Il video della Pro Loco di Pomezia ha vinto il concorso indetto dall’Unpli Lazio dal titolo “Il Narrator cortese... la favola del mio Paese”
Pomezia: un territorio di miti e leggende
Con ben 2226 mi piace ha vinto il video della Pro Loco di Pomezia “Un territorio di miti e leggende”. Il concorso dal titolo “il Narrator cortese…la favola del mio Paese” era stato indetto dall’Unpli Lazio.
Alla gara finale sono stati selezionati video di 20 Pro Loco tra cui appunto quello della Pro Loco di Pomezia “Un territorio di miti e leggende” prodotto in collaborazione con gli studenti del professor Stefano Trappolini dell’Istituto Picasso di Pomezia con testi e foto del professor Antonio Sessa.
Un consenso a Pomezia che è aumentato anche dopo la scadenza delle votazioni alle ore 24.00 del 30 giugno del voto, raggiungendo i 2260 voti! I numeri sono comunque incredibili, il video di Pomezia ha raggiunto 65.266 persone, ha avuto 25mila visualizzazioni e 650 condivisioni.
Ci è stato riferito che erano ben tre i video realizzati dagli studenti del Picasso e tutti egualmente meritevoli. Poi se ne è dovuto scegliere uno e si è deciso per quello di Leonardo Manduca, ma anche quelli di Chiara Sugaroni e di Dennys Bontiuc erano belli. Quello che ha colpito del video vincitore è stata sicuramente l’originalità del testo, la qualità tecnica del montaggio e delle musiche. Degno di nota anche la bellissima performance della voce narrante Francesca Bruni Ercole che ha dato un tocco di grande classe.
Come spesso accade in una competizione tirata fino all’ultimo si è avuta la chiara impressione che in molti hanno espresso il voto cercando di sostenere il video del proprio paese più che votare il migliore.
Per fortuna che alla fine è prevalso sicuramente il video migliore che era indubbiamente quello presentato dalla Pro Loco di Pomezia.
Per la cronaca i primi tre più votati sono stati: Pomezia 2226; Arce (Fr) 1897; Ferentino 1491 (Fr). Degni di nota sono stati anche i video di: Genzano, Greggio, Palestrina e Vivaro Romano.
Comunque grazie alle centinaia di migliaia di visualizzazioni totali e la grande partecipazione al voto si è creata sicuramente una grande vetrina per i paesi partecipanti.
Spiegazione del contest prodotto dalla Pro Loco: “Un territorio di miti e leggende”
“Difficilmente si incontra un territorio, come quello di Pomezia, con tanti miti e leggende. Qui nasce il mito immortale di Enea su cui si è sviluppata la nascita di Roma e quindi della civiltà occidentale. Virgilio racconta nell’Eneide le gesta dell’eroe troiano Enea che, caduta Troia, dopo molte peripezie sbarca insieme al figlio Ascanio e ad un gruppo di troiani nel Lazio, alla foce del fiume Numicus odierno fosso di Pratica a Torvaianica nel comune di Pomezia. Il re del posto Latino del popolo dei Laurenti come gli aveva predetto l’antro del fauno, visibile nell’odierna solfatara, concede in sposa la figlia Lavinia ad Enea. Questa decisione scatena le ire del vicino re dei Rutuli di Ardea, Turno a cui Lavinia era stata promessa in sposa, che con l’aiuto della principessa guerriera Camilla regina dei Volsci di Privernum muove guerra ad Enea che nel frattempo ha il sostegno degli Etruschi. Alla fine la principessa Camilla muore in battaglia uccisa dagli Etruschi e anche Turno viene sconfitto e ucciso da Enea. Enea sposa Lavinia e fonda nel 1183 a.C. una città , poco lontana dalla costa di Torvaianica, a cui dà il nome della sua sposa: Lavinium. Ascanio, figlio di Enea, fonda poi Alba Longa e con lui inizia la gens Julia. Una sua discendente è Rea Silvia che messa incinta dal dio Marte partorisce due figli Romolo e Remo, poi Romolo uccide Remo e fonda nel 753 a.C Roma, i discendenti di Romolo saranno poi Giulio Cesare e l’imperatore Augusto. Grande l’importanza che gli antichi romani davano a questa storia che per noi è una leggenda, ma che per loro era un fatto vero che testimoniava la grandezza di Roma e le sue origini divine. Questa rendeva per gli antichi romani Lavinium, la città fondata da Enea, luogo sacro per eccellenza, sede degli dei Penati di Roma. Qui vi erano i XIII altari dove gli imperatori romani venivano a fare sacrifici. Qui vi era il tempio di Minerva con la leggendaria statua della Minerva Tritonia simbolo ora dell’Università La Sapienza di Roma, qui si venerava la tomba di Enea.
Un territorio dove vi erano ville imperiali come quella di via Siviglia a Torvaianica dove nel settecento il figlio del re di Inghilterra, il principe Augusto riportò alla luce delle statue, una di esse, una Venere bellissima conquistò il principe che se la porto in Inghilterra, ora è esposta al British Museum di Londra.
Caduto l’impero romano sulle rovine dell’antica Acropoli sorge il borgo di Pratica sovrastato da un castello baronale. Ancora miti e le leggende proprie di un castello e di un borgo antico. Poco lontano dal borgo di Pratica vi era la tenuta templare di Sant’Eramo e non lontano da essa una piccola chiesa, Santa Maria delle Vigne. Questa, a forma ottagonale, ricorda molto le simbologie templari. Legata ai templari vi è anche una leggenda che riguarda l’attuale chiesa di San Pietro nel borgo. Queste era intitolata a San Lorenzo Martire come la basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma. Basilica legata alla leggenda di San Lorenzo che, pochi giorni prima del martirio, nell’agosto del 258, riceve da Papa Sisto II il “Santo Graal”, il calice dell’ultima cena di Gesù. Il calice conservato nella stessa Basilica, luogo della sepoltura del santo e mai ritrovato. Ci si chiede come mai successivamente si decide di cambiare alla chiesa di Pratica il nome, da San Lorenzo Martire a san Pietro, il suo orientamento e murare poi la cappella dell’abside. Che cosa volevano nascondere i templari? Vi è poi la leggenda che raccontavano i ragazzini del borgo, quella del cane bianco che nelle notti di luna piena compariva all’improvviso nei pressi del crocifisso situato all’inizio del viale che porta al borgo e che correva abbaiando verso la sua entrata. Appena fuori dal castello vi è un passaggio segreto. Un lungo cunicolo inesplorato pieno di chissà quali altri misteri.
Misteri, leggende ed una sacralità che rende ancora oggi questo territorio unico e misterioso, non è un caso che Sergio Leone, un grande maestro del cinema, ha scelto come ultima dimora il piccolo cimitero di campagna poco fuori dal borgo di Pratica. Sulla sua tomba vi è scritto “C’era una volta, c’è, ci sarà sempre”.
T.R.