Le associazioni consortili periferiche chiedono un incontro con l’Amministrazione per la realizzazione dei depuratori modulari
Risanamento igienico sanitario delle periferie
Dimenticati per mesi dall’amministrazione. E’ quanto lamentano i rappresentanti delle associazioni consortili Plamaroga, Nuovo Pantanelle, Leda, Tre Confini, Villaggio Verde, Casolare Alto, I Fiumi, Colle dei Pini Casello 45 e Colle Azzurro, dopo che ben due richieste di incontro con il sindaco Antonio Terra, una protocollata a settembre, l’altra il 4 febbraio, sono rimaste senza risposta.
Al centro il problema atavico dell’assenza di opere di urbanizzazione primarie nelle periferie, in particolare dove le reti fognarie esistono ma da quarant’anni i reflui vengono sversati nei fossi che raggiungono il mare, sorte che accomuna Campo di Carne, Campoleone e Campoverde.
Una problematica ambientale, di cui i rappresentanti dei quartieri periferici sottoscrittori della lettera hanno preso coscienza, tanto da proporre l’installazione di depuratori modulari, dicendosi disponibili a concorrere alla spesa. Dall’amministrazione però nessuna risposta. “Vogliamo porre una sola domanda agli amministratori di Aprilia – si legge nella missiva dei comitati - maggioranza e opposizione, se a loro avviso c’è o no un problema igienico-sanitario ed ambientale nel territorio apriliano. Inutile dire che si sta rispettando l’impegno comunitario che obbliga le regioni attraverso i propri piani di tutela delle acque (PTAR), dove si certifica che nel Lazio si è raggiunto il livello “Buono”, di qualità delle acque, quando basta andare in qualsiasi periferia e scoprire liquami nei propri fossi demaniali. Se attraverso l’azione di volontariato dei Consorzi costituiti e dei comitati di quartiere, si è fatta strada l’idea del rispetto dei propri territori e quindi farsi promotori di un’azione di salvaguardia dell’ambiente, perché questo non avviene anche da parte dei nostri amministratori?”
Una soluzione secondo i comitati potrebbe derivare dall’installazione di depuratori modulari. “Si installano in pochi giorni – assicurano – e darebbero una risposta immediata al problema dell’inquinamento delle nostre falde acquifere (così come la dava già la giunta comunale nel 2017, per il tramite dell’allora assessore ai Lavori Pubblici, nella relazione introduttiva al Piano Triennale); è inutile dire che c’è da progettare e finanziare e approvare, fare gare e costruire i classici depuratori. Sì, questo deve essere fatto, pur conoscendo la burocrazia e i tempi biblici che ciò comporta, ma noi stiamo inquinando in maniera massiccia adesso; per questo chiediamo un intervento tempestivo, perché non abbiamo più questo tempo per la programmazione, e stiamo chiedendo un intervento su un territorio martorizzato dall’abusivismo edilizio. I cittadini stessi, attraverso i Consorzi di autorecupero, sono disponibili a concorrere economicamente. E non crediamo che ciò porti a far spendere soldi extra ai cittadini e per di più inutilmente, perché per due volte all’anno l’autospurgo per la rimozione dei liquami presenti nella fossa biologica, obbligati dal nuovo regolamento comunale, costa per singola famiglia dieci volte di più che gestire un depuratore modulare pro-quota. E’ stato insopportabile assistere, nell’agosto scorso, all’inaugurazione di un depuratore modulare da 2000 abitanti a Cerveteri, dove il Sindaco con fascia tricolore, Ato 2, Asl locale e Capitaneria di Porto, in due mesi aprivano la valvola d’ingresso dei reflui al depuratore, assistendo alla beffa, tra l’altro, di veder messo in atto tutto ciò (con idea ed opera) da un ex dirigente dei Lavori Pubblici del Comune di Aprilia! Peraltro andato via dalla nostra città poco tempo prima”. Insomma una presa di coscienza da parte dei cittadini, che ora chiedono alla politica di fare lo stesso.
Francesca Cavallin