CORONAVIRUS - Le riflessioni del poeta-scrittore Domenico Defelice
Combatteremo con fermezza e tenacia
Cari Lettori de Il Pontino nuovo,
Il mondo intero, non solo Pomezia e l’Italia, sta vivendo un dramma inaspettato, che una società così avanzata - per esempio, in fatto di tecnologia - non si sarebbe neppure immaginato e che rischia di provocare milioni e milioni di vittime.
Si dice che siamo costretti a combattere una vera e propria guerra. Niente di più sbagliato. Una guerra si riconosce, diciamo che si tocca con mano, così ci si può in qualche modo difendere, escogitare strategie, approntare ripari. COVID 19 non si vede e non si tocca; COVID 19 sta in mezzo a noi, ci colpisce e ci annienta quando vuole e noi ce ne accorgiamo, a volte, quando ormai è troppo tardi, non possiamo controbattere. Non è guerra il lottare alla cieca.
Nell’infanzia, abbiamo conosciuto la violenza della guerra. Siamo stati sotto le bombe e abbiamo rischiato di morirne. Ma la vedevamo - la guerra - e, in certo qual modo, eravamo istruiti a difenderci, come, appena sentivamo arrivare un aereo, correre verso i rifugi o stenderci e rimanere pancia a terra finché il pericolo non si fosse allontanato; così, se la bomba non ci cadeva proprio addosso, più o meno potevamo salvarci dalle schegge infuocate che la bomba esplosa sfrecciava a raggiera.
La guerra stava davanti e intorno a noi e noi la vedevamo e la toccavamo, attraverso i soldati; le rappresaglie, gli attentati, gli eccidi; le razzie (in campagna, un plotone di tedeschi ci ha privato di tutto, uccidendo galline e maiale, portandosi via sghignazzando ogni bene e ogni vettovaglia caduti sotto i loro occhi e sotto le loro mani grifagne); gli aerei che, all’improvviso, apparivano in frotta da dietro i monti e le colline, mitragliando e scaricando i loro ordigni di morte; i giocattoli per noi bambini, che, appena raccolti, esplodevano devastandoci o uccidendoci. Si vedeva, la guerra, e la si toccava e, contro di essa - ripetiamo - ci si difendeva, si organizzavano strategie; COVID 19 - ripetiamo - non si vede e non si tocca, è come l’aria che si respira.
Allora, COVID 19 è invincibile? No, assolutamente no. Lo vinceremo se la smetteremo di pensare e dire scioccamente che noi stiamo combattendo una guerra. Per annientare COVID 19 occorre, prima d’ogni cosa, correggere noi stessi, modificare il nostro modo di pensare e di vivere, riconoscere che, nel mondo, esseri umani, animali, piante, siamo un tutt’uno e, come tale, dobbiamo comportarci e agire. Occorre abbandonare furberie ed egoismi; occorre combattere e vincere noi stessi, i nostri nichilismi, i nostri parassitismi, i nostri anarchismi e gli altri innumerevoli ismi. La libertà non è assoluta, la libertà è relativa, la libertà finisce dove incomincia la libertà di un altro; perciò, non possiamo continuare a folleggiare come se fossimo gli unici sulla crosta terrestre; se non considereremo l’unicità della vita sulla pianeta terra, COVID 19 non lo vinceremo; continuerà a lavorare nell’incognito, muterà, si trasformerà continuamente, agevolerà l’arrivo di altri nemici uguale a se stesso, o ancora peggiori e per l’uomo nel mondo non ci sarà più scampo.
È stata compresa, o, almeno, ci siamo messi in sintonia di comprendere la lezione? Sembra di no.
Continuano le leggerezze nell’affrontare la pandemia da parte di coloro che governo le nazioni. Sbeffeggiare un paese in difficoltà, pensando che si sia intoccabili o immuni, è da cinici lestofanti; approfittare del virus per fare concorrenza, denigrare i cibi e i prodotti degli altri (lo spot francese contro la nostra pizza ha fatto veramente vomitare, ha superato ogni limite di decenza, volgarità, cattiveria), è da banditi d’infima tacca; una economia mondiale, impostata solo sulla finanza, creata e mantenuta da un ristretto manipolo di caimani che, nelle loro mani insanguinate, conservano più del novanta per cento della ricchezza globale, è da bestie sataniche, immonde, feroci (rispettando le bestie feroci, che uccidono solo per bisogno). Occorre abbattere questo triste e nefando capitalismo ad esclusiva trazione finanziaria e speculativa, dove tutto è stato snaturato, dove persino le banche - tanto per fare un esempio, visto che accenniamo al dio denaro - non sono più tali, ma macchine feroci per succhiare i tuoi risparmi e mandarti sul lastrico. Le banche son nate per raccogliere ricchezza dando un giusto compenso, un interesse, a chi gliela consegnava in deposito e prestandola ad altri a un interesse più alto; il loro utile consisteva nella differenza tra i due tassi. Oggi le banche non danno più interesse e divorano il nostro capitale attraverso innumerevoli balzelli; svolgono quasi esclusivamente speculazione finanziaria e attività di vera e propria rapina; se un loro cliente è in difficoltà col mutuo per la casa, non gli danno tregua, gliela pignorano anche per una sola rata non pagata, la fanno mettere all’asta e loro stesse se la comprano a un prezzo irrisorio, rivendendola, poi, a prezzo di mercato. Occorre ripensare tutto.
