LA COMPLESSA STORIA
DELLA RUSSIA/20
di Francesco Bonanni
Boris Kustodiev, Il bolscevico, 1920,
Galleria Tretyakov - Mosca
Nel XIX secolo lentamente inizia l’industrializzazione
Ma solo nell’ultimo decennio del secolo questo Processo conobbe una forte accelerazione con la diffusione di Imprese di grandi dimensioni dotate di tecnologie avanzate.
Nel 1890 gli Operai ammontavano a 1.424.700 unità e già nel 1900 erano aumentati a 2.373.400 unità, registrando così un incremento del 66,6 per cento. Gli Operai rappresentavano una percentuale molto modesta sul totale della Popolazione costituita, secondo il Censimento del 1897, era di 125 milioni di abitanti. Ma anche su una Popolazione di 76,6 milioni di Contadini gli Operai risultavano solo il 2,6 per cento. In presenza delle modeste dimensioni del Mercato Interno, determinate dai bassi Redditi della massa della Popolazione, gli Investimenti furono indirizzati verso l’Industria Tessile, situata soprattutto nella zona di Mosca, e verso l’Industria Meccanica e Metallurgica, concentrata principalmente nella zona di San Pietroburgo. Supportata, quest’ultima dalle Commesse Statali. Ciò comportò che lo Sviluppo Industriale Russo era caratterizzato da Grandi Complessi situati in poche località.
Nel 1902 le Fabbriche con più di 500 Operai rappresentavano solo il 26 per cento del totale delle Industrie ed in esse si concentrava il 70 per cento di tutta la Popolazione Operaia.
La Solidarietà di Classe distingue i Lavoratori occupati nelle Fabbriche, in prevalenza provenienti dalla campagna che in tempi piuttosto brevi si trasformarono in individui più evoluti e con piena consapevolezza del comune interesse, favorita sia dalla Propaganda delle Organizzazioni Socialiste che dalle stesse pesanti condizioni di lavoro, caratterizzate da bassi salari, talvolta soggetti dall’abuso di Multe, e dalla totale assenza dei Diritti Sindacali.
La reazione alla Richiesta di Diritti
In tale situazione negli Anni Novanta del XIX secolo si verificò un notevole aumento di Scioperi. Inizialmente la loro natura degli Scioperi era soprattutto di carattere economico (Aumenti Salariali e Diminuzione dell’Orario di Lavoro) e solo raramente di Natura Sindacale (Legalizzazione del Diritto di Sciopero e Abolizione del divieto di costituire Organizzazioni Sindacali) ed ancor meno di Natura Politica. Tra le varie Agitazioni Sindacali dell’epoca spicca nel maggio del 1896 il Grande Sciopero degli Operai tessili di San Pietroburgo a seguito del quale nel 1897 fu promulgata la Legge che ridusse la Giornata Lavorativa a undici ore e mezzo. Legge, che oltre a non essere estesa a tutte le Categorie dei Lavoratori, veniva spesso disattesa e comunque aggirata con l’imposizione dello Straordinario Obbligatorio. Non fu invece concessa la possibilità di legalizzare le Organizzazioni Sindacali per il timore che si potessero trasformare in Partiti. Nel 1898 Sergej Zubatov, Dirigente dell’OCHRAINA (la Polizia Politica Segreta fondata nel 1881 a seguito dell’assassinio dello Zar Alessandro II) suggerì ai suoi superiori la creazione di una Organizzazione di Lavoratori gestita e posta sotto la sorveglianza della stessa Polizia. Zubatovpur riconoscendo la necessità di migliorare la condizione operaia e i relativi Diritti Sindacali si preoccupava però di sottrarre tale compito ai “Rivoluzionari”.
Le Società di Mutuo Soccorso
Nell’agosto del 1900 Zubatov espose la sua proposta al Capo della Polizia di Mosca, Dimitry Trepov che ne informò il Governatore, il Granduca Sergej Alessadrovich. Tale proposta fu accettata e divenne operativa nel maggio del 1901 con la creazione della Società di Mutuo Soccorso degli Operai dell’Industria Meccanica il cui Statuto fu approvato dal Ministero degli Interni il14 febbraio del 1902.
Tra i compiti segreti della Società vi era il reclutamento di Operai che, oltre ad essere fedeli alle Autorità, godessero anche della fiducia dei colleghi, possibilmente con un passato rivoluzionario, in modo tale da inserirli in un Comitato con il compito di raccogliere e rappresentare le istanze degli Operai nei confronti della Direzione Aziendale. Società analoghe furono istituite in varie località.
I RACCONTI DAL FARO
IL CULTO DELL’UOMO-UCCELLO NELL’ISOLA DI PASQUA
ISOLA MISTERIOSA - La Domenica di Pasqua del 1722 i navigatori olandesi scoprirono al largo dell’Oceano Pacifico meridionale quella che chiamarono Isola di Pasqua (per i nativi, RapaNui), uno dei posti più isolati al mondo, a circa 2000 km dalla più vicina isola polinesiana e a 3500 km dalla costa del continente americano (l’isola appartiene oggi allo Stato del Cile). Di origine vulcanica, di forma triangolare, non molto estesa, ricca di foreste di palme, apparve subito misteriosa per le statue gigantesche che vi si ergevano: i Moai, monoliti antropomorfi privi di gambe, dalla testa allungata, con le labbra chiuse e il mento sporgente, con lunghe orecchie, e alcuni con sulla testa ciò che somigliava a un copricapo.
