Il disastro dell’impianto Loas ha avuto effetti nefasti anche per la catena alimentare, per i prodotti zootecnici e allevamenti vicini all’impianto
Il dibattito nella Commissione ambiente
Il rogo della Loas ha avuto effetti nefasti anche per la catena alimentare e per i prodotti zootecnici? La risposta a una delle domande che più spesso i cittadini si sono posti, dopo il disastro che ha distrutto l’impianto di trattamento dei rifiuti di via della Cooperazione, si nasconde nel latte degli ovini degli allevamenti posti nelle immediate vicinanze del sito. Proprio il latte delle pecore, rappresenta infatti la matrice ideale per verificare la contaminazione animale da diossine, IPA e PCB, perché più sensibile ed esposta rispetto ad altre e per questa ragione a partire dalla prossima settimana, gli operatori dell’Istituto Zooprofilattico inizieranno campionamenti sulle greggi che vivono e pascolano nei pressi dell’impianto andato in fumo il 9 agosto scorso. Un compito arduo, trattandosi di un periodo dell’anno in cui gli animali non producono latte. A spiegare l’importanza di questo specifico prelievo in occasione della commissione ambiente del 3 settembre scorso, il dottor Marcello Sala dell’Istituto Zooprofilattico, uno degli enti a disposizione del Dipartimento di prevenzione e al lavoro per sondare gli effetti del rogo sull’ambiente e sul territorio. Un lavoro complementare a quello di Arpa e Asl, necessario soprattutto per comprendere se rogo e nube tossica possano aver avuto effetti nefasti sulla zootecnia e sulla catena alimentare.
“A breve ci sarà una riunione e con il dottor Floreno Micarelli della Asl – sottolinea Marcello Sala – concorderemo i campionamenti e le analisi sul latte ovino: se l’esito di quegli esami sarà negativo, ci saranno buone probabilità che non c’è stata contaminazione della filiera alimentare. Per esperienza – la più importante nel 2005 nella Valle del Sacco – il latte ovino è la matrice più adatta per verificare la contaminazione animale. Gli animali infatti pascolano, brucano l’erba potenzialmente inquinata, inoltre il latte di pecora è più grasso, dunque trattandosi di contaminanti lipofili è più facile individuarli nel latte ovino”.
Si tratta del secondo step del lavoro commissionato all’Istituto Zooprofilattico, che già nelle ore successive al rogo ha effettuato campionamenti e analisi su matrici vegetali raccolte a 250 metri e fino a 1 Km di distanza dal sito distrutto dall’incendio: in particolare l’analisi è stata eseguita su campioni di basilico, foglie di olivo e di vite.
“Ci aspettavamo la presenza di inquinanti con ricaduta dall’alto – ha spiegato Sala – e l’esito delle analisi sulle matrici vegetali ha dato un risultato concorde con quello dell’Arpa circa la presenza in elevate percentuali di contaminanti quali la diossina. Il monitoraggio proseguirà perché la pioggia potrebbe aver provocato un dilavamento. Per un esame completo della contaminazione superficiale, abbiamo intenzione di effettuare altri prelievi in 5 aree poste tra i 2 e i 5 km di distanza dal sito”.
LA PROMESSA DELLA ASL
Aggiornare lo studio epidemiologico realizzato dalla Asl rappresenta una priorità, anche perché i dati sui quali si basa lo studio pubblicato soli tre anni fa potrebbero non tenere conto dell’elevata presenza di siti inquinati e mai bonificati presenti sul territorio di Aprilia. O almeno questo ha lasciato trasparire l’intervento del dottor Antonio Sabatucci della Asl, che in risposta agli interrogativi dei consiglieri di opposizione Davide Zingaretti (Aprilia in Azione) e Roberto Boi (Lega), ha ammesso l’esigenza di un aggiornamento dei dati e dello studio, possibile solo a patto che gli enti preposti siano disposti a investire ma necessario per avere risposta sullo stato di salute della popolazione e non solo rispetto alle conseguenze del rogo della Loas, i cui risultati in questo senso saranno pienamente visibili solo tra diversi anni.
“Sono interrogativi che ci stiamo ponendo – ha confermato il dottor Sabatucci – in quanto oltre alla Loas insistono sul territorio di Aprilia numerosi siti inquinati e un aggiornamento dei dati sarebbe auspicabile”.
