Migliorare la capacità di riscossione in un Comune in rosso
Riscossione dei tributi
Migliorare le capacità di riscossione dei tributi, in un Comune che negli ultimi anni ha registrato ammanchi stimati intorno ai 24 milioni di euro. Un obiettivo che nel Documento Unico di Programmazione per il 2021 e 2023 è addirittura anteposto agli obiettivi di natura politica: potenziare e perfezionare le attività di contrasto all’evasione e all’elusione dei tributi, con ingiunzioni di pagamento e invio di atti giudiziari ai morosi e attraverso la stipula di un protocollo di intesa con Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza per stanare gli evasori, rappresenta l’ultima chance per far quadrare i conti di un ente che ha chiuso il 2019 con un disavanzo da ripianare di oltre 48 milioni di euro. Raggiungere lo scopo potrebbe essere più semplice a partire da ottobre, quando l’ente si troverà tra le mani migliaia di titoli esecutivi nei confronti di altrettanti cittadini che tra il 2015 e il 2019 non hanno pagato quanto dovuto e sono stati destinatari di avvisi di accertamento a partire dal mese di agosto che ammontano complessivamente a circa 10 milioni di euro, per metà relativi all’IMU e per metà relativi alla Tari. Il miglioramento delle performance, almeno stando alle stime riportate nel DUP, dovrebbe essere tangibile già a partire dal prossimo anno: rispetto alle entrate tributarie che nel 2019 hanno raggiunto 40 milioni 918 mila 766 euro, l’ente prevede già dal 2021 di incassare 43 milioni 125 mila euro, un incremento dovuto in parte all’affinamento del contrasto a elusione ed evasione, in parte all’ampliamento di superfici e categorie tassabili – ad esempio iniziando ad applicare la Tari nei confronti dei locali in uso a forze dell’ordine e canoniche.
Ciò che emerge è che negli ultimi anni gli sforzi dell’ufficio tributi hanno prodotto dei risultati rimasti al di sotto delle aspettative, con accertamenti milionari ed entrate di gran lunga inferiori. Malgrado ciò è stato possibile recuperare nel 2019 1 milione 730 mila euro di Imu non pagata e 1 milione 988 mila 101 euro per la Tari degli anni passati, garantendo al Comune per l’anno corrente entrate per l’IMU pari a 11 milioni 836 mila 057 euro e per la Tari 12 milioni 911 mila 488 euro. Per poter asserire di aver raggiunto il risultato che si prefigge all’interno del DUP, a partire dal 2021 il Comune dovrà incassare 12 milioni di euro per l’IMU, recuperando all’evasione 1 milione 850 mila euro; per la Tari in via ordinaria 13 milioni 500 mila euro, strappando all’evasione almeno 2 milioni 700 mila euro e portando le entrate comunali del titolo 1 a 43 milioni 125 mila euro. Se nel complesso per il 2019 l’ente ha recuperato 2 milioni 426 mila 405 euro, per il 2021 spera di incassare a seguito delle attività di recupero almeno 4 milioni 550 mila euro.
Francesca Cavallin
Le accuse dei consiglieri La Pegna e Grammatico e la risposta di Terra
Tari: muro contro muro
L’amministrazione con la Tari vessa le fasce più deboli della popolazione. L’accusa durissima scagliata dai consiglieri di Fratelli d’Italia, Vincenzo La Pegna e Matteo Grammatico, non lascia indifferente il Primo cittadino, che nel difendere il provvedimento approvato dalla maggioranza in Consiglio sottolinea che i cittadini di Aprilia pagano in media 60 euro in meno rispetto a quelli degli altri comuni del Lazio. “Ancora una volta – avevano accusato i consiglieri di Fratelli D’Italia – la maggioranza si ricompatta solo quando si tratta di fare cassa. Nonostante le elevate percentuali della raccolta differenziata con il porta a porta, negli ultimi due anni le tariffe sono state aumentate già tre volte. La maggioranza ha esaltato il risparmio per gli agriturismi, come se Aprilia fosse una città turistica, mentre grazie a loro il commercio sta morendo e sono stati penalizzati single e anziani soli: la loro unica colpa è appunto quella di essere rimasti da soli e se non hanno disabilità o invalidità riceveranno questa mazzata, che spetterà anche ai genitori separati, già gravati magari dal dover mantenere il proprio coniuge. Senza parlare del fatto che si è previsto il pagamento retroattivo della tassa anche per caserme e chiese, in nome di una presunta equità fiscale. Uno specchietto per le allodole, per nascondere aumenti che servono solo al sindaco Terra e alla maggioranza per risanare le disgraziate casse del comune, gravando sulle tasche dei cittadini”.
“Sono curiose le prediche degli esponenti locali dei partiti nazionali – replica il Sindaco Antonio Terra – nelle Città che governano, i costi per i cittadini sono nettamente superiori a quelli di Aprilia, ma loro si concentrano sul nostro Comune.
Peraltro urlano allo scandalo senza però indicare come, a loro parere, potremmo evitare gli aumenti tanto deprecati”.
E per avvalorare la sua tesi il Sindaco fa riferimento ai dati pubblicati dal rapporto dell’Ispra relativi al 2018, stando ai quali la Tari di Aprilia resta tra le più basse del Lazio, mantenendo una media pro capite di 169,60 euro a persona, mentre nel Lazio si paga 222,21 e nei vicini comuni di Pomezia, Ardea, Anzio e Cisterna la tassa costa rispettivamente 197,82, 203,97, 240,16 e 174,90 euro.
“Gli aumenti registrati negli ultimi anni – specifica Terra - sono dovuti all’incremento costante dei costi per lo smaltimento negli impianti di umido e secco residuo. Noto con un dispiacere che, nonostante tutti i dettagliati chiarimenti offerti nelle scorse settimane, prosegue a mezzo stampa la “denuncia” di aumenti della TARI, assolutamente decontestualizzata rispetto a quello che è stato fatto in questi anni, ad Aprilia e non solo”.
F. Cavallin