Piantumazione di 142 alberi nel Comune di Nettuno
Progetto ossigeno
Saranno 142 i nuovi alberi che verranno piantumati nel Comune di Nettuno nell’ambito del bando OSSIGENO promosso dalla Regione Lazio . Un progetto ideato e realizzato per migliorare la qualità dell’aria, restituire ossigeno ai cittadini, ridurre la concentrazione di anidride carbonica e contrastare i cambiamenti climatici. A seguito del sopralluogo preliminare del 30 giugno scorso con i tecnici della Regione Lazio, i nuovi alberi (per un totale di 142) e i nuovi arbusti (per un totale di 800 m), previsti nel progetto presentato dall’Ufficio Ambiente e ammesso alla graduatoria regionale lo scorso 15 aprile per il “Lotto 2 - Territorio Città Metropolitana di Roma Capitale”, saranno piantati nelle 8 zone del Comune di Nettuno:
1. Parco Via Rosa Luxemburg: N. 14 Quercus suber (quercia da sughero); N. 14 Quercus robur (quercia); Totale 28 Alberi.
2. Giardino della scuola di Via Lucania: N. 1 Acer campestre (Acero); N. 2 Arbutus unedo (Corbezzolo); N. 2 Ceratonia siliqua (Carrubo); N. 2 Cercis siliquastrum (Siliquastro); N. 1 Crataegus monogyna (Biancospino); N. 1 Fraxinus ornus Orniello (Frassino minore); N. 2 Pyrus communis (Pero); N. 2 Olea europea (Ulivo); N. 2 Malus domestica (Melo); N. 1 Ficus carica (Fico); N. 1 Sorbus domestica (Sorbo Domestico); N. 2 Prunus avium (Ciligio); N. 1 Laburnum anagyroides (Maggiociondolo); N. 1 Mespilus germanica (Nespolo); N. 1 Quercus suber (Quercia da Sughero); Totale 22 Alberi.
3. Plesso scolastico Via San Giacomo “De Franceschi”: N. 3 Acer campestre (Acero); N. 3 Arbutus unedo (Corbezzolo); N. 3 Ceratonia siliqua (Carrubo); N. 2 Cercis siliquastrum (Siliquastro); N. 2 Crataegus monogyna (Biancospino); N. 2 Fraxinus ornus (Orniello - Frassino minore); N. 3 Pyrus communis (Pero); N. 3 Olea europea (Ulivo); N. 3 Malus domestica (Melo); N. 2 Ficus carica (Fico); N. 2 Sorbus domestica (Sorbo Domestico); N. 3 Prunus avium (Ciligio); N. 2 Laburnum anagyroides (Maggiociondolo); N. 2 Mespilus germanica (Nespolo); N. 3 Quercus suber (Quercia da Sughero); Totale 38 Alberi.
4. Viale Via Cristoforo Colombo: N. 19 Cercis siliquastrum (Siliquastro); Totale 19 Alberi.
5. Via Alcide De Gasperi: N. 9 Cercis siliquastrum (Siliquastro); 9otale 7 Alberi.
6. Viale Antonio Gramsci: Viburnum tinus (siepe di Viburno 800 metri); N. 12 Cercis siliquastrum (Siliquastro); Totale 12 Alberi.
7. Piazza Cavalieri Vittorio Veneto: N. 7 Cercis siliquastrum (Siliquastro); Totale 7 Alberi.
8. Piazza Garibaldi: N. 7 Quercus ilex (Leccio); Totale 7 Alberi.
Nel mese di ottobre, si procederà con le prime manutenzioni, e se verrà riaperto il bando “Ossigne 3.0) verrà presentato un ampliamento del progetto che riguarderà, ad oggi, Viale G. Matteotti e Via San Giacomo.
Comune di Nettuno
Era uno degli ultimi baluardi storici del ‘900 sede della Società Trasporti Italia e Oltremare
Abbattuto l’edificio Stio
Il progressismo, si sa, è una macchina ideologica che, distruggendo il nostro glorioso passato, ci regala un presente di rovine e un futuro fatto di vuoto. In questi ultimi lustri ci siamo quasi abituati agli scempi storici, morali, sociali ed urbanistici tanto da non farci più caso. Eppure c’è ancora chi si indigna e non si omologa a un sistema decadente. Per questo l’abbattimento dell’edificio un tempo sede della S.T.I.O. (Società Trasporti Italia e Oltremare) ha destato in noi un certo interesse.
È vero che da anni ormai era in abbandono e la vecchia società che nel suo nome ricordava l’espansione imperiale della nostra Patria non sopravvisse alle distruzioni che, nel 1944, arrecarono i “liberatori” angloamericani alle nostre città.
Eppure quell’edificio era lì, ci ricordava – per quei pochi nettunesi che sopravvivono come minoranza a Nettuno – un passato di cui essere orgogliosi. Un passato di cui dovevamo essere gli eredi, ma che qualcuno, troppo piccolo per esserne all’altezza, ha deciso di cancellare. Del resto, la cementificazione che ha distrutto la nostra costa abbattendo i graziosi villini liberty per far posto a palazzi di sei piani stile Spinaceto; quei “luminari” che hanno edificato un porto-parcheggio a ridosso di un borgo medioevale stravolgendo un paradiso fatto dalla natura e che ci parlava di Roma; questo hanno voluto.
Quel vecchio edificio, cui hanno guardato i miei bisnonni, i miei nonni, i miei genitori – ma già i miei figli non ricorderanno – rappresentava Nettuno. La sua Storia.
Il tram che la legava con Anzio (cfr. P. Cappellari, Il fascismo ad Anzio e Nettuno, Herald Editore, Roma 2014) era la modernità che, in armonia con la natura dell’uomo, annunciava un futuro fatto di speranze e conquiste, avanguardia di quel filobus che negli anni ’40 avrebbe dovuto unire Nettunia ad Ostia e Littoria (cfr. P. Cappellari, Nettunia, una città fascista, Herald Editore, Roma 2011). Poi, gli Angloamericani pensarono di ridurre a ben poca cosa l’“ardire” di noi Italiani… e qualcuno si adeguò, dando origine a quello che possiamo chiamare il “sacco di Nettuno”. Sono passati tanti anni e quel che rimane della Nettuno di un tempo viene buttato giù. Lo denunciamo senza nessuna nostalgia, sia chiaro. Lo facciamo per coscienza civile. Perché questo che ci avete “regalato” non è il migliore dei mondi possibili. Lo sappiamo e non abbiamo paura di dirlo.
Avremmo avuto desiderio che l’intera area fosse espropriata e, mantenendo la sua architettura, trasformata in Casa della Cultura, con tanto di piccolo cinema-teatro che si poteva realizzare in quella che un tempo era stata la rimessa del romantico tram e dei “ruggenti” filobus. Ma in una città che non ha mai avuto una politica culturale, di cosa parliamo? Del nulla che avanza.
In nome della modernità, ma non in nostro nome, sia chiaro. Valga ancora il monito del maestro Julius Evola: “Si lascino pure gli uomini del tempo nostro parlare, con maggiore o minore sufficienza e improntitudine, di anacronismo e di antistoria. […] Li si lascino alle loro ‘verità’ e ad un’unica cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine”.
Pietro Cappellari