I Moai erano espressione del culto degli antenati, che i primi colonizzatori (VII-VIII Secolo), giunti forse dalle Isole Marchesi, avevano introdotto dalla Polinesia. Eretti tra i secoli 1200 e 1500 (di altezza dai 2 ai 10 metri), porgevano le spalle al mare e il volto guardava all’entroterra, come a proteggerne gli abitanti. Ma, dei circa 1000 rinvenuti, ve ne erano sette, allineati in un sito chiamato AhuAkivi, che volgevano lo sguardo all’Oceano, verso la Polinesia, da dove giunsero le due canoe (a doppio scafo) del leggendario re HotuMatu’a, che approdarono con i primi coloni.
L’ARRIVO DEGLI EUROPEI - Gli Europei trovarono all’inizio del 1700 la popolazione dell’Isola di Pasqua in uno stato di decadenza sociale che contrastava con l’imponenza e la solennità di quei monoliti. E, poiché la storia passata di quel popolo non si conosceva ancora, nacque la fiabesca ipotesi che i Moai fossero una reliquia del Continente di Mu, una sorta di grande Giardino dell’Eden culla di una remota civiltà, sprofondato nel mare.
In seguito, in vero, si apprese che l’Isola di Pasqua dall’inizio della colonizzazione aveva avuto per circa otto secoli una ben organizzata struttura sociale: un re (dal potere divino); il ceto sacerdotale; il ceto dei guerrieri; e il popolo. Come detto, in questo primevo il culto seguìto nell’isola era quello degli antenati, tipico dell’area polinesiana, e i Moai ne erano la celebrazione.
Era accaduto poi, circa un secolo e mezzo prima dell’arrivo degli Europei, che fosse sopravvenuto uno stravolgimento sociale causato da carestie, da violenze, da sanguinose lotte tra le varie tribù. Alcuni studiosi imputano la carestia - la causa del tutto - alla progressiva deforestazione che subì la non grande isola (“Per trascinare i Moai?”, si chiesero), che avrebbe innescato una sequenza drammatica: non più legname, non più canoe, non più pesca, non più cibo.
Venne abbandonato il culto degli antenati; non furono più innalzati i Moai, e gli esistenti in parte abbattuti. Fu cercata allora una forma di religiosità alternativa che potesse ripristinare l’ordine sull’isola. Fu trovata nell’adorazione del dio della mitologia pasquense MakeMake, il Creatore, e nel nuovo culto dell’Uomo-Uccello, il cui rito annuale permetteva di individuare chi avrebbe governato pro tempore, per i successivi dodici mesi.
IL RITO -Ogni Primavera, i sacerdoti e i membri eminenti delle nove tribù salivano solennemente dalla pianura al villaggio cerimoniale di Orongo, sulla cresta del vulcano RanuKao, alla punta di Sud-Ovest dell’isola. Posto al di sopra di una vertiginosa scogliera di 300 m di altezza, Orongo si affacciava sul breve braccio di mare tempestoso e infestato dagli squali che separava la costa dall’isolotto roccioso di MotuNui, dove giungevano annualmente a nidificare le Sterne Fuligginose (OnychoprionFuscatus), una specie degli uccelli marini.
Il capo di ciascuna tribù sceglieva un giovane guerriero, affinché - in suo nome - nuotasse sino all’isolotto di MotuNui per raccogliere per primo un uovo deposto da una sterna.
Tutti i giovani guerrieri partivano contemporaneamente dall’alto della scogliera e, scesi in acqua, nuotavano per circa 2 km attraverso il pericoloso braccio di mare sino a MotuNui. Lì, rimanevano in attesa dell’arrivo delle sterne. Chi di essi riusciva per primo a raccoglierne un uovo, lanciava un grido di vittoria al suo capo-tribù e alla folla, che assistevano dall’alto della scogliera di Orongo. Al grido, tutti gli altri erano sconfitti. Doveva quindi gettarsi di nuovo in mare per il ritorno e nuotare tenendo il prezioso uovo in una sacca di erbe intrecciate, legata sulla fronte; doveva risalire la rocciosa scogliera e in cima consegnare l’uovo “intatto” al suo capo-tribù, facendolo così divenire Uomo-Uccello (Tangata Manu), indiscusso capo spirituale e di governo dell’isola per dodici mesi.
Il culto dell’Uomo-Uccello fu soppresso dai missionari cattolici negli anni del 1860, soprattutto per alcune cruente usanze che seguivano al termine della festa religiosa.
Il Guardiano del Faro
Domenica 19 novembre - ore 16.00
UN PERICOLO EMERGENTE PER IL NOSTRO MARE: Specie aliene e microplastiche
con Andrea Bonifazi
Il Mar Mediterraneo è un autentico hotspot, un punto caldo di biodiversità, una ricchezza che troppo spesso tendiamo a sottovalutare. Basti pensare che è abitato da almeno 17mila specie, costituenti circa il 7,5% della fauna marina mondiale ed il 18% della flora marina mondiale.
E non finisce qui: un terzo di queste specie è endemico del Mare Nostrum, cioè lo si può osservare solo in queste acque! Purtroppo il Mar Mediterraneo è minacciato da vari fattori tra cui alcuni pericoli emergenti, come le specie aliene e le microplastiche. Le prime sono quelle specie, animali e vegetali che provengono da ambienti differenti e che sono state introdotte dall'essere umano, causando danni alla biodiversità (e non solo); le seconde sono particelle plastiche di dimensioni inferiori ai 5 millimetri che, pur essendo piccolissime, costituiscono una minaccia subdola e potenzialmente letale.