Tirata di orecchie al sindaco Zuccalà da parte della cellula pometina dell’Associazione Luca Coscioni in merito all’inaugurazione dei giardini Petrucci
Inaugurate le nuove barriere architettoniche
Non sarà sfuggita a molti una delle foto del 25 aprile scorso scattata in occasione dell’inaugurazione dei giardini Petrucci e pubblicata sui social del Comune di Pomezia. L’immagine evoca, immaginiamo non volutamente, il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, un’opera che rappresenta idealmente la marcia fiduciosa del proletariato verso il riscatto sociale.
E a quei molti non sarà sfuggito un particolare non secondario: e cioè che alle spalle delle figure in primo piano - non dell’opera di da Volpedo -non tutti coloro che necessitano di riscatto sociale erano rappresentati.
L’elenco delle fragilità, temporanee o permanenti, potrebbe essere lungo e non utile ai fini del messaggio e si potrebbe dire che il periodo storico non aiuti: virus, quarantene, tempo incerto, barriere architettoniche, etc… Ma al netto del già esistente potrebbero concomitaremotivazioni fresche che, in senso lato e non solo, sono state inaugurate il 25 aprile scorso.
Bisogna anzitutto rinnovare alla memoria anche degli insospettabili (!) che per ogni nuovo intervento che viene realizzato sul territorio della Repubblica Italiana, la normativa - a voler tralasciare il senso civico - obbliga alla rimozione (e non alla creazione) delle barriere architettoniche inquadrate, laddove è presente, nel Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).
Come spesso ci è capitato di segnalare in questi anni le barriere esistenti sul territorio sono numerose, variegate e diffuse e solo un approccio sistemico può ambire ad una loro progressiva e definitiva eliminazione.
E questo per ciò che attiene all’esistente; per ciò che riguarda i nuovi lavori, l’abbattimento delle barriere (tutte) deve essere concomitante.
E non solo sui social ma anche, come dire, nella vita vera.
Ma andiamo con ordine ed elenchiamo solo qualcuna tra le problematiche più importanti (alcune delle quali individuate in modo puntuale dalla pagina Facebook Pomezia: sicurezza, città e territorio) che denotano, in progettazione e realizzazione, una assoluta mancanza di valutazione sull’accessibilità e la fruibilità da parte di tutti.
1) I servizi igienici femminili dei giardini sono inaccessibili alle persone con disabilità e anche a chi ha difficoltà a fare le scale: una lunga e stretta scalinata costituisce l’unica via di accesso.
2) La ghiaia, che ricopre la maggior parte della superficie dei giardini, eccetto il corridoio centrale, rende difficoltosa e pericolosa l’accessibilità alle persone che si muovono su sedia a rotelle o, banalmente, ai genitori con passeggino.
3) È totalmente assente un codice tattile per le persone ipovedenti o non vedenti.
4) Le due aree dei giardini non sono raccordate tramite apposite rampe.
5) La segnaletica informativa è illeggibile per chiunque in quanto scritta su plexiglass, a maggior ragione per una persona ipovedente. Aggiungiamo che cartelli di questa fattura, quindi vere e proprie barriere percettive e visive, sono state sparse anche nei pressi di altri edifici in Piazza Indipendenza.
Basta? No! Già queste sono mancanze così enormi e grossolane che non necessitano di approfondimento.
Sono visibili agli occhi di tutti e significa solamente che dei miglioramenti, ottenuti con gli oltre 300.000 mila euro impiegati per i lavori di riqualificazione dei giardini, solo alcuni cittadini potranno giovarne. E questo costituisce di fatto esclusione e discriminazione.
Ci chiediamo se quando il Sindaco ha scritto che a Pomezia il PEBA sarà diverso rispetto al resto di Italia, intendeva questo.
Sì il PEBA! Perché, sulla carta e scritto lieve, lo scorso dicembre la Giunta ha adottato - in attesa che il Consiglio Comunale lo discuta e lo approvi - un documento che è stato definito PEBA ma che in realtà è un elenco di interventi solo su alcune parti della Città e di conseguenza senza creare percorsi ma solo isole irraggiungibili.
Sono le stesse linee guida della Regione Lazioche dicono che i PEBA devono essere “strumenti per coniugare progettazione accessibile e inclusione sociale, benessere ambientale e vivibilità dello spazio pubblico”.
Quattro anni fa sul nostro territorio il concetto di PEBA era conosciuto solo da pochi, nonostante sia obbligo di legge dal 1986. Si continuava a parlare di abbattimento di singole barriere architettoniche, senza lanciare lo sguardo verso una visione ampia e strutturale della Città.
Molti ricorderanno l’impegno che i candidati sindacoavevano assunto su richiesta della Cellula Coscioni di Pomezia nella scorsa campagna elettorale indipendentemente dal risultato conseguito. Con quell’impegno saremmo dovuti giungere a un PEBA di significato entro un anno o poco più. Sono passati quattro anni e di sostanza abbiamo ben poco.
Ecco perché come Associazione Luca Coscioni abbiamo citato il Comune di Pomezia in giudizio ed ecco perché oggi, anche alla luce di quanto non fatto in fasedi riqualificazione dei giardini Petrucci (ma la lista sarebbe lunga) è doveroso, comunque vada, che il ricorso vada avanti. Perché quel ricorso prima ancora che abbattere le barriere e far approvare un PEBA serio, serve a dare voce a chi, per fragilità, quella voce non riesce ad imporla.
Prendiamo atto del fatto che non ci sia la volontà politica di approvare un PEBA che sia realmente efficace già da subito e che in un tempo non molto dilatato diventi un fruttuoso generatore di inclusione sociale.
Però crediamo che ci siano delle domande a cui, chi gestisce il denaro pubblico, debba rispondere. Dopo averle poste negli anni le riassumiamo qua, vuoi che sia la volta buona che si ottenga risposta, vuoi che sia la volta buona che diventino le domande di tutti.
1. Perché non sono stati rispettati gli impegni assunti in campagna elettorale nei tempi stabiliti?
2. Perché acquistare la Bandiera Lilla? Era utile? E se era utile perché non è stata riacquistata alla scadenza?
3. Perché non sono state minimamente prese in considerazione le oltre 1000 sottoscrizioni alla Petizione Popolare per l’Inclusione del 2019? Chiedevamo rispetto per l’impegno sul PEBA, spiagge accessibili e servizi migliori.
4. Perché sono state commissionate le linee guida per la redazione del PEBA alla società Crealink di Pisa, quando la Regione Lazio le aveva predisposte gratuitamente per i Comuni della regione?
5. Perché quelle linee guida non sono mai state rese pubbliche nonostante la nostra richiesta di accesso agli atti seguita da diffida?
E soprattutto perché una volta acquistate non sono state utilizzate per la bozza di PEBA che, invece, riprende quelle della Regione Lazio?
6. Perché l’avvocato del Comune ha depositato al tribunale di Roma una memoria in cui dice che il Comune di Pomezia ha approvato definitivamente il PEBA il 28/12/20, quando, invece, la giunta lo ha solo adottato il 29/12/21, in attesa dell’approvazione del Consiglio Comunale?
Sono risposte dovute, perché riguardano l’uso, in alcuni casi quantomeno disinvolto del denaro pubblico, e costituiscono una continua e inaccettabile posticipazione del riconoscimento di diritti fondamentali.
Cellula Coscioni Pomezia
*I documenti citati nel presente articolo sono reperibili sulla pagina Facebook “Cellula Coscioni Pomezia Senza Barriere”