Il convegno-dibattito sui pericoli degli impianti di trattamento rifiuti
Lazio dei fuochi, Aprilia al centro
Un dibattito sui problemi degli impianti di trattamento dei rifiuti, per chiedere maggiori controlli ed evitare in futuro un nuovo disastro Loas. È stato questo l’intento principale del convegno “Lazio dei Fuochi, Aprilia al centro”, organizzato dal deputato Raffaele Trano il 29 agosto scorso presso l’Enea Hotel di via Commercio. Il dibattito, moderato dal giornalista di Repubblica Clemente Pistilli e che prevedeva in scaletta gli interventi dell’ambientalista Giorgio Libralato, della biologa ed ex dirigente della Provincia di Latina Nicoletta Valle, del consigliere Davide Zingaretti e dell’assessore all’ambiente del Comune di Aprilia Monica Laurenzi, ha finito per infiammare la sala, complice il tema trattato relativo al disastro della Loas e alle sue conseguenze ambientali e sulla salute, ma anche un ragionamento sulle future azioni preventive.
“All’interno della Loas dopo il rogo – ha esordito il parlamentare del gruppo misto Raffaele Trano – è stato verificato che c’erano più rifiuti di quanto l’azienda fosse autorizzata a trattare. Uno dei titolari della società, Antonio Martino, era già stato coinvolto nel 2017 nell’inchiesta della DDA sulla cava dei veleni di via Corta. Martino ha patteggiato, ma la Loas ha continuato a operare e i controlli stringenti a quanto pare non ci sono stati. C’è un problema sui controlli e per questo serve un piano specifico. Non siamo qui per calare soluzioni dall’alto, ma per confrontarci con i cittadini”.
“Negli ultimi giorni – ha dichiarato l’assessore Laurenzi durante il convegno – ho ricevuto decine di cittadini preoccupati che vogliono rassicurazioni sulla propria salute e sapere se i loro sacrifici sono destinati ad andare in fumo. Siamo addolorati nel non poter dare loro risposte, perché noi come amministrazione nelle conferenze finali non siamo chiamati a prendere decisioni, anzi spesso i nostri pareri non vengono ascoltati. Servono leggi nazionali per obbligare gli impianti ad esempio a versare i ristori”.
I DUBBI DELL’AMBIENTALISTA DANIELE BORACE
Esiste un verbale dei Vigili del Fuoco trasmesso alla Prefettura di Latina, alla Loas Italia srl e al Comune di Aprilia con protocollo 9129 del 26 giugno 2019, che riguarda un sopralluogo effettuato due giorni prima presso la Loas. Durante l’ispezione del 24 giugno 2019, i Vigili del Fuoco constatarono che il sito lavorava quantitativi di rifiuti superiori rispetto a quanto previsto dalle autorizzazioni.
“E’ stato realizzato un ampliamento dell’attività in esame – riporta infatti il verbale – non previsto in progetto (…) La sistemazione del materiale in deposito delle aree esterne è difforme dal progetto approvato, con particolare riferimento all’area sottostante l’eletrodotto ad alta tensione”.
Per questo i Vigili del Fuoco ritenevano che gli enti competenti avrebbero dovuto sospendere la Scia fino a nuova presentazione da parte della società, per una nuova valutazione sul progetto, ma ciò non è avvenuto. I Vigili del Fuoco in quella sede facevano ancora riferimento alla variante sostanziale del 2013, che autorizzava l’impianto al trattamento di 140 mila tonnellate di rifiuti l’anno, perché la variante sostanziale del 2019 non era ancora stata pubblicata: per ironia della sorte la Provincia di Latina, proprio nel giorno del citato sopralluogo si trovava a esaminare la variante di ampliamento, poi approvata dal dirigente del settore con prescrizioni, forte anche del silenzio assenso del Comune di Aprilia, come si evince dalla determina dirigenziale di conclusione del procedimento, pubblicata solo il 17 luglio 2019. Il documento, portato alla luce dall’attivista dell’associazione ambientale Orso Green Daniele Borace durante il convegno “Lazio dei Fuochi” e definito un atto molto importante dallo stesso deputato del gruppo misto Raffaele Trano che ha promesso di compiere tutte le verifiche del caso, sembra dimostrare che un anno prima del rogo che ha distrutto la Loas Italia e causato la nube tossica che ha avvolto Aprilia per alcuni giorni a metà agosto, il Comune fosse a conoscenza del modo in cui lavorava l’impianto in difformità rispetto alle autorizzazioni allora vigenti. Lecito allora, secondo l’attivista Borace, domandarsi da quanto tempo la Loas Italia srl si trovasse a trattare quantitativi non autorizzati e a depositare materiali nelle aree esterne in difformità a quanto approvato, ma soprattutto quale ente avesse la competenza ad attuare le disposizioni dei Vigili del Fuoco, ossia sospendere la Scia in attesa che la società chiedesse una nuova verifica sul progetto e se da parte degli uffici dei settori urbanistica e ambiente ci fosse stato in quei mesi un qualche interessamento rispetto alle risultanze di quel sopralluogo di cui l’ente doveva essere a conoscenza, visto che il numero di protocollo attesa la notifica del verbale.
