I cittadini della Comunità di Ardea invitano alla vigilanza perchè sia fatta rispettare, come prevede la legge, la volontà del grande Maestro
Gli ultimi sviluppi del caso Manzù
Riassunto dei fatti precedenti.
Due funzionarie romane che dovrebbero curare e valorizzare i nostri beni culturali (Edith Gabrielli e Maria Giuseppina Di Monte) il 15 aprile 2019 scrivono una lettera privata a Giulia Manzoni con l’autorizzazione ad andare ad Ardea, nel giardino di un museo, per aprire il sarcofago di una tomba e portarsi via la salma del defunto. Le due funzionarie raccomandano agli “eredi del defunto” di non rimettere a posto niente perché sarebbe stato “loro cura” restaurare il sepolcro di proprietà dello Stato.
Gli “eredi del defunto” incaricano subito una agenzia funebre locale di fare il lavoro di rimozione della salma: la data fissata, d’accordo con le due funzionarie, è il giorno 3 giugno 2019 alle ore 16. Viene privatamente informato anche Mario Savarese (sindaco di Ardea) che “umilmente e devotamente” si era messo a disposizione della famiglia.
Tutto era pronto quando, all’ultimo momento, i cittadini della comunita’ di Ardea scoprono che la salma del defunto è quella di Giacomo Manzu’ che quasi trenta anni prima, dopo la sua morte, aveva scelto di riposare per sempre in pace nel giardino del suo museo dove era stato sepolto con tutte le autorizzazioni previste dalla legge per la sepoltura fuori dal cimitero. Gli “eredi del defunto”, a questo punto, sono costretti ad uscire allo scoperto ed il 23 maggio 2019, chiedono ufficialmente al Comune di Ardea, come prevede la legge, l’autorizzazione a rimuovere la salma di Giacomo Manzù dal giardino del museo: la loro intenzione è quella di portarla a San Benedetto del Tronto per la cremazione.
L’ufficiale di governo dello stato civile di Ardea, vista la legge, risponde subito agli “eredi del defunto” che non si può autorizzare la cremazione di Giacomo Manzu’ perché dalla documentazione presentata risulta che voleva essere “sepolto”.
Nonostante ciò gli “eredi del defunto” fissano una nuova data per la rimozione della salma e dopo aver dichiarato il 7 giugno 2019 davanti ad Antonella Liberatori (la responsabile dell’ufficio di Stato civile del comune di Ardea) “di voler procedere alla cremazione della salma”, pretendono con gli avvocati il rilascio immediato dell’autorizzazione, ma poi il clamore mediatico suscitato dalla vicenda consiglia i protagonisti di questa storia, in particolare a Roma, di aspettare “tempi migliori”.
I “tempi migliori” vengono scelti nella primavera del 2020, in piena pandemia covid, quando gli avvocati degli “eredi del defunto” presentano un ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio sostenendo che il comune di Ardea non aveva ancora concluso il procedimento amministrativo cominciato con la richiesta presentata il 23 maggio 2019.
Il TAR del Lazio, presieduto da Elena Stanizzi, riapre il procedimento amministrativo nonostante il fatto che il comune di Ardea, per la seconda volta, avesse comunicato agli “eredi del defunto” che la loro richiesta era “inammissibile ed improcedibile”. In piena estate, nel mese di agosto, il TAR del Lazio fissa trenta giorni di tempo al comune di Ardea per il definitivo provvedimento, altrimenti il ministero dell’interno avrebbe nominato un commissario per prendere la decisione al posto del sindaco.
Il 25 agosto 2020, con il sindaco, il comune di Ardea decide, per la terza volta, che non si può autorizzare la cremazione di Giacomo Manzù. Sembra tutto finito, ma nel mese di novembre i cittadini della comunita’ di Ardea vengono a sapere che un commissario nominato dal ministero dell’interno, tomo tomo cacchio cacchio, aveva preso un’altra decisione come se il comune di Ardea non esistesse autorizzando, senza alcuna legale ragione, la rimozione della salma di Manzù, ma non la formale cremazione richiesta dagli “eredi del defunto”.
E veniamo ai nostri giorni.
Gli “eredi del defunto” incaricano, questa volta, una agenzia funebre di Albano di rimuovere la salma di Manzù per portarla questa volta in un crematorio di Castel Volturno. Il titolare dell’agenzia funebre, minacciando azioni legali e denunce ai carabinieri, pretende ogni giorno dal comune di Ardea di portare a termine il suo lavoro ignorando volutamente che la cremazione della salma di Giacomo Manzù sarebbe un atto illegale. La legge, infatti, parla chiaro: “La cremazione deve essere autorizzata dal sindaco sulla base della volontà testamentaria espressa dal defunto” (art. 79 del D.P.R. 1990, n. 285) ed è stato definitivamente accertato e provato che Giacomo Manzu’ voleva essere sepolto. Anche “il trasporto di un cadavere, di resti mortali è autorizzato dal sindaco” (art. 24 del D.P.R. 1990, n. 285). I cittadini della comunita’ di ARDEA invitano alla vigilanza perché sia fatta rispettare, come prevede la legge, la volonta’ di Giacomo Manzu’ di riposare in pace nel giardino del suo museo dove scelse di essere sepolto.
Giosuè Auletta
Cittadini della
Comunità di Ardea