Il Governo smonta quanto la maggioranza di esso aveva costruito: i decreti sicurezza sono stati eliminati dando quel messaggio di ottimismo a scafisti e Ong
Sui decreti sicurezza “Conte cancella Conte”
Un quotidiano nazionale “moderato” titolava tempo fa “Cancellare Salvini”, e tanto si è detto e tanto si è fatto che i cosiddetti decreti sicurezza sono stati eliminati, dando quel messaggio di ottimismo a scafisti, ONG e clandestini di cui avevano proprio bisogno, visto che gli affari di recente non erano andati troppo bene. Quindi viva l’Italia, ricominciamo con gli affollamenti in tempo di Covid, ricominciamo con la “distribuzione del disagio”, tanto cara ad Alfano, ricominciamo con alberghi affollati di persone che, per la legge nazionale, risulteranno al 92% dei casi come clandestini da respingere. Come è possibile che un Presidente del Consiglio che ha esultato per aver firmato il provvedimento che varava i decreti cosiddetti Salvini, può ora esultare per il provvedimento che li annulla? Che mercato delle vacche è diventato questo Paese? Io ti do una legge a te e tu mi dai una legge a me e gli italiani che ne pensano? La domanda se la debbono porre coloro che stanno alimentando un flusso anomalo, incontrollato ed illegale nel nostro Paese di cittadini stranieri, che non hanno nessun diritto riconosciuto di entrarvi. Lo vadano a domandare alla loro base politica che vive in quartieri che proprio quel flusso ha trasformato in ghetti invivibili, lo vadano a chiedere a quei cittadini che devono vivere il traffico della droga nelle loro quotidianità o a quelle giovani donne a cui è precluso uscire la sera per non correre il rischio di subire violenza, o ai parenti di quelle persone che hanno perso la vita proprio da persone che di quel flusso facevano parte. E’ un fatto ricorrente che atti di violenza ed omicidi siano commessi da persone immigrati che vivono da clandestini in questo Paese. Sono ricorrenti le violenze che immigrati irregolari commettono sin dai centri di raccolta da cui spesso fuggono anche se Covid positivi. E’ trascorsa l’estate, un’estate tutta particolare infarcita di pandemia, ed il caos immigrazione continua senza sosta. Ricordo l’ennesima esultanza per il niente del ministro degli Esteri Di Maio che, dopo aver estirpato la povertà in questo Paese, pacificato la Libia, salvato l’ILVA, bloccato la TAV e la TAP, rescisso la concessione ad Autostrade e procurato mascherine da mezzo mondo, camminando sulle acque del Mediterraneo, aveva anche risolto il problema dell’immigrazione clandestina col l’accordo di Malta. Della serie “ma almeno ne azzeccasse una!”. Con una maggioranza in cui i due maggiori partiti di governo hanno opinioni contrapposte su come affrontare un problema cruciale per la stabilità del Paese, una specie di immobilismo di fatto ha messo paletti insormontabili a soluzioni asfittiche che aggiungono solo oneri economici al Paese più indebitato del mondo. Si affittano navi, si è ripreso a distribuire il disagio, si soggiace all’arroganza di chi, in nome di una solidarietà malata, impone la legge dell’illegalità. Negli anni ho avuto tante occasioni per discutere a vari livelli il problema della migrazione dei popoli ed ho concluso che la difficoltà maggiore sta nell’approccio alla discussione. Purtroppo a livello dei partiti politici è invalsa la dittatura dell’ideologia per cui ogni confronto diventa un confronti fra sordi. Se la risposta a chi si oppone all’immigrazione incontrollata arriva ad essere: “l’Europa ha sfruttato l’Africa per decenni ora gli africani hanno il diritto di venire i Europa”, allora non c’è possibilità di dialogo perché è come dire io sono chiamato a pagare i danni commessi dal nonno di un mio amico. C’è però una fascia di persone che cercano di coniugare solidarietà e legalità tentando di uscire dai luoghi comuni che dominano sia chi è contro e sia chi è in favore a prescindere da ogni logica storica, politica ma anche umanitaria. L’Italia è una Nazione sovrana in cui le leggi dello Stato, che si muovono nell’ambito della Costituzione repubblicana regolano la vita dei cittadini. L’Italia non è quindi un luogo in cui, basta pagare uno scafista, per accedevi con l’arroganza