L’incuria e l’abbandono continuano a creare pericolo
Pericolo incombente
Allo scopo di dare qualche risposta al problema dello smaltimento dei rifiuti nel nostro Paese, i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, hanno privilegiato l’aspetto industriale invece che affrontare gli aspetti, certamente piu complicarti ma anche piu efficaci, della loro riduzione. Per trattare la frazione organica dei rifiuti, l’unica che potrebbe essere facilmente smaltita attraverso meccanismi naturali molto semplificati, lo Stato Italiano ha ritenuto opportuno incentivare la produzione di biometano da forsu. In considerazione dell’impatto in termini ambientali e di sicurezza che questi impianti causano, le Regioni fissano delle distanze di sicurezza e sottopongono la loro approvazione alle Conferenze di Servizi, meccanismi autorizzativi i cui partecipanti aderiscono con la procedura del silenzio assenso; cioè se non partecipano, come spesso avviene, è come se avessero espresso parere favorevole.
Le Regioni fissano inoltre la distanza minima di sicurezza da obiettivi sensibili per ridurre il pericolo che tali impianti indubbiamente rappresentano per la popolazione. Tale distanza è in genere uguale o superiore a 1000 metri. Salvo i casi in cui una Conferenza di Servizi, per ragioni che si spera la Magistratura renderà palesi, possa autorizzare un grosso impianto industriale per la produzione di biogas da forsu a 290 metri da obiettivi sensibili, a fianco di un grosso produttore di alimenti, al confine di un azienda agricola e di fronte ad una fattoria. A ricordarcelo sono gli incendi che di continuo si sviluppano nelle vicinanze dell’impianto biogas della Spadellata ad Anzio. Gli ultimi due sono relativi ad un grande fienile nel terreno agricolo posto nelle vicinanze, il 5 aprile 2020 ed un grosso incendio scoppiato in due capannoni industriali situati a tre o quattrocento metri dalla centrale biogas, che è avvenuto solo una settimana dopo. Allarmismo? Certamente no: è senso di responsabilità avulso da interessi economici e da influenze politiche, è la genuina preoccupazione del giorno prima che cerca di evitare il dramma del giorno dopo. Il sito in cui la Centrale della Spadellata è stata realizzata è in difformità sostanziale dalla norma e la sua ubicazione è causa di potenziale pericolo e non solo per gli incendi che si sviluppano nella zona, incendi che certamente non si conciliano con una grandissima bombola di gas che la centrale rappresenta, ma per i danni che un malfunzionamento della stessa potrebbero provocare alle persone ed alle cose poste nelle immediate vicinanze. Chi ha la responsabilità di sovraintendere a questa materia dovrà verificare se quella centrale sia compatibile con la sicurezza degli abitanti.
Sergio Franchi
Il problema della raccolta dei rifiuti resta ad Anzio mentre si avvicina l’estate
Senza partecipazione non c’è speranza
La gestione della raccolta dei rifiuti è certamente un problema da risolvere per tutte le amministrazioni comunali. Le Regioni restano responsabili di redigere i piani regionali, decidere la realizzazione di infrastrutture necessarie per la loro attuazione, di promuovere la gestione integrata dei rifiuti e l’incentivazione alla riduzione della loro produzione e al recupero degli stessi. Ma le funzioni non sono poi così chiare se assistiamo a quotidiani rimbalzi di responsabilità fra Il Sindaco di Roma ed il Presidente della Regione Lazio. La normativa prevede una gerarchia di priorità nella gestione della filiera dei rifiuti: al primo posto la prevenzione, poi la preparazione per il riutilizzo, poi il riciclo e recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia e, solo alla fine, lo smaltimento di quanto rimane, che significa incenerimento e discarica, l’ultimo anello della catena. I rifiuti da avviare allo smaltimento finale, secondo la norma, devono essere il più possibile ridotti sia in massa che in volume. I Comuni, con politiche adeguate ed una dirigenza efficiente, possono incidere in ogni fase della filiera dei rifiuti ma restano gli unici diretti responsabili della raccolta che è, per molte ragioni, la parte più complessa e che piu influisce sull’ambiente e, spesso, sulla stessa qualità della vita dei cittadini. Nel Comune di Anzio assistiamo, purtroppo inermi, ad una gestione della raccolta, negli ultimi anni, impostata male e gestita peggio, che ha provocato e provoca situazioni aberranti. La raccolta dei rifiuti è uno di quei servizi fondamentali che possono