontano tremulo miraggio
nella aria calda di una nuova estate.
Lieve il tuo sorriso dalle morbide labbra
apre lo sguardo mio straniato,
luce nascosta di puro diamante.
È un dono inatteso, penso stupita,
con lui vivrò in un possibile domani
e una lacrima iridescente
sulla gota pallida lentamente cade
e la gioia imprevista mi toglie il fiato.
Ti sogno, in un pomeriggio di sole,
che mi accarezzi piano, con timide dita,
àncora ferma alla mia solitaria deriva,
mentre le ritmiche onde la mente cullano.
Mi sveglio di colpo sull’arenile deserto,
nessun rollìo di barca in rada,
nessun gabbiano volteggiante
nel cristallo terso del cielo,
nessun umano all’orizzonte infinito,
mentre la sabbia d’ambra ricopre
d’un velo sottile il mio corpo inerte
come delfino spiaggiato privo di vita.
Se tu ci fossi mi prenderesti la mano
abbandonata al mio fianco scarno
per sollevarmi dalla duttile tomba
di minuscoli indefessi grani,
prima che i marosi inesorabili d’autunno
dalla mutevole riva mi portino via.
Maria Grazia Vasta
Mercoledì 2 ottobre - ore 17.00
Foto Grant Wood, American Gothic, 1930
Nella regione del Bihar […] al Jetavana Monastery, è il
luogo ove Buddha visse a lungo e nel quale furono discus-
si sutra a jataka (aforismi e racconti buddhisti), chiamato
anche il luogo dei sermoni di Buddha.
Nel complesso rimangono le rovine degli antichi templi e
degli stupa, ancora oggi venerati con offerte di fiori e in-
censi.
Il grande albero di Anandha, dal nome del primo discepolo
di Buddha, riempie la scena di questo grande e curato giar-
dino. Si racconta che Anandha prese i semi dell’albero del-
l’Illuminazione di Bodhgaya per piantarli qui ed avere un
albero da venerare anche mentre il Buddha non sarebbe
INDIA - ALBERI DIVINI
stato presente. Il culto degli alberi continua nella sua for-
ma più pura e storica, ancora oggi perpetrato nella eteroge-
na spiritualità indiana. In tutto il Paese ritroviamo alberi
imponenti che accolgono preghiere, devozione e medita-
zione. Ci sono storie, miti, leggende epiche, ma anche pas-
si delle sacre scritture che riportano l’albero ad una dimen-
sione di sacralità. Un albero è un mistero di doni che sve-
lano una componente divina, i suoi frutti sfamano, disseta-
no, il suo legno può costruire una casa, le sue fronde offro-
no ombra ai viandanti, il suo perdurare alla caducità uma-
na è simbolo di forza e immortalità, il suo rinnovarsi ad
ogni stagione è come la rinascita a nuova vita nel ciclo
dell’esistenza. Alberi, foglie, radici trovano ampia simbo-
logia e si intrecciano nella vita degli svariati dèi dell’In-
duismo; Buddha sceglierà proprio la Natura, nelle sue pure
manifestazioni per meditare e trovare, poi, l’Illuminazione.
Come la rappresentazione della vita stessa e di unione co-
smica universale, l’albero affonda le sue radici nella Terra,
proprio come le radici della vita dell’Uomo, e unisce il
cielo, ovvero il Divino, con il terreno. Incontreremo alberi
sacri lungo tutto il nostro viaggio e ci stupiremo ad osser-
varli, pure noi, come emblemi mistici divini, come parte
armoniosa dell’intensa spiritualità indiana. Forse per noi
non assumeranno quella stessa fantasiosa simbologia, ma
osservare gli alberi nella loro grandiosità e possanza, nella
loro perfezione e nel loro mutamento stagionale non può
che rappresentare la Natura nella sua forma più divina.
Ci avviciniamo al grande albero e ci viene incontro un an-
ziano, indicandoci di entrare, senza timore. L’area è deli-
mitata e la piccola recinzione è colma di bandierine bud-
dhiste e di offerte votive. Per accedervi bisogna togliersi le
scarpe, ma l’uomo ci fa cenno di non preoccuparci e di en-
trare così come siamo. Del resto, non siamo buddhisti e il
luogo è assolutamente libero. Proprio per questo preferia-
mo non varcare l’ingresso e rimaniamo rispettosi al di fuo-
ri dell’area sacra. L’anziano, silenzioso e dai gesti pacati,
prende tre bandierine e ce le porge. Una per ognuno di noi.
Non ci siamo detti alcuna parola, abbiamo solo incrociato i
nostri occhi e i nostri sorrisi nel silenzio di questo luogo di
fede, tra la natura rigogliosa, il sole abbacinante e la diste-
sa di fiori color malva dove si è appena posata una farfalla.
I resti del monastero sono inondati di offerte di fiori fre-
schi e petali che ricoprono le parti più sacre delle rovine;
fasci di incensi bruciano nell’aria, costantemente rinnovati
dai pochi pellegrini che giungono fin qui. C’è un’aria sere-
na e tranquilla, si respira pace.
Valentina Gobbi da “Sorrisi di fede - un viaggio in India”
POMEZIA - Via Gorizia, 18 - Tel. 06.91802050 - 328.2072102 - 328.2072100
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