Proroga per le concessioni oltre il termine del Consiglio di Stato
Caos Bolkestein
E’ una delle direttive europee che più incide sulla struttura produttiva degli stati membri: La direttiva che porta il nome del Commissario Austriaco Frits Bolkestein ha lo scopo di liberalizzare la gestione delle attività produttive nazionali al fine di renderle accessibili alle imprese comunitarie sulla base della competizione e della concorrenza. L’obiettivo è quello di favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. L’idea è che qualsiasi cittadino appartenente all’UE possa proporre la propria attività all’interno dell’Unione Europea. E’ opinione diffusa che la libera competizione porterà al miglioramento delle attività che, ricordiamolo, rappresentano circa il 70% del mercato dell’occupazione in Europa. La libera circolazione dei servizi, secondo molti economisti, porterebbe anche un miglioramento del Prodotto Interno Lordo della Comunità Europea. Sarà pure vero mafinora sta solo creando una grande confusione nel nostro Paese particolarmente in un campo così nevralgico ed economicamente significativo come quello delle concessioni demaniali per attività turistico-balneari. Questa normativa è stata recepita dall’Italia circa 14 anni fa,ma la sua applicazione viene passata di governo in governo, come una patata bollente, perché nessun partito ha il coraggio di andare a toccare una situazione che certamente chiara e limpida non lo è mai statae che andare a modificare fa perdere consensi.
Le critiche sui ridicoli canoni a fronte delle redditizie concessioni, l’intoccabilità di alcune situazioni, le violazioni di molte norme sull’occupazione dei suoli, la forte ingerenza della criminalità mafiosa, hanno per anni caratterizzato una materia che oggi si deve rimettere in discussione. Come normalmente avviene nel nostro Paese, la magistratura sopperisce all’incapacità della politica di prendere decisioni impopolari per cui decide che la direttiva Bolkestein debba essere applicata anche in Italia. Bisogna farlo perché nel 2021 il Consiglio di Stato, dichiarando non conforme, alla direttiva 2006/123/CE, la decisione governativa che estendevafino al 31 dicembre 2033 le concessioni demaniali marittime in Italia, ha fissato la data del 31 dicembre 2023 come termine ultimo perriassegnare le concessioni balnearitramite procedure ad evidenza pubblica stabilendo anche che, eventuali proroghe, sarebbero state a ogni modo invalide.
Il provvedimento, ai fini pratici, è inderogabilmente operativo per tutti gli enti nazionali: ed il caos è in atto. Il Comune di Anzio, non disponendo di un Consiglio e di una Giunta, ha deliberato con atto commissariale n 132 del 29 dicembre 2023 affinché gli uffici competenti procedano con le gare per le concessioni di demanio marittimo ad uso turistico balneare. La delibera è perentoria e fa riferimento alla sentenza del Consiglio di Stato per cui le “concessioni in atto sono giuridicamente decadute al 31 dicembre 2023”. Per cui esse non esistono più e, pertanto, non si possono estendere e quindi gli attuali concessionari non hanno più diritti e devono rimuovere ogni struttura e riportare il suolo al suo stato originale. Ogni immobile che persiste nell’ambito del perimetro del suolo concesso viene automaticamente incorporato nei beni dello Stato. Beh non è cosa da poco per chi sta per dare inizio all’annuale ripristino delle strutture, messe in protezione durante il periodo invernale.
Quindi il Comune di Anzio si adegua, anzi no perché, in considerazione di alcune circostanze relative ai tempi di attuazione delle gare, al fatto che si verrebbe a creare un’interruzione di servizio, alla mancanza di tempo per il ripristino dei suoli, le concessioni ricadenti nel territorio comunale sono prorogate fino al 31 dicembre 2024. Non sono un esperto legale ma non mi è chiaro come una concessione “opelegis” decaduta possa essere prorogata specialmente se si considera,per esempio, che il demanio marittimo , come dipendenza diretta, ricade sotto la responsabilità dello Stato, che esso esercita attraverso vari altri enti come la Regione, l’Autorità Portuale, l’Agenzia del Demanio e quella delle Entrate, enti che nonsono alle dipendenze del Comune di Anzio e non recepiscono in modo automatico le sue decisioni, specialmente quando esse sono in contrasto con una Sentenza del Consiglio di Stato. Quindi i tribunali amministrativi verranno intasati da ricorsi e da denunce. Nel merito, a parte alcune situazioni ed in località molto più appetibili di Anzio, che possono suscitare interessi del turismo industriale, credo e spero che molti dei gestori balneari del nostro litorale potranno agevolmente aggiudicarsi le concessioni di cui sono “titolari” da decenni, quelle concessioni che alla fine degli anni cinquanta, furono assegnate ai padri o ai nonni. Spero potranno farlo, magari con canoni adeguati ai guadagni generati dalla concessione e nello spirito di concorrenza e di servizio che alcuni gestori attuali hanno dimenticato.
