Il Litorale • 19/2019
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Pag. 30 Il Litorale ANNO XIX - N° 19 - 1/15 NOVEMBRE 2019
S i m p o s i o
LIBERO INCONTRO ARTISTICO CULTURALE
ANZIO
E-mail: ilsimposio@alice.it • aa amici del simposio di Lavinio
Giuliana Bellorini
è l’organizzatrice
del salotto sede del Simposio
9 -10 NOVEMBRE PER PARLARE DEL MURO DI BERLINO
Anche questa volta non da soli ma in collaborazione con altri. Questa volta insieme all’Istituto Italo Tedesco e a molte
scuole ospiti alla Cantina Bacco per parlare, a trent’anni di distanza della caduta del Muro di Berlino, quel muro emble-
matico di separazione ideologica che con la sua caduta ci sembrò risolutivo di tante conflitti. Un evento storico che en-
tusiasmò un’intera generazione, ma rese vulnerabile la geo-politica dell’Europa nei suoi confini con l’Asia minore. For-
se i relatori che si sono impegnati di raccontarci questa storia ci aiuteranno a comprendere meglio come le cose non si
risolsero così pacificamente per la drammatica situazione che col tempo si è venuta a creare e che oggi è sotto ai riflet-
tori di tutti su quegli incerti confini che nuove o vecchie forze contrapposte tentano di modificare.
Per saperne di più,vi aspettiamo alla Cantina bacco di Nettuno alle ore 17.00.
Giuliana
MADAGASCAR
IL CULTO DEGLI ANTENATI SAKALAVA
di Rodolfo Menicocci
Per culto degli antenati si intendono quelle pratiche e
dottrine religiose che prevedono il culto reso a persone
mitizzate (o divinizzate) considerate fondatrici e gene-
ratrici di un lignaggio familiare o di una tradizione spi-
rituale. L'antenato è inteso come una divinità e continua
a vivere nel lignaggio che ha generato. Il culto reso al-
l'antenato è considerato influire positivamente sulla vita
dei singoli discendenti mentre la cessazione di tale cul-
to è considerata portare alla dissoluzione dei legami
morali.
Il culto degli antenati contribuisce a sostenere l’autorità
degli anziani, a mantenere il controllo sociale e a favo-
rire tendenze tradizionaliste. Esso è chiaramente con-
nesso con un atteggiamento morale di pietà filiale e di
obbedienza agli anziani. Assume forme notevolmente
diverse nelle varie aree culturali e di conseguenza le
sue caratteristiche fondamentali risultano fortemente
oscillanti. Il modo di concepire gli antenati è tipica-
mente e fortemente influenzato dal modo di concepire
le altre entità soprannaturali presenti nel sistema reli-
gioso della comunità. Sono invocati in quanto hanno il
potere di concedere favori o di allontanare le disgrazie,
anche se la loro efficacia rimane pur sempre limitata al-
l’ambito dei legami di parentela. Nel tempo i morti per-
dono le loro caratteristiche individuali, per divenire en-
tità impersonale di una collettività: il culto degli ante-
nati come origine di ogni religione. culto degli eroi co-
me divinizzazione degli antenati. Tutte le divinità, addi-
rittura, trarrebbero la loro origine da un processo consi-
mile: la religione nel suo complesso possiede una origi-
ne comune, dalla quale derivano tutte le sue numerose
forme (teoria evemeristica di Spencer).
Il culto degli antenati costituisce soltanto un aspetto
della religione africana. Un individuo privo di discen-
denti non può diventare un antenato: per acquisire tale
rango è necessaria una corretta sepoltura, accompagna-
ta dai riti adeguati alla condizione sociale del defunto.
Gli antenati rappresentano forze morali positive, che
possono provocare o evitare le sventure e che richiedo-
no ai loro discendenti l’osservanza di un codice morale.
Se gli antenati stanno soffrendo, se sono scontenti della
condotta dei loro discendenti o se è stato loro offerto un
rito inadeguato o insufficiente, essi possono provocare
sofferenze ai loro discendenti.
I SAKALAVA NEL MADAGASCAR
Il processo di antropizzazione dell’isola inizia qualche
anno prima della nascita di Gesù Cristo. Processi mi-
gratori provenienti dalla Asia: Indonesia e, successiva-
mente, India, precedono il flusso migratorio di origine
Bantù dalle coste del Mozambico e della Tanzania.
IO, AI TEMPI DELLA SCUOLA
Che vi devo dire? A quindici anni io pensavo per lo più
a divertirmi, a parte quelle quattro o cinque ore del
mattino passate a scuola, il più delle volte combinando
poco e aspettando il pomeriggio, quando si andava a
giocare al pallone o a perder tempo passeggiando per
le lunghe spiagge lagunari e chiacchierando del più e
del meno. Al massimo, una partita a biliardo o qualche
Il regno dai Sakalava si estendeva ai due terzi dell’iso-
la: area centro e nord-ovest della costa. L’organizzazio-
ne politica subisce una trasformazione con il coloniali-
smo. Tuttavia ancor oggi, nonostante l’instaurazione
della repubblica, i rappresentanti delle antiche dinastie
reali Sakalava continuano ad essere eletti dal loro popo-
lo. Il potere coloniale si appoggia ai discendenti delle
dinastie reali ed ai gruppi dominanti per controllare le
masse rurali: gestione della poca terra disponibile e del-
l’allevamento dei buoi. Le classi dominanti giocano sul
registro del rapporto con gli antenati per conservare il
primato sulla terra.
