Sono 32 carte a comporre l’Oracolo. 32 immagini create da Mariuccia D’Angiò
Gli oracoli di Francesca
Dopo aver letto l’oracolo dell’Apocalisse, eccomi di nuovo in compagnia di Francesca Romana Valente a rivolgerle qualche domanda più approfondita sul suo oracolo.
Il tuo Oracolo dell’Apocalisse è particolare... Noi pensiamo che l’Apocalisse sia un qualcosa di negativo, distruttivo, tu invece ci dici che Apocalisse significa “rivelazione”.
- Un concetto nuovo, io sono sincera nel dirti che ho scoperto questo significato con te. Sono 32 carte a comporre il tuo Oracolo. 32 immagini create da Mariuccia D’Angiò, e tu per ogni carta dai non solo la descrizione, ma riporti anche brani del testo dell’Apocalisse. Ci dici cosa ti ha ispirato a creare questo Oracolo?
“L’idea di questo Oracolo mi è arrivata nel corso dei miei studi universitari in Archeologia: anzi, sono stati proprio i miei studi a farmi incontrare e approfondire il libro dell’Apocalisse, che prima conoscevo in maniera superficiale. Per la tesi della mia laurea specialistica, mi fu proposto proprio di analizzare questo testo, dal punto di vista storico, letterario e soprattutto iconografico. In pratica, dovevo studiare le immagini paleocristiane ispirate all’Apocalisse, la loro diffusione e il loro significato. I mosaici delle chiese più antiche (come ad esempio Santa Maria Maggiore o Santi Cosma e Damiano a Roma) ne sono pieni, se solo si sa dove guardare: basti pensare agli innumerevoli agnelli che vediamo di solito nelle absidi delle chiese, al rotolo dei sette sigilli, ai sette candelabri, al trono vuoto o ai simboli degli Evangelisti. Man mano che studiavo, mi rendevo conto che ancora adesso, dopo quasi 2000 anni, queste immagini sono perfettamente in grado di suscitare emozioni e di regalare a ognuno di noi dei messaggi importanti.
Può sembrare forse strano utilizzare un libro del Nuovo Testamento a scopo divinatorio, ma in realtà l’Apocalisse nasce proprio come libro esoterico, e infatti questo suo carattere fortemente profetico e misterioso fece sì che nei primi secoli della cristianità molti Padri della Chiesa lo considerassero quasi eretico. Ma proprio queste sue caratteristiche lo rendono particolarmente adatto allo scopo divinatorio, come dice, in realtà, la stessa parola “Apocalisse”.
Si tratta certamente di una parola molto evocativa, solitamente utilizzata, in maniera impropria, per indicare eventi catastrofici, scenari di guerra o cataclismi naturali. In realtà basta risalire all’etimologia della parola incriminata per riscoprirne il vero significato, che non ha proprio nulla a che vedere con la valenza così fortemente negativa che normalmente le viene attribuita. La parola Apocalisse deriva infatti dal verbo greco apokalyptein, ovvero “togliere il velo, rivelare”.
Ma in che senso “togliere il velo”? L’Apocalisse è quel momento mistico, concesso a pochi eletti, come ad esempio i profeti biblici, in cui diventa possibile sollevare il velo che nasconde la verità e sbirciare nel futuro e nelle leggi che regolano la vita umana e l’universo. Attraverso le 32 carte del mio Oracolo, magistralmente illustrate da Mariuccia D’Angiò, ho cercato di dare nuova vita alle immagini profetiche descritte da Giovanni, l’autore dell’Apocalisse, generalmente identificato con l’omonimo evangelista.
Mariuccia D’Angiò ha seguito fedelmente le descrizioni presenti nel testo biblico per creare le illustrazioni delle carte: abbiamo inserito nel nostro Oracolo non solo le immagini più celebri (come ad esempio i Quattro Cavalieri o il Rotolo dei Sette Sigilli) ma anche immagini meno note come i Vegliardi, il Figlio dell’Uomo, l’Agnello dai Sette Occhi e molte altre. Pur lasciando intatto il messaggio di Giovanni, ho cercato di adattare il significato di queste potenti immagini che ci arrivano dal I secolo d.C. alla vita quotidiana dei nostri tempi: questo Oracolo si serve infatti di immagini antiche, ma parla a tutti noi dei problemi e delle gioie della vita di tutti i giorni.”
- Una cosa mi ha colpita: i “quattro esseri viventi” che tu descrivi nel tuo oracolo: il leone, il toro, l’uomo e l’aquila, ne fai una descrizione unica... Ce la spieghi? Che affinità hanno tra di loro?