La ricchezza non va sprecata per sciocchezze e cose futili, ma impiegata specialmente nella scienza e nella cultura, per una vera e totale conoscenza dell’uomo, nella sua interezza materiale e spirituale, e per lo studio delle malattie, per prevenirle e per debellarle. Occorre cambiare rotta, in tutto: nella famiglia, tra i popoli, le nazioni; occorre ripensare ogni cosa e partendo da ciascuno di noi.
La consapevolezza del dramma che stiamo vivendo non ci sembra ancora da tutti recepita, come non ci sembra ci sia assoluta e unanime volontà di combatterlo. Una Francia, che sberleffa l’Italia, perché è stata tra le prime nazioni a essere invasa dal virus, non è apparsa generosa, lungimirante, tanto meno edificante e ora è costretta a piangere per lo stesso male. Un premier inglese, che, quasi con indifferenza, dica ai propri concittadini di prepararsi a veder morire molti loro familiari; che auspica un virus che infetta almeno il sessanta per cento della popolazione, così da pervenire, nel tempo, a una specie di vaccinazione naturale, ci sembra sia investito di nient’altro se non di lucida follia. Un’Europa solo grettamente burocratica, che pensa a conti e bilanci - e sbagliando, per giunta, quasi tutto! -, che non riesce a darsi una direttiva comune in campo sanitario e contro la terribile pandemia, continuando, invece, a gingillarsi con leggi e leggine ridicole e assurde, come il consumo degli insetti, la lunghezza dei cetrioli dei piselli e delle banane, l’età e la lunghezza delle sardine da pescare e tante altre autentiche ilarità; che si barcamena tra due parlamenti, spendendo e sprecando ricchezze a palate; ci sembra un’inutile istituzione tetragona, ottusa, dannosa, destinata a procurare solo disastri, non quell’unione auspicata e voluta dai suoi fondatori. Una ONU, che non riesce a imporsi tra nazioni che di essa fan parte e che continuano a combattere guerre infinite e sanguinosissime, a noi appare inutile se non perniciosa, perché fa solo l’interesse del più forte.
Tutto, nel mondo, deve essere ripensato. Ma, ripetiamo, bisogna partire dal singolo, da ognuno di noi. Non si vince COVID 19 abbandonando in fretta e furia le città del Nord, prendendo d’assalto treni e pullman, per rifugiarsi al Sud, rischiando d’infettare zone ancora esenti e meno attrezzate a combattere il male; tutto ciò ci sembra demenza, menefreghismo, vera e propria disonestà. Non combattono COVID 19 quei giovani che continuano ad affollare locali o a riunirsi all’aperto in centinaia e in migliaia, dandosi abbracci e baci, facendo autoscatti, rischiando che, o prima o poi, vengano infettati anche loro e trasportando, così, il nemico nelle proprie case, infettando genitori e nonni, bambini, anziani debilitati o già colpiti da altri mali e da altre infermità. Non si combatte COVID 19 diffondendo false notizie, spesso a fine di concorrenza sleale; ricorrendo a segni e a riti taumaturgici; vendendo unguenti e infusi vari. E lasciatecelo dire, permetteteci di star lontani da ogni ipocrisia, visto gli entusiasmi dei media per <certi fenomeni ed estemporaneità: non si combatte COVID 19 con canti e schiamazzi da finestre e balconi e col ballare il tango sui terrazzini; a noi danno l’impressione che, per esorcizzare la paura, ci si masturbi in collettivo; né si combatte con l’esporre il tricolore, quando al tricolore veramente non si crede, quando, fino a ieri, è stato schifato da una maggioranza pecorona, volta per lo più a sinistra; siamo starti nella scuola e sappiamo le difficoltà che abbiamo dovuto superare, non tanto tra gli allievi, ma tra i colleghi, nel parlare di Bandiera, di Patria, di Famiglia, di Religione; ed è di appena qualche anno che una nostra valorosa parlamentare ha portato per le strade e le piazze di Roma un cartello con su scritto: Dio Patria Famiglia, che vita de merda! Povero Mazzini, al quale noi abbiamo sempre creduto. Il tricolore è sacro, rappresenta la nostra Nazione; va prima amato, tenuto nelle nostre case e nei nostri cuori (gli Americani, la loro bandiera, se la portano appresso piegata a puntino anche nei portafogli); non va esposto solo durante i campionati di calcio e solo per esorcizzare il coronavirus, il quale del tricolore se ne infischia, come se ne infischia di ogni altra bandiera. E non si combatte il COVID 19 con editti quasi draconiani e folli, cervellotici: chiusura di alcuni locali e non di altri; chiusura di locali a partire da una certa ora (come se il virus seguisse gli orari!); chiusura di alcune attività e non di altre; divieti di andare nei parchi (Boccaccio ci ha insegnato che le infezioni si possono evitare o attenuare stando nelle campagne, sotto gli alberi, certamente non a gruppi serrati, non in folle compatte, ma distanziati l’uno dall’altro) e tanto altro ancora, sempre e comunque slegato, cervellotico, contraddittorio, lontano, spesso, da ciò che vien detto e consigliato da scienziati e virologi, come se ciò che vien fuori dalla testa di cavolo di un inetto politico (non abbiamo più, da decenni, veri politici e veri statisti, ma ignoranti parassiti) avesse più senso e valore di quello di chi studia e combatte ogni giorno, nelle università, nei laboratori, nelle cliniche, negli ospedali.
COVID 19, Cari Lettori, l’annienteremo - lo ripetiamo per l’ennesima volta - se prima lo combatteremo con fermezza e tenacia dentro ciascuno di noi, rivoltandoci, ciascuno di noi, come un pedalino.
Domenico Defelice