Siti che, è bene sottolineare per dovere di cronaca, sono presenti nelle periferie apriliane da decenni, mentre lo studio epidemiologico commissionato dall’amministrazione nel 2011 è stato portato a termine solo nel 2017. Intanto, nella delicata fase successiva al disastro, il ruolo della Asl è stato complesso e in sinergia con gli altri enti.
“Con la prefettura e i vigili – ha sottolineato Sabatucci – abbiamo censito 100 aziende e una check list delle azioni dei controlli da effettuare per prevenire incendi e garantire la sicurezza. In alcuni casi sono emerse criticità, poste all’attenzione delle forze dell’ordine perché travalicano ogni possibilità di prevenzione attraverso i controlli”.
Le parole del sindaco
e dell’assessore all’ambiente
Gli interventi del sindaco e dell’assessore all’ambiente Monica Laurenzi sono serviti soprattutto a fare chiarezza sulle azioni promosse dal Comune di Aprilia dopo il distrastro, sebbene la commissione non sia servita a far luce a pieno sulle responsabilità anche a livello istituzionale.
“Abbiamo seguito da vicino lo sviluppo della vicenda – ha detto il sindaco Terra in aula – e personalmente la sera dell’incendio mi sono recato sul posto. Anche se qualche cittadino crede che siamo stati assenti, non si rende conto che anche noi viviamo in questa città e che le nostre famiglie non hanno alcun antidoto per difendersi dall’inquinamento generato dal rogo, posso assicurare che le cose non stanno così. Si tratta però di vicende complesse, anche dal punto di vista autorizzativo e in generale chiamano in causa il mondo dei rifiuti a livello nazionale. L’autorizzazione di questo tipo di attività è in capo alla Provincia e anche la compatibilità urbanistica dipende dal Consorzio Industriale. Infine si parla di controlli, autorizzazioni e violazioni delle stesse, ma a mio avviso lo scenario cambierebbe e di molto se si fosse trattato di un incendio doloso, perché in quel caso la prevenzione sarebbe servita a poco”.
Ma a solevare dubbi è stato il consigliere della Lega Roberto Boi, che ha riportato in aula il caso della Scia mai sospesa dall’ente di piazza Roma, malgrado i vigili del fuoco nel giugno 2019 avessero trasmesso via pec l’esito di un sopralluogo che, avendo rilevato difformità tra autorizzazione in essere e attività svolte dalla Loas – con stoccaggio di rifiuti nell’area adiacente a un traliccio – chiedeva appunto la sospensione della Scia.
“Abbiamo saputo di questo verbale solo il giorno dell’incendio – ha rimarcato però l’assessore Monica Laurenzi – lo abbiamo cercato senza successo nel protocollo, abbiamo chiesto ai vigili e ci hanno detto di averlo inviato all’indirizzo di pec non più attivo dal 23 giugno 2019. La nota è stata inviata a noi e alla prefettura, ma non alla Provincia, ossia all’ente che rilascia queste autorizzazioni”.
Francesca Cavallin
Incontro con il Prefetto
Incendi devastanti sul territorio tra Aprilia, Pomezia ed Ardea, il Prefetto di Roma incontra i Sindaci Adriano Zuccalà e Mario Savarese per parlare di sicurezza. Il vertice si è tenuto il 2 settembre scorso ed era stato richiesto al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, proprio dai due Primi Cittadini di Pomezia ed Ardea.
“E’ stato un incontro positivo. Abbiamo concordato la convocazione nelle prossime settimane di un Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – hanno spiegato Zuccalà e Savarese – per coordinare le attività di controllo, prevenzione e repressione nel quadrante sud di Roma, con tutti i soggetti coinvolti. Il nostro territorio merita la giusta attenzione in termini di sicurezza, – hanno detto i due Sindaci – visti gli incendi divampati nelle ultime settimane a Ardea ed Aprilia, senza dimenticare il caso Eco X di Pomezia: la tutela della salute pubblica è la nostra priorità”.
Zuccalà ha presentato anche una proposta per l’istituzione di un Osservatorio per la sicurezza sul litorale, ora al vaglio della Prefettura.
“Uno strumento di monitoraggio per le Città di Pomezia e Ardea, estendibile fino a Anzio e Nettuno – ha spiegato Zuccalà – che possa contrastare le attività illecite e garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio”.
“Ringraziamo il Prefetto – hanno concluso i due Sindaci – per averci convocato in tempi brevi e per l’attenzione dimostrata nei confronti dei problemi, incendi e non solo, che le nostre Città affrontano quotidianamente”.
A.P.