Il professor Di Dionisio ci ricorda come è nata l’Italia
159° Italia Nazione
Le vicende che hanno accompagnato la nascita della nostra nazione sono note.
Lo abbiamo imparato a scuola fin da piccoli, quando la maestra ci insegnava che dovevamo parlare la stessa lingua perché la nostra identità di popolo, di bambini, di persone di cittadini era la stessa! E ci insegnava anche che, se avessimo parlato lingue diverse, non ci saremmo capiti, ciascuno avrebbe operato per sé! Capivamo a poco a poco quanto fosse importante parlare e ascoltare, leggere e scrivere usando le stesse parole, le stesse regole - la cosiddetta grammatica - per stare insieme, giocare, studiare. Litigare anche, ma... era importante che l’aula dove eravamo fosse per tutti la stessa classe, con un cartello sulla porta che tutti imparavano a leggere. Anche i libri avevano gli stessi disegni e le stesse parole! E la maestra ci diceva anche quanto fosse importante la stessa lingua per la nostra vita, per il nostro lavoro.
E fuori dalla scuola, in determinate occasioni, veniva issata una bandiera, i tre colori della nostra unità nazionale ... parola grossa unità, ancora più grossa
Nazionale! Poi venne la guerra... avevo 12 anni quando consegnarono agli ambasciatori d’Inghilterra e di Francia la dichiarazione di guerra in quel famoso 10 giugno 1940, quando ebbe inizio un’altra storia, quella della nostra disfatta e della nostra disperazione. Io non ero a piazza Venezia, ma c’erano i nostri padri, tutti pronti ad affrontare la nuova sfida - così si diceva - assegnata al nostro paese! Parole importanti in quei tempi, forse troppo avventate! Anche e soprattutto per noi bambini, felicemente armati di moschetto e pronti a dare la vita per la grandezza della Patria... così si diceva.
Ma la mia maestra in quei giorni taceva. Mentre rullavano i tamburi e gli Inni inondavano le strade, la mia maestra taceva... e solo dopo tanti anni ho capito perché! Quando la nazione diventa nazionalismo hanno origine le grandi tragedie.
Chi parla un’altra lingua è uno straniero. Chi innalza un’altra bandiera è un nemico! Io ho vissuto tutta questa esperienza, quando ho imparato ad essere italiano nelle stesse classi delle scuole elementari, a parlare la mia lingua, e quando poi mi hanno costretto a pensare che eravamo i più forti di tutti e che era il nostro destino quello di governare il mondo... perché eravamo di pura razza ariana come i fratelli tedeschi, perché tanti secoli prima avevamo fondato un impero, dall’Atlantico al Medio Oriente!
E fu la tragedia. E dopo la tragedia abbiamo dovuto ricominciare! Siamo nati nel 1961 con un Regno e... siamo rinati nel 1947 con una Repubblica, la nostra grande Repubblica! Abbiamo costruito un altro Stato, una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, ma Repubblica in cui tutti ormai siamo semplicemente cittadini, mai più sudditi, che non avremmo più dovuto credere, obbedire e combattere, ma essere più semplicemente noi stessi consapevoli dei nostri diritti e dei nostri doveri, studiare e lavorare per il bene di ciascuno e di tutti! E mi viene da pensare al bambino senza nome e senza genitori che sbarca a Lampedusa, che sa appena come si chiama, ma non sa da dove viene, non sa neanche dove è nato né quale lingua parla.
La tragedia di un bimbo che non è cittadino, che non ha una patria! Quanti sono i nostri fratelli stranieri, piccoli e grandi, che parlano tante lingue, che hanno tante culture, tante religioni, oppure più disperatamente senza nulla di questo retaggio, quel retaggio che per ciascuno di noi è una ricchezza.
Quei nostri fratelli che vengono da lontano, dalla disperazione e che sono alla ricerca di un pezzo di pane, ma anche di se stessi, di una patria, di una nazione, anche se non ne hanno una piena consapevolezza.
Per tutti questi motivi è giusto e doveroso che si guardi alla nostra storia, ai nostri 159 anni,, sembrano tanti per una persona, ma sono pochi, tanto pochi per un popolo che sia veramente una Nazione. Siamo un popolo giovane, che appena balbetta la sua identità nazionale a fronte di tanti altri popoli della nostra Europa, che ritrovano lontana nei tempi la loro origine la loro lingua, il loro sentire comune. La nostra è una Repubblica che viene da lontano, che era nata come Regno, in seguito a lotte politiche e militari, plebisciti e annessioni di cui furono protagonisti tanti italiani: Cavour, Mazzini, Garibaldi, e tanti altri, da Cattaneo a Gioberti, da Mameli ai fratelli Bandiera.
Tante idee, tanti progetti. Repubblica unitaria? Repubblica federale? Un Unico Regno d’Italia? Oppure tanti Stati italiani tra loro federati Il crogiolo delle idee era chiarissimo... e le idee venivano anche macerate nel giro di poche vicende. Non fu una nascita facile, ci furono vincitori e vinti, illusi e delusi. E gli storici avranno un materiale ricchissimo dopo quel1861 per indagare dove, come, quando, perché questo mosaico di idee, questo crogiolo di iniziative abbia poi portato finalmente a quella data fatidica, a quel17 marzo di 159 anni fa, che sembrò suggellare in una sola giornata mille idee, mille attese, mille speranze diverse in un unico rinnovato vincolo!