caratterizzare un ambiente ed influire direttamente non solo sul vivere dei suoi abitanti ma anche sulla sua economia, specialmente se di tratta di località a vocazione turistica come Anzio. E’ fondamentale, come predicava il grande ambientalista locale Ing Natalini, che la gestione dei rifiuti e la loro raccolta siano sempre attività condivise perchè, senza condivisione , questi servizi sono destinati a fallire miseramente. Quanto è accaduto ad Anzio ed accade tutt’ora è l’immagine plastica di questa saggia regola. Esistono decine di variabili nella raccolta differenziata e quella scelta per Anzio, che l’Assessore Placidi chiamava “differenziata spinta”, non si è rivelata adatta alla sua conformazione urbanistica ed alla sua specificità demografica. Quella scelta, anche se suggerita dall’allora Provincia Di Roma , ed incentivata con una somma di due milioni di contributo, fu gestita in modo del tutto inadeguato. In ogni manuale per progettare una raccolta dei rifiuti, specialmente se del tipo per frazioni differenziate con prelievo porta a porta, è riportata la necessità di una indispensabile collaborazione fra progettista ed utenza al fine di definire che cosa il cliente preferisca . Si, è proprio così, perchè colui che è chiamato a studiare e progettare una piano di raccolta dei rifiuti deve farlo recependo le esigenze della gente che dovrà collaborare alla buona riuscita del servizio. Il progettista non deve porre in atto le interpretazioni dell’esigenza riportate dall’Assessore ma deve prendere notizie di prima mano dagli utenti; che poi sono coloro che sono chiamati a condividere i costi del servizio. La gestione della raccolta, ancora in funzione nel Comune di Anzio , viene generalmente considerata un fallimento le cui responsabilità non sono solo ascrivibili ad un capitolato poco flessibile oppure ad una ditta poco affidabile ma anche ad un utenza che non ha affatto collaborato alla sua gestione e al suo finanziamento. Ma ditte poco rispondenti, utenze non collaborative, e cittadini evasori sono varianti di una realtà gestionale che vede sempre nel manager comunale il responsabile ultimo dei risultati. Il dirigente, a cui è affidato il compito di raggiungere gli obiettivi, resta la figura che ne deve rispondere alla politica ed ai cittadini, perchè a lui o a lei sono affidati tutti gli strumenti tecnici e legali, dalla compilazione del capitolato alla gestione della gara fino alla eventuale rescissione per inadempienza, per raggiungere i risultati di efficienza richiesti. Se tali risultati non vengono raggiunti, dopo il necessario periodo di tempo, è inutile che il dirigente faccia eco all’assessore nella litania delle colpe attribuite ad altri; perchè i servizi di raccolta dei rifiuti sono attività di non facile gestione ma che possono essere agevolmente governati se si ha la capacità di farlo. Ottenere risultati eccellenti nella gestione dei rifiuti se il responsabile tecnico-amministrativo non ha la conoscenza specifica delle metodologie e delle funzionalità che concorrono alla loro efficace trattazione, significa condannare l’utenza al calvario di strade invase da immondizie ed al disagio che ne consegue. Il Comune di Anzio ha vissuto e tuttora vive un’esperienza drammatica in tal senso; esperienza con risvolti che hanno interessato anche la Magistratura e che dovrebbe essere completata a breve. La speranza è che la politica di Anzio sia capace di preparare una nuova gestione su basi di efficienza professionale e di partecipazione. Ma se il buongiorno si vede dal mattino sarà un’altra giornata tragica. Le domande che vanno rivolte al nuovo assessore sono: Con quali strumenti la politica di Anzio intende gestire la prossima stagione contrattuale? Quando avranno inizio i lavori in Commissione Ambiente per la preparazione dei requisiti dell’utenza? Quando avrà inizio la stesura del Capitolato di gara da parte degli Uffici? In che modo il Comune di Anzio intende istaurare il tavolo permanente di collaborazione con rappresentanti qualificati dei cittadini utenti? Chi sarà il dirigente qualificato che gestirà gli aspetti funzionali? Quale sarà la politica per debellare la piaga di un’evasione che va oltre il 50%? Insomma quale sarà il modo nuovo per risolvere una situazione incancrenita? Se il Comune di Anzio intende affrontare questo problema in “camera caritatis” con strumenti del tutto inadatti se ne assumeranno la responsabilità politica coloro che avranno deciso di curare il Corona Virus con l’Aspirina.
Sergio Franchi