“Il verbale dei Vigili è stato trasmesso al Comune oltre un anno fa – ha spiegato Daniele Borace parlando alla platea e al deputato Trano – a mio giudizio il problema principale è un difetto nella macchina amministrativa, di mancata collaborazione e comunicazione tra i vari uffici ed enti che potrebbero tutelarci. Il verbale è di giugno 2019, attesta che c’erano materiali dove non dovevano esserci. Per questo mi chiedo da quanto tempo la Loas Italia lavorava in questo modo. Le foto dell’incendio le abbiamo viste tutti: posso sbagliare, ma a mio giudizio c’erano ben oltre le 1.800 tonnellate previste dal progetto nei piazzali. Chi doveva intervenire, dopo che i Vigili hanno rilevato una situazione anormale? A mio avviso spettava al Comune, perché c’era una Scia in corso. ”.
LA RABBIA DEI CITTADINI
Fischi, urla e indici puntati: la rabbia dei residenti è cresciuta fino ad esplodere durante il convegno organizzato all’Enea sull’incendio alla Loas e sugli effetti nefasti per una città subissata di impianti. I segnali di dissenso non erano mancati quando la relatrice Nicoletta Valle – biologa ed ex dirigente provinciale del settore – ha rimarcato che un cambio di rotta sarà possibile solo quando i cittadini rinunceranno al campanilismo e faranno protesta corale contro gli impianti che non rispettano le regole, anche se lontani dalla loro abitazione o in un’altra città.
I rimbrotti della platea, l’hanno convinta a interrompere l’intervento. Ma il moto di protesta dei residenti dopo ore di dibattito, non ha trovato freni, travolgendo anche l’organizzatore, il deputato Raffaele Trano, più volte interrotto nel suo discorso conclusivo. Qualcuno, gridando la propria rabbia, si è limitato a chiedere quando potrà riaprire le finestre, fruire dei frutti del suo orto o rassegnarsi a rinunciarvi. Altri addirittura hanno dato sfogo alla rabbia avvicinandosi al pulpito del parlamentare. Reazioni dettate da chi, esasperato, ha scelto di ascoltare la propria pancia piuttosto che le parole di chi ha scelto di raggiungere il comune nord pontino per aiutare a fare chiarezza su responsabilità ed effetti del disastro Laos.
Promesse disattese del passato e un presente fatto di incertezze e rischi ancora ignoti, hanno reso i cittadini ciechi ad ogni mano tesa, sordi a ogni parola di conforto. Ma le polemiche, seppure su toni ben più pacati, non sono mancate neppure sulla scelta di un nome del convegno, inviso anche all’assessore Monica Laurenzi.
“Nessuno ha parlato di un comparto che ne uscirà fortemente danneggiato come quello agricolo – ha dichiarato Salvatore Lax, militante di centrodestra ma intervenuto in veste di imprenditore agricolo – e sicuramente anche il nome di questo convegno non ci aiuta. Essere associati alla Terra dei fuochi è un danno di immagine enorme per la nostra città”.
Ostile all’intervento della ex dirigente della provincia di Latina, Rosalba Rizzuto ha posto un lungo elenco di domande.
Francesca Cavallin