Fu autorevole e forte quel Vittorio Emanuele Il che, doppiando coraggiosamente suggerimenti così diversi che venivano avanzati e proposti da tanta parte dei patrioti e degli artefici di quelle campagne unitarie, proclamò per la prima volta un’Italia Nazione.
Guglielmo Di Dionisio
Per contrastare l’ostracismo di alcune nazioni aiutiamo la nostra economia
Compriamo italiano
Non mi è chiara la strategia di marketing che ha originato il vergognoso spot sulla pizza italiana trasmesso da Canal Plus della televisione Francese e non mi è neppure chiaro chi lo ha concepito e finanziato; ma ho chiaro l’obiettivo che l’emittente intende raggiungere: screditare una nazione in difficoltà cercando di colpirla proprio nelle sue eccellenze. Lo fa la Francia, la “cugina” d’oltralpe che nella sua storia non ha mai perso l’occasione per colpire alle spalle; ma lo fanno in modo più o meno subdolo, altri paesi dentro e fuori dell’Europa che permettono la vendita di prodotti che scimmiottano il made in Italy. L’Italia è un Paese praticamente privo di risorse minerarie e che basa la propria economia sulla manifattura e sulle proprie immense ricchezze artistiche e naturali. Colpire l’immagine significa colpire tutto ciò che a quell’immagine è legato e quindi i prodotti italiani della manifattura, dell’enogastronomia, dell’arte e della moda. Eppure il nostro Paese importa tanti prodotti alimentari, tante macchine piccole e grandi, tanta tecnologia e tanti altri prodotti della manifattura e dell’agricoltura estera. Ed allora c’è una risposta all’arroganza dei Francesi o all’ostracismo che rasenta l’illegalità che praticano altri Paesi da cui noi acquistiamo tanti prodotti: facciamo ciò che il falso mito della globalizzazione ci aveva fatto dimenticare: privilegiamo i prodotti del nostro Paese specialmente quando reggono il confronto con altri importati. Vorrei proprio vedere quanti acquirenti di Champagne a 40 Euro la bottiglia riuscirebbero a distinguerlo ed a preferirlo ad un Franciacorta che ne costa 10. Ma suona meglio dire “una coppa di Champagne” invece di un calice di Franciacorta; fa più tendenza. In un momento storico di notevole gravità per l’economia del nostro Paese compriamo le nostre eccellenze alimentari che certamente sono più controllate di quelle che provengono da molti altri paesi, acquistiamo i prodotti della nostra tecnologia che in termini di qualità non temono confronti. Compriamo le auto a marchio italiano ed i prodotti del nostro artigianato anche se costano piu di quelli cinesi ma certamente sono più sicuri e durano di più. E’ chiaro che dire “compriamo italiano” può apparire un’affermazione utopica considerando la fortissima contaminazione industriale per cui una prodotto tecnologico finito è il risultato una molteplicità di produzioni nazionali. Ma tanti sono i prodotti che vedono la nostra manifattura prevalere, tantissimi i prodotti agricoli che sono solo italiani, molti sono i marchi di prestigio che vengono prodotti in Italia da mano d’opera italiana: cerchiamoli, leggiamo le etichette, acquistiamoli perché sono di qualità e perché danno lavoro alla gente di questo Paese. E poi, ed è l’aspetto più ridicolo, perché fare viaggi alle Bahamas se non si sono mai visitate le bellissime spiagge delle coste e delle isole italiane? Un segno di provincialismo che se riuscissimo a ridurre daremmo una mano al nostro turismo. Compriamo italiano significa anche acquisire la consapevolezza che “Italiano è meglio”.
Sergio Franchi
Confisca a pregiudicato di Nettuno
Ammonta ad oltre 800.000 euro il valore del patrimonio riconducibile a un pregiudicato di Nettuno - costituito da una villa di pregio, un magazzino, quattro autoveicoli, denaro contante, disponibilità finanziarie e un orologio prezioso – che è stato definitivamente sottratto alla sua disponibilità dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino, sulla base delle indagini economico-patrimoniali svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno, coordinate dal II Gruppo di Roma, aveva disposto, nel 2017, il sequestro di beni mobili e immobili nei confronti di un noto pregiudicato, già condannato per associazione a delinquere, furto, riciclaggio e ricettazione. I militari, ai quali non era sfuggita la rilevante sproporzione tra l’elevato tenore di vita condotto dall’uomo e dai suoi familiari e gli esigui redditi dichiarati al Fisco, avevano passato al setaccio la sua “carriera” criminale e le ricchezze possedute, riscontrando la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della normativa antimafia. Gli accertamenti avevano confermato che i proventi delle attività illecite erano stati investiti nell’acquisto di diversi beni, alcuni dei quali fittiziamente intestati a familiari ma di fatto nella disponibilità dell’uomo, tra cui due Lamborghini e una Porsche.
La Corte di Cassazione, riconoscendo la fondatezza del quadro indiziario, ha rigettato l’appello proposto dai difensori dell’uomo disponendo la confisca definitiva.
L’esecuzione del provvedimento riveste un rilevante valore sociale poiché restituisce alla cittadinanza ricchezze illecitamente accumulate ai suoi danni.
Comando Provinciale
Guardia di Finanza Roma