Il 6 maggio 2020 è ricorso il mezzo secolo di autonomia da Pomezia del territorio rutulo. Attilio Bello ci racconta un po’ di storia
Il Cinquantesimo anno del Comune di Ardea
Il Comune di Ardea ha festeggiato il 6 maggio 2020 il cinquantesimo anniversario della sua costituzione. Per coloro che hanno vissuto l’avvenimento, 50 anni fa, significa ricordare la straordinaria relazione che legava, e ancora oggi lega, Ardea con Pomezia. Era d’obbligo, quindi, quest’anno ricordare e celebrare solennemente la ricorrenza. Per quanto risulta, al di là di un manifesto, promosso dallo storico del territorio Giosuè Auletta, dagli scritti online del professor Antonio Sessa e di una deposizione di fiori alla targa che fu posta per il 40nale dei due consiglieri di opposizione Anna Maria Tarantino e Simone Centore, non vi è stato più nulla.
Chi, come me di Pomezia, ha vissuto con partecipazione anche istituzionale, le lunghe discussioni preliminari alla richiesta di autonomia da parte dei cittadini di Ardea, che si svolgevano prevalentemente all’interno delle sezioni dei partiti, ricorda benissimo i forti contrasti esistenti all’interno del territorio ardeatino, tra coloro che chiedevano fortemente l’autonomia amministrativa e coloro che invece desideravano rimanere agganciati al Comune di Pomezia.
In particolare a rimanere sotto la giurisdizione amministrativa pometina erano prevalentemente i cittadini di Tor San Lorenzo e del litorale. Mentre l’autonomia amministrativa veniva sostenuta fortemente dalla “Rocca”, dove il parroco don Aldo Zamponi aveva addirittura promosso nel 1965 un comitato secessionista, dagli abitanti di Montagnano e dalle zone agricole. Tutti fortemente appoggiati dalla sezione della Democrazia Cristiana e dai suoi maggiorenti politici rappresentati da Gregorio Gentile e Giovanni Attenni.
Alla fine, in sede di referendum avvenuto nel 1969, gli autonomisti prevalsero e il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 6 maggio 1970, promulgò la legge n. 242 che è stata poi pubblicata sulla G.U. n. 117 del 12.05.1970, sottoscritta dal Presidente del Consiglio Mariano Rumor, dal ministro dell’interno Franco Restivo con il visto del guardasigilli Oronzo Reale che recita testualmente:
Art. 1 - La frazione di Ardea è distaccata dal comune di Pomezia e costituita in comune autonomo con la denominazione di Ardea.
Art.2 - La determinazione dei confini tra i comuni di Pomezia ed Ardea verrà disposta con decreto del Presidente della Repubblica proposta dal Ministro per l’interno: Del comune di Ardea faranno parte le borgate di Pian di Frasso. La Pescarella, Rio Torto, La Fossa, Tor San Lorenzo, Lido dei Pini.
Art.3 – Il Prefetto di Roma, sentita la Giunta Provinciale amministrativa provvede, con proprio decreto, al regolamento dei rapporti patrimoniali e finanziari tra i comuni di Pomezia e di Ardea, nonché alla ripartizione tra gli stessi, previo parere delle rispettive amministrazioni, del personale attualmente in servizio presso il comune di Pomezia.
Art. 4 – Nella prima applicazione della presente legge, il numero complessivo dei posti, risultante dalle tabelle organiche del personale dipendente dai comuni di Pomezia ed Ardea e le relative qualifiche non possono essere superiori a quelli attualmente assegnati al comune di Pomezia. Al personale in servizio presso il comune di Pomezia, da inquadrare nei predetti organici, non possono essere attribuiti posizione gerarchica e trattamento superiori a quelli fruiti all’atto dello inquadramento.
Nasce così un Comune dal nome antichissimo e glorioso risalente a prima delle origini romane come ricordato da Virgilio nell’Eneide.
Un Comune e un territorio dove la storia è invisibile, ma presente. Il territorio precedentemente facente parte del Comune di Genzano da dove provengono tantissime famiglie, e poi successivamente nel governatorato di Roma. Con la costituzione del Comune di Pomezia avvenuta il 3 giugno del 1938, l’allora regime fascista inserì la” Rocca” e parte del territorio storicamente di Ardea nell’area di competenza del nuovo Comune.
Con l’autonomia del 1970 Ardea è stata fin dall’inizio una specie di zona di frontiera, un’area nella quale si giungeva e si toccava con mano lo “statu nascente” in cui tutto era ancora da fare, da costruire, da inventare. Da qui derivava forse l’orgoglio di voler affermare ad ogni piè sospinto di essere “ardeatini”, di essere in qualche modo parte di questo grande processo di crescita, che ha portato quella frazione, diventata comune, in pochi decenni a raggiungere i 50.000 abitanti e a rappresentare sul litorale uno dei poli turisticamente importanti della provincia di Roma. La crescita è stata impetuosa, rapida di dimensioni quantitative ma con gravi lacune. Basta osservare che in 50 anni le amministrazioni comunali rappresentate da tutti i partiti dell’arco costituzionale, non sono riuscite ad avere una sede comunale propria, degna di una città che Virgilio, duemila anni fa definiva “città antichissima che tra le città del Lazio era la più accogliente e ospitale di tutte”.
Ad Ardea non esiste ancor oggi una scuola media superiore e tanti servizi fanno riferimento a Pomezia. La stessa amministrazione comunale è stata guidata da ben 17 sindaci e ben 7 Commissari prefettizi.
Tutto ciò premesso, si osserva che gli ardeatini hanno netta la percezione che Ardea non governa il suo sviluppo. Questa è la conclusione che da queste dinamiche viene tratta. Da qui un senso di insicurezza e di incertezza che caratterizza in misura fondamentale il senso di poca appartenenza dei soggetti sociali al futuro della città. Se per i padri, cinquanta anni fa, richiamandosi anche alla storia, aveva un senso cercare una identità collettiva, che li aveva visti una volta “pionieri,” per i figli questa ricerca, sinora infruttuosa, è diventata nient’altro che un’operazione nostalgica priva di contenuti reali. Se si vuole che Ardea abbia un futuro occorre creare una identità che sia credibile anche per le giovani generazioni, e che dia contenuti socialmente accettabili che il mondo giovanile aspira ad avere. Una città che abbia un volto, che dia un senso alla vita di chi ci vive, lo faccia sentire cittadino di una realtà dei cui destini ci si senta partecipi. Chi scrive ha sempre sostenuto, anche in momenti di grossa responsabilità amministrativa esercitati nella vicina città gemella di Pomezia, che il futuro di una città dipende dalla capacità di leggere il proprio passato, e di vivere coscientemente il proprio presente per affrontare con fiducia ed intraprendenza creativa la sfida dello sviluppo.
Per una città come Ardea, piena di storia, in un territorio ancora bellissimo, tutto sommato, non si tratta di un compito impossibile.
Attilio Bello