Sergio Franchi
Il Comune di Anzio non attua una pratica che produrrebbe risparmio
Compostaggio negato
Si legge sulla stampa locale che comuni limitrofi di Anzio vanno via via adottando la pratica del compostaggio privato; una pratica che può comportare un risparmio reale dei costi di smaltimento che varia dal 20 al 40% in base alla conformazione della struttura abitativa e commerciale della zona ove viene praticata.
In una città come Anzio, a bassa intensità di edificazione, l’attuazione del compostaggio domestico o condominiale è estremamente facile e proficua sia per risparmio effettivo e sia per l’aspetto educativo nei confronti di un utenza che ha gettato e getta rifiuti in strada con grande assiduità. Per anni la componente verde prodotta, in grossa abbondanza nel comprensorio di Anzio, è stata smaltita come indifferenziata perché, per anni, il Comune di Anzio, anche di fronte ad insistenti richieste del sottoscritto, ha rifiutato che essa venisse prelevata regolarmente come frazione autonoma. La già più volte sollecitata richiesta di attuazione del compostaggio ad Anzio è stata ignorata da un’Amministrazione che ignora spesso le istanze ed evita anche di riscontrarle. Uniti Per l’Ambiente, che ha in atto un progetto pilota gestito dal Comitato per la Difesa del Territorio, ha inteso ancora sottoporre la seguente richiesta formale di attuazione del compostaggio domestico, sollecitato in più occasioni dalla Regione Lazio e previsto in ambito contrattuale.
Al Dirigente dell’Ufficio Ambiente
Come è noto, tra le pratiche virtuose più applicate nella gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani quella del compostaggio è certamente la più efficace e quindi la più raccomandata ed incentivata anche sul piano istituzionale. Considerando che, come da statistiche consolidate, la frazione organica rappresenta il 41% del totale in peso dei rifiuti differenziati, appare evidente quale possa essere il forte risparmio economico e quale possa essere il valore ambientale se si potesse eliminare, senza conseguenze negative, tale grande quantità di rifiuti dal cumulo di quelli da smaltire. Lo stesso smaltimento industriale di tali rifiuti comporta un forte impatto sull’ambiente in cui avviene e comporta conseguenze negative per le produzioni residuali. L’unica modalità con cui smaltire i rifiuti organici ad impatto zero, con una produzione residuale da reimpiegare a livello locale e quindi nulla, è quella del compostaggio domestico o di comunità. Molti comuni, in cui è strutturalmente vantaggioso praticarlo e che sono amministrati in modo oculato, hanno adottato il compostaggio domestico con forti risparmi economici e validi risultati sul piano ambientale ed educativo. Se può apparire più complicato praticare tale attività in grossi agglomerati urbani essa è estremamente semplice in contesti a ville, villini e piccole palazzine come è in gran parte strutturato il tessuto immobiliare di Anzio in cui si stima che il compostaggio domestico possa essere praticato per oltre l’80% delle unità immobiliari abitate. Non sono chiare le ragioni per cui il Comune di Anzio abbia, negli anni, acquistate migliaia di compostiere domestiche e, nonostante disponga di un regolamento specifico per tale pratica, non l’abbia messa in atto e quindi non abbia risparmiato la somma notevole pagata per il trasporto e lo smaltimento. Anche il contratto in atto prevede la fornitura di 2000 compostiere ma, nonostante che tale attività sia chiaramente menzionata nello strumento contrattuale, anche a livello di ipotesi con compostiere di dimensioni maggiori, nonostante inviti e solleciti siamo stati inoltrati anche da chi scrive, nella direzione di una razionalizzazione e del risparmio, non risulta che un piano di attuazione sia in corso. Un’iniziativa volontaristica è in atto da parte del Comitato per la Difesa del Territorio con il supporto del Consorzio Lido dei Pini con la formazione di un gruppo di compostatori che utilizzano vecchie compostiere di proprietà comunale e ciò da il segno che esiste la disponibilità a sviluppare tale pratica virtuosa, nonostante la carenza di iniziativa da parte istituzionale. Risulta che tale comitato, che aderisce al questo coordinamento, continui nella sua attività con l’intento di lasciarne il prosieguo all’iniziativa che Codesto Comune dovrebbe prendere con la creazione di un albo compostatori e con la definizione di uno sconto della TARI da applicare a coloro che effettivamente pratichino il compostaggio e riducano effettivamente la propria produzione di rifiuti da smaltire. Si invita, pertanto, Codesta Amministrazione Comunale a dare corso alla formazione dell’albo dei compostatori ed a definire la quota di riduzione per coloro che praticheranno il compostaggio con esiti positivi verificati. Al fine di facilitare l’attuazione di tale richiesta si invita il Comitato Per la Difesa del Territorio a dare la collaborazione iniziale all’attività che il Comune vorrà porre in atto.
Si prega di dare riscontro anche negativo a questa istanza.
Saluti cordiali.
Dr. Sergio Franchi