di chi vanta un diritto. Fanno eccezione i diritti che i cittadini di altri paesi acquisiscono in forza di trattati internazionali che il Parlamento del nostro Paese ha recepito. Se non si parte da questo concetto e dal fatto che quanto ne deriva deve essere fatto rispettare da tutti vuol dire che l’Italia è un bordello in cui tutti possono accedere a portare disagio, violenza e malattie. Un cittadino per bene che vuole venire in Italia da molti paesi deve sottostare al rilascio di un visto, alla disponibilità di un passaporto e di documentazione suppletiva se richiesta: si parla di “Conferma di prenotazione alberghiera, lettera d’invito, prova della disponibilità di fondi finanziari sufficienti per la durata del viaggio previsto (se va in hotel carta di credito personale) se viene per visita privata bisogna fare la fideiussione per ingresso stranieri. Giustificativo relativo all’itinerario di viaggio e/o al percorso di ritorno (Biglietto di andata e ritorno non superiore a 90 giorni). Polizza assicurazione medica sanitaria fatta in Italia, passaporto biometrico ed altre amenità del genere”. Questo è valido in tutti i casi sia che quel cittadino per bene sia ricco o povero che vi voglia venire per vacanza o per studio oppure con l’intenzione di trovarvi lavoro. Migliaia sono i cittadini per bene che non possono entrare nel nostro Paese perché non riescono a mettere insieme quanto richiesto. Questo accade ad un cittadino tunisino per bene che voglia entrare in Italia. Poi c’è l’altra ipotesi. Un delinquente che ha problemi in Tunisia e certamente non è un’ipotesi strampalata, voglia evitare la spesa di Euro 80,96 sulla nave Grimaldi che da Tunisi arriva comodamente a Palermo può seguire gli annunci pubblicitari divulgati in arabo, francese ed inglese dalle agenzie gestite dalla criminalità internazionale e prendere un barchino, o un gommone a 1200-1500 dollari oppure un motoscafo veloce a 2200-2500 dollari per approdare sulla costa italiana. Ho scelto l’esempio della Tunisia per sgombrare il campo dall’applicabilità di trattati sui rifugiati che scappano dalla guerra e da situazioni di tumulti o rivoluzioni visto che la Tunisia è una meta turistica per gli europei. E poi la Tunisia non a caso, perché tunisini sono la stragrande maggioranza tra le nazionalità di provenienza dell’immigrazione clandestina; ma lo stesso si potrebbe dire di marocchini o nigeriani ecc. Perché spendere migliaia di dollari per entrare in Italia su una barchetta mentre lo si potrebbe fare comodamente a bordo di una nave per poche decine di dollari? Semplicemente perché violando la legge di questo Paese si acquisisce il diritto ad essere alloggiati, vestiti, alimentati e curati; vantaggi che il tunisino per bene che arriva a Palermo si sogna. Un paese che accetta questo è un paese senza legalità e senza struttura civile. Un paese che accetta questo tipo di “violenza” è complice e finanziatore della criminalità internazionale. Un paese che accetta questa realtà perde di credibilità rispetto al mondo civile il quale si guarda bene dal condividere le sorti e gli errori di coloro che sono incapaci di controllare i propri confini: ed il trattato di Malta, ormai anche decaduto, ha permesso la ricollocazione di una minima percentuale di migranti e gli altri? I cittadini di questo Paese che accettano questo “status quo” possono cercarli nelle strade, perché sono scappati dai centri di identificazione oppure nelle stazioni centrali ad inventarsi il modo di sopravvivere, oppure negli alberghi affittati perché loro possano trascorrervi un paio di anni a spese dei contribuenti in attesa di un permesso di asilo a cui tutti, ma proprio tutti, sanno che non quei tunisini, marocchini o nigeriani non hanno diritto. Se si avesse la forza di rinunciare al tarlo dell’ideologia si potrebbe affrontare un problema epocale che è, comunque, una tragedia sociale con l’intento di dare una soluzione che non può prescindere dal rispetto della legalità e dello stato di diritto che sono le uniche prerogative su cui si può basare un inserimento sociale basato sul rispetto della persona umana. A quale rispetto della persona umana porta il caos dell’immigrazione senza regole?
Sergio Franchi