SIMPOSIO
DEVOZIONE
Maggio è il mese della Madonna, incontri, preghiere e il rosario solitame0nte all’ora del vespro. Momento di socialità devozionale. Chi rispetta questa tradizione, in questi giorni di divieti ne sentirà la mancanza, ma i più hanno sicuramente anche in casa la loro sacra icona.
Le Preghiere, da sempre sono rivolte a immagini, personificazioni di entità superiori. Quello rivolto alla madre è il più antico.
Già ai primordi dell’umanità si venerava la Grande madre interprete dei misteri insondabili della natura e all’inizio della nostra epoca storica custodita in un’edicola è la Mater matuta, la luce mattutina che protegge la casa, l’aurora che consola dell’oscurità che svanisce con il suo apparire, simbolica di ciò che lenisce ogni timore, che porta calore dopo il rigore dell’inverno, la guarigione dopo una malattia e aiuta ad accettare il più assoluto mistero, quello della morte.
Preghiere, ritualità, da sempre sono una necessità dell’anima.
Giuliana
EDICOLE SACRE
di Giuliana Bianchi Caleri
La presenza di manifestazioni popolari in campo artistico, a torto, sono sempre state considerate di scarso interesse da parte della cultura dominante, quale espressione della classe rurale o di una religiosità legata ad ancestrali tradizioni.
Le Edicole sacre, a seconda dei territori di collocazione, sono denominate anche tabernacoli, “Madonnine”(se dedicate alla Vergine Maria), nicchie oppure “maestà”.
La loro origine, come tipologia, è antichissima: era già presente in epoca pagana.
Come gli antichi “Lares”, divinità o antenati posti a guardia della casa, hanno sempre avuto la funzione di proteggere gli abitanti, mentre la collocazione di piccoli tabernacoli in corrispondenza degli incroci stradali si fa risalire ad una pratica religiosa che dedicava al dio Mercurio i trivi; in altri tempietti poi venivano riposte immagini delle divinità campestri.
L’avvento del cristianesimo adotterà le loro forme, ma rinnoverà il soggetto. Tuttavia la funzione è rimasta simile: proteggono le persone, gli animali, assicurano buoni raccolti, ecc.
Queste le più comuni tipologie:
le “nicchie”, che si aprono sulla facciata delle case, sulle mura di cinta delle stesse abitazioni, agli ingressi dei cancelli, spesso sono solo scavate al loro interno.
Le nicchie sono talora centinate, con cornice in pietra serena o mattoni; per lo più assumono la forma ad arco ogivale od abbassato, quadrangolare e pure altri aspetti originali. I tabernacoli isolati, detti a pilastrino, caratterizzano invece il territorio rurale: sottolineano infatti la presenza divina lungo le strade, nei crocicchi, nei confini dei poderi.
I “pilastrini” possiedono un sia pur minimo impianto architettonico, che conferisce loro una particolare eleganza e si caratterizzano per la copertura del tetto: a capanna, a spiovente, a cuspide o sorretto da colonnine.
Le “maestà” sono più ampie e strutturate: potevano offrire, un tempo, a viandanti di passaggio, anche un luogo di sosta e di riparo contro le intemperie o al sopraggiungere della notte. Alcune di queste erano considerate come piccole cappelle, di grande devozione, punto di riferimento di alcune tradizioni religiose, per cui ivi si fermavano le processioni per la benedizione dei campi, o per rendere omaggio al soggetto in esse venerato.
Le Edicole sacre le troviamo presenti in tutta la nostra penisola, ma anche in tante parti dei vari continenti, soprattutto ove sono sopraggiunti emigranti dal vecchio mondo. Il culto mariano, relativo alle edicole, è infatti molto presente in America latina.
Le nicchie ed i tabernacoli a pilastrino contengono al loro interno un’immagine sacra, generalmente di piccole dimensioni, in ceramica o maiolica, per lo più a lastra o a bassorilievo, ma piuttosto comuni sono anche le statuette a tutto tondo.
Nelle “maestà “è possibile rinvenire ancora degli affreschi che denotano una buona mano pittorica.
Le più antiche Edicole sacre ancora esistenti sembrano risalire al ‘500, sia pure oggetto di successivi restauri, mentre le più visibili e diffuse si riferiscono agli ultimi due secoli.
Il soggetto devozionale di gran lunga più diffuso è la Madonna, particolarmente con il Bambino, con il quale si sottolinea l’umanità della Vergine, interlocutrice presso il Padre.
Molto presenti però sono anche i Santi protettori, come S. Antonio Abate, ma anche Santi locali, verso i quali la popolazione ha una particolare venerazione.
Ancor oggi molte persone sentono il bisogno di proteggersi da eventi imponderabili, per cui anche in moderne abitazioni troviamo nicchie grandi o piccole, ben accudite, che costituiscono la durevole continuazione di un patrimonio sociale, artistico e culturale degli Italiani, fino ai luoghi più sperduti del mondo.
IL BOSCO SACRO
di Alessandro Evangelisti
[…]questi furono i templi dei numi, e seguendo l’originario rito i semplici campi ancora dedicano l’albero più importante al dio. Non dobbiamo adorare le statue splendenti di oro e d’avorio più dei sacri boschi e in essi i loro stessi silenzi.
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) Naturalis Historia, Proemio Vol. XII,
IL PRIMO LUOGO DI CULTO
Il bosco fu il primo luogo di culto di antiche religioni dell’area mediterraneo-europea. Luogo misterioso, pieno di vita, ma anche di pericoli.
Da un lato, accogliente (le bacche e le erbe, la legna per il fuoco e per le capanne); dall’altro, oscuro (le belve, il perdersi, la mancanza di riparo al maltempo, la penombra pur alla luce del Sole).
La concezione arcaica voleva che gli alberi che lo formavano possedessero un’anima.
Ma solo alcuni potevano essere individuati come “sacri”, in quanto ritenuti abitati da divinità, e, come tali, oggetto di adorazione.
L’individuazione poteva avvenire attraverso un sogno, una visione, un’apparizione o mediante il semplice contatto con il fusto. Quando ciò avveniva, l’albero veniva isolato e protetto da recinzioni, e ai suoi piedi era eretta un’ara (o altare) destinata alle offerte. Intorno ad esso cresceva quindi un bosco sacro, che assumeva la personificazione degli dèi della natura.
E poiché come gli dèi era a volte accogliente e benevolo e a volte oscuro e ostile, per ingraziarselo doveva essergli reso omaggio con offerte votive.
Le sacerdotesse furono le prime a entrare in intimità religiosa con il mondo magico del bosco, e la religiosità che espressero fu un misto di scienza e di magia, perché dal bosco traevano non solo le erbe edìbili e medicamentose, ma anche i segni per la predizione di eventi futuri. In seguito, il loro sacerdozio divenne prevalentemente maschile.
IL BOSCO SACRO E LA SELVA
I boschi sacri furono per gli antichi i loro santuari, sedi di potenze divine, luoghi di culti - soprattutto lunari - e luoghi dove meditare.
Prima che in epoca storica sorgessero edifici destinati al culto, il bosco, nel suo enigmatico silenzio e nella sua sacra oscurità, fu eletto luogo ideale all’anima per poter entrare in contatto con il divino.
Era la dimora di numi, ma anche di bizzarri esseri, quali genii, ninfe, elfi, folletti, satiri, fate, ai quali ci si doveva rivolgere con preghiere ed offerte (di latte, miele, olio, ghirlande di fiori, di erbe odorose, di preghiere, di canti e danze), affinché garantissero il perpetuarsi dei ritmi naturali in un’epoca in