Il Pontino Nuovo • 20/2020
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FEDE
FEDE
RAGIONE
RAGIONE
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DOMINARE LE PAURE:
COME?
Un osso di pesca
Solo due generazioni fa quando si mangiava una
pesca, l’osso non veniva gettato via nell’umido.
Era conservato in un barattolo insieme ad altri ossi
di pesca. Alla prima occasione gli ossi di pesca erano
interrati in campagna per far nascere alberelli di
pesco. Era, in pratica, quello che oggi, in teoria, si
chiama ecologia. Forse si può sorridere a questi
ricordi di un’Italia diversa, un’Italia, per così dire,
in bianco e nero, uscita male dalla Seconda Guerra
Mondiale. Un Paese più semplice, meno sofisticato.
C’era forse anche meno individualismo. Malignità,
maldicenza, invidia non mancavano. C’erano
enormi problemi sociali, che venivano affrontati
però da una classe politica che, nel complesso e coi
suoi limiti, poteva essere
considerata espressione di
un popolo che lavorava,
soffriva ma sapeva pensare.
Pian piano si è presa
l’abitudine di gettare via gli
ossi di pesca. Poi la logica
del mercato e del
consumismo ha prodotto la
pratica dell’usa-e-getta.
Niente si mantiene né si
aggiusta più. Non solo le
cose, ma anche i sentimenti,
le parole, le promesse di
nozze, l’amicizia, la buona
frequentazione. Si butta via
il lavoro, la competenza sul
lavoro, l’onestà e la fattività di un buon lavoro
pagato al prezzo giusto. Il lavoro, invece, deve
servire per fare cose che “non” durano. Nulla si salva
dall’esser gettato via. Si sono invertiti i mezzi con
gli scopi, e tale inversione genera la potenza
dell’errare. È possibile oggi conservare qualche
“osso di pesca” e gettar via ciò che davvero non
merita attenzione e considerazione? È possibile
“piantare” nelle nostre menti qualcosa di buono
affinché porti frutti buoni? La mente umana è un
campo in cui si possono seminare semi buoni,
oppure vi si possono lasciar crescere erbacce. Cristo
è il solo che ha “parole di vita eterna”, cioè di vita
piena, generosa, lieta. La sua etica è la letizia. E può
essere appresa mediante lettura e riflessione sulle
pagine ispirate del Nuovo Testamento. Il discepolo
della verità che è in Gesù impara a essere rinnovato
nello “spirito della mente”, a rivestire la persona
nuova creata a immagine di Dio nella giustizia e
nella santità che procedono dalla verità che è Cristo
Gesù.
Il contrario di «paura»
Nel 2008 un’inchiesta sulla popolazione mondiale
stabilì le cause più diffuse di paura. La prima causa
di paura risultò la perdita di persone care; poi 2) non
autosufficienza fisica a causa di una malattia; 3)
impoverimento; 4) violenze, aggressioni, rapine; 5)
timore per i figli; 6) perdere le proprie facoltà
intellettive; 7) perdere la propria casa; 8) perdere il
lavoro; 9) cadere in miseria; 10) catastrofe naturale;
11) attentato terroristico; 12) rimanere soli; 13) Fallire,
non essere all’altezza delle aspettative degli altri; 14)
Non riuscire a cogliere le opportunità in una società
che corre; 15) Epidemie di massa; 16) guerra; 17)
paura di prendere l’aereo; 18) essere costretto a
emigrare; 19) timore del vuoto o di luoghi troppo
affollati. Come si vede nel
2008 l’epidemia era al
quindicesimo posto, cioè fra le
ultime cause di paura in questa
classifica sociologica. Chissà
che posto occupa oggi la
paura dell’epidemia… Chi
riflette può trarre da questa
curiosa classifica le lezioni che
vuole. Però, a quest’amara
classifica delle paure si può
accostare una parola
meravigliosa di Giovanni
apostolo: «Nell’amore non c’è
paura, al contrario l’amore
perfetto scaccia la paura,
perché la paura suppone un
castigo e chi ha paura non è perfetto nell’amore». Il
contrario della paura non è il coraggio scriteriato ma
l’amore che si impara da Dio, amore che si mostra
nella persona di Gesù nazareno. Amore che supera
ogni intelligenza umana, la quale infatti non riesce a
comprendere come sia possibile che esseri piccoli e
inadeguati come noi possano essere benvoluti dal
creatore dell’universo. E se provassimo a arginare e
dominare le nostre paure proprio con la certezza di
essere amati dal Signore? Quanto avremmo tutti
bisogno della forza di Gesù nazareno, che può
fortificare la nostra persona interiore. Così, radicati
e fondati nella sicurezza del suo affetto, possiamo
essere resi capaci di misurare la larghezza, la
lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di
Cristo, e di conoscere per esperienza questo amore
che sorpassa ogni conoscenza, per giungere a essere
ripieni di tutta la pienezza di Dio. Non sarà urgente
imparare umilmente a gustare il suo grande affetto,
ritornando a Gesù nazareno che parla nel Nuovo
Testamento?
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ha il solo fine di
promuovere il
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importanti della vita e
della fede in Cristo.
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