“Una delle cose che più mi hanno affascinato nella mia ricerca, è stato proprio scoprire questi esseri, che ci sono sicuramente familiari e che avremo visto tante volte raffigurati nelle chiese a simboleggiare gli Evangelisti (Luca è il bue, Marco il leone, Giovanni l’aquila, Matteo l’uomo), ma che in realtà hanno una storia molto più antica perfino del Cristianesimo stesso. I quattro esseri descritti da Giovanni sono esseri mostruosi dalle fattezze animali, uno perfino umane, ma “pieni di occhi davanti e dietro”, e forniti ciascuno di ben sei ali. Il primo vivente assomiglia infatti a un leone alato con molti occhi anche sul dietro della testa, il secondo assomiglia a un toro alato, il terzo a un uomo, il quarto ad un’aquila. Essi si trovano attorno al trono divino e cantano le lodi del Signore. Si tratta del celebre Tetramorfo (in greco “quattro forme”): ma da dove viene questo strano simbolo? Questi esseri mostruosi nascono addirittura nell’antica mitologia assiro-babilonese, come spiriti guardiani intermediari tra uomini e dei, i cosiddetti karibu. Durante la cattività babilonese, attorno al VI secolo a.C., il popolo ebraico entra a contatto con queste creature fantastiche e le adotta, trasformandole nei cherubini (la parola “cherubino” infatti deriva da karibu). Attraverso il tramite giudaico, queste creature arrivano alla cultura cristiana, dove essi sono di nuovo guardiani, come i karibu babilonesi, ma del trono di Dio. Nel II secolo d.C., un famoso autore cristiano, Ireneo da Lione, stabilì infine l’abbinamento con gli Evangelisti cui noi siamo ora abituati”.
Grazie di cuore ancora una volta Francesca. Questo oracolo mi ha molto colpito. Con parole chiare, sei riuscita a dare una descrizione bellissima al tuo oracolo e non ti nascondo che me ne sono appassionata.
Complimenti anche alla disegnatrice Mariuccia D’Angiò per le illustrazioni, che secondo me, danno valore aggiunto a questo oracolo, permettendo al lettore di entrare nel vivo non solo della carta, ma anche del significato che essa vuole comunicare.
Potete seguire Francesca e i suoi oracoli sulla sua pagina Gli oracoli di Francesca.
Barbara Balestrieri
Le considerazioni di Anna Silvia Angelini sull’8 marzo
Donne non siete sole
Otto marzo festa della donna. Sono con Anna Silvia Angelini e le chiedo se ha qualche considerazione su questa giornata che vuole condividere con noi.
- Bentrovata Anna Silvia. Come Presidente di Nettuno, come autrice del libro “la violenza declinata” hai un tuo pensiero che vuoi condividere con noi?
“Cara Barbara ti ringrazio per questa intervista, l’8 Marzo è un’occasione per fermarsi a riflettere su quanto ci sia ancora da fare, per tentare di contrastare questa follia e per ricordare tutte le donne che si sono battute nel corso della storia, per far prevalere i propri diritti ed avere giustizia.? Il mio libro vuole essere proprio questo, un grande detonatore di coscienze, sicuramente non potrà modificare il mondo, ma di certo può mantenere accesi i riflettori sul problema”.
- Sinceramente, da quando hai aperto lo sportello per aiutare e sostenere le donne, visto l’aumento di violenze domestiche, hai notato dei cambiamenti evidenti che tutelino le donne o è ancora tutto “in fase di elaborazione”?
“Si impone un cambiamento. Un cambiamento prima di tutto culturale. Un cambiamento che, al contempo, avvicini e smuova le coscienze dei più “sordi” a questa tematica e renda le istituzioni più consapevoli e responsabilmente attive. Contrastare il fenomeno è una vera e propria emergenza e, per farlo, è necessario da una parte, definire norme in grado di tutelare al meglio il genere femminile e dall’altra, incentivare l’educazione. Per sradicare o almeno placare la violenza, puntare sulla diffusione della cultura è un elemento imprescindibile, per riflettere e agire, utilizzando la cultura quale strumento per comunicare l’essenza della donna, intesa come principio di valore ideale ed esistenziale. Con l’introduzione del Codice Rosso, a contrasto della violenza di genere, spero si riesca a sopperire quelle lacune legate all’emergenza e le difficoltà che si incontrano ogni giorno operando sui nostri territori. Sono trascorsi 6 anni dalla ratifica dell’Italia con Legge della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, ma nulla è cambiato. La Convenzione di Istanbul, prevedeva che gli stati aderenti adottassero misure legislative, prevenzione, protezione e servizi di supporto pronti ad intervenire nell’emergenza per ogni vittima e quindi l’esistenza di personale preparato, sensibile e ben informato che possa aiutare le vittime a sporgere denuncia. Un altro aspetto critico, che ritengo far emergere è l’inattuazione della formazione delle figure professionali che si occupano delle vittime, bisogna investire più risorse economiche per la formazione della polizia locale perché é quella più vicina al cittadino ed è quella che conosce sul proprio territorio quali sono le problematiche di sicurezza e anche di genere se venisse coinvolta nelle politiche sociali e di genere del territorio”.
- Concretamente, quali sono le azioni che andrebbero fatte da parte delle donne, che, ancora hanno sia paura di esporsi e di denunciare?
“Le Donne non devono avere paura di denunciare. Ogni mese centinaia di vittime si rivolgono ai centri anti-violenza. Ma tutto questo ancora non basta a cancellare il silenzio. Tante donne ancora desistono dal raccontare, dal denunciare le botte, le prevaricazioni, le torture quotidiane, non è soltanto la paura; e non è solamente il peso del denunciare un compagno, un ex, pesa anche la consapevolezza di una risposta inefficace da parte delle istituzioni”.
- Un tuo pensiero personale per questa giornata?
“Non dovrebbe bastare un giorno all’anno per ricordarci quanto sia importante combattere contro la violenza sulle donne. E a te, Grazie Cara Barbara per esserci sempre”.
Grazie di cuore a te per le tue parole e un pensiero a tutte le donne vittime di femminicidi. E a quelle donne che vivono nel silenzio dico: “Forza… il sole fuori splende… Non siete sole, non siete sole”
Barbara Balestrieri