La religione
La molteplicità degli aspetti religiosi e della mitologia
(l’origine indonesiana dei Sakalava con gli apporti di
culture africane, mussulmane ma anche cristiane) sta
alla base del concetto divino. La visione religiosa è
inoltre condizionata da fattori ambientali: piogge, corsi
d’acqua, foreste, montagne, isole. L’animismo fonda
sulla concezione dualistica dell’anima. Un’anima sepa-
rata dal corpo, invisibile e rivelata da esperienze quali il
sogno, la visione, la trance.
Menicocci Rodolfo, medico-chirurgo, da venti anni si dedica a
missioni umanitarie durante le quali coltiva interessi antropolo-
gici di etnomedicina.. Da tre anni impegnato presso l’ospedale
italiano di Antsiranana (Madagascar).
mano a poker (con quali soldi non si sa). Il sabato e la
domenica forse al cinema o alla festina con gli amici,
dove si ballava perennemente in caccia della bimba più
bella. Per i compiti di scuola, fatti frettolosamente o
scopiazzati, c’era sempre poco tempo: probabilmente
allora traducevo, con inenarrabile fatica, la mia prima
versione di greco o un brano di Cicerone. Così era per
me, ma anche per la gran parte dei miei contempora-
nei, credo.
LUI, INVECE…
Ecco perché resto impressionato quando leggo di lui
che, a quindici anni appunto, conosceva già greco e la-
tino antico. E in aggiunta l’ebraico, tanto per comple-
tare il quadro. Certo, erano tempi diversi, era diversis-
simo il suo mondo. Correva il 1813, viveva solitario,
in una solitaria contrada del mondo, abitata da gente
“zotica e vil” (è lui che lo dice), ma circondato da una
biblioteca immensa (il “paterno ostello”) che divenne
la sua fonte di conoscenza e la sua vita. Lo sapete be-
nissimo: diverrà un poeta, un poeta malinconico e sub-
lime, uno dei più grandi della nostra storia. La cosa in-
credibile è che, questo ragazzino dal fisico delicato e
fragile, non era, come siamo abituati a credere, solo
dedito alla letteratura, alla poesia, allo studio delle lin-
gue, a tutta quella eredità umanistica che era contenuta
in quegli scaffali di famiglia, ma era rivolto anche alla
scienza. Con particolare riguardo, proprio in quegli an-
ni, all’astronomia.
LA STORIA DELL’ASTRONOMIA
Da non crederci! A quindici anni scrive un libro di 300
pagine sulla “Storia dell’Astronomia”, raccontata fino
al 1811. Dai tempi più remoti, pieni di miti e di leg-
gende, fino a quelli per lui più recenti, come quando,
nel 1781, Herschel scopre il pianeta Urano. Per non di-
re della grossa cometa che apparve sui cieli italiani nel
1811 restando visibile per più di 200 giorni, quasi a ce-
lebrare la conclusione di questo suo straordinario lavo-
ro. Un lavoro di un’erudizione inimmaginabile, solo
che si pensi che in chiusura riporta circa duemila rife-
rimenti bibliografici e più di millenovecento nomi cita-
ti, tra filosofi teoretici, filosofi naturali, poeti, scrittori
e astronomi, tutta gente che in un modo o nell’altro fu
coinvolta in questa magnifica avventura della Cono-
scenza umana.
NON SOLO POETA DUNQUE
E non è da dire che prevalga il poeta o il letterato, se è
vero come è vero che il giovane Giacomo non tralascia
mai di inoltrarsi nei dettagli scientifico-matematici,
dando prova inequivocabile di approfondimenti a largo
raggio, proprio come un uomo di scienza deve saper
fare. Stupisce sentirlo parlare con tanta competenza su
temi come le orbite dei pianeti, la meccanica celeste, la
pluralità dei mondi o sulle ipotesi di vita extraterrestre.
Era poi inevitabile che egli, negli anni più maturi, non
restasse influenzato da tanta sapienza.
Come accade in alcune delle Operette morali e, in par-
ticolare, nel “Copernico” (delizioso dialogo tra la Terra
e il Sole) o nel “Dialogo della Terra e della Luna” (fu-
ribondo battibecco tra il nostro pianeta e il suo satelli-
te) o ancora nel “Dialogo di un fisico e di un metafisi-
co”, dibattito ancora attualissimo tra i confini del con-
creto e dell’astratto, tra la materia e lo spirito. Ebbene,
uno di questi gioielli noi porteremo al Simposio di La-
vinio, con tanto di pretesa di recitazione, sempre incer-
ti e preoccupati di capire se stiamo parlando di scienza
o di poesia.
Sergio Bedeschi
Domenica 3 novembre - ore 17.00
Venerdì 1° novembre - ore 17.00
Attuale
re Sakalava
Sergio Bedeschi
LEOPARDI E LA SCIENZA
Il dialogo tra la terra e la luna
scritto da Leopardi il 24-28 aprile 1824
con Ivana Moser -Terra
e Maria Grazia Vasta - Luna
Giorgione, Luna Terra e Sole, affresco del 1500
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