L’operaio Salvatore Mongiardo di 65 anni è caduto da un capannone
Incidente mortale sul lavoro
Incidente mortale a Pomezia sul lavoro venerdì 21 gennaio 2022. L’operaio Salvatore Mongiardo di 65 anni, è caduto mentre lavorava su un capannone nella zona industriale di Santa Procula. Una caduta di diversi metri che purtroppo gli è stata fatale. Unanime il cordoglio nella città per questo ennesimo incidente sul lavoro di cui se ne è fatto portavoce anche il Pd di Pomezia: “Oggi pomeriggio abbiamo deposto un fiore per ricordare Salvatore, l’operaio deceduto questa mattina in uno stabilimento di via di Santa Procula, a Pomezia. Insieme alla Cgil, Anpi, Sportello Donne e Casa dell’Albero ci siamo ritrovati per commemora l’ennesimo decesso sul lavoro. Semplicemente pensiamo che non si può morire così, cadendo da un’altezza di cinque metri. Non è possibile che nel nostro territorio la conta dei morti sul lavoro non accenni a diminuire. Questo ennesimo incidente sul lavoro certifica un problema enorme che abbiamo nella nostra città che troppo spesso viene sottovalutato. Senza ipocrisie, guardando al fatto come una dolorosa realtà e non come un incidente, siamo convinti si debba fare qualcosa per limitare le morti sul lavoro. Ecco perché anche oggi torniamo a chiedere un protocollo tra forze dell’ordine, Comune e sindacati che abbia la forza di garantire sicurezza per i lavoratori e condizioni di lavoro adeguate”.
T.S.
Il primo volume del premio letterario Città di Pomezia
Centro Sisyphus
Centro Studi Sisyphus
Fuori dell’ombra e al chiarore delle parole
Premio letterario internazionale Città di Pomezia
Gangemi Editore International, 2021
Pagg 110
Fuori dell’ombra e al chiarore delle parole, con premessa di Fiorenza Castaldi, prefazione di Gloria Galante, introduzione e nota di Massimiliano Pecora e antologia delle opere premiate, è il primo volume della Collana “Quaderni del Centro Studi Sisyphus” di Gangemi Editore International.
Nella premessa la Castaldi, direttrice del Centro Studi, spiega ai lettori: “Il frutto di questa selezione e del rigoroso criterio che l’ha guidata è raccolto in questo volume, nato dal sostegno dell’amministrazione comunale e dal lavoro del Centro Studi Sisyphus, allo scopo di portare fuori dell’ombra e al nitore delle parole il talento dei vincitori delle sezioni in gara nella XXVIII edizione del Premio letterario internazionale Città di Pomezia”.
Continua Gloria Galante, direttrice del Museo Lavinium, nella prefazione: “Come il Sisifo di Albert Camus, i fondatori del Centro Studi si dispongono a far fede a sé stessi e all’etica del proprio impegno per la ricerca scientifica, nel tentativo - questo sì di ascendenza mitologica – di ingannare la distruttrice mola del tempo da cui si salvano solo quanti ambiscono a superare, con l’impegno intellettuale e civile, il macigno della ristrettezza culturale, tragico e terribile emblema della nostra finitudine”.
Appare chiaro lo scopo del Centro e di coloro i quali organizzano il Premio letterario, scopo alquanto nobile di scoprire il talento al di là di ogni possibile condizionamento.
La giuria, ogni anno diversa, valuta attentamente tutte le opere pervenute di ogni singola sezione, redigendo anche una scheda tecnico-critica.
Nella sezione simbolo del Premio, ossia quella della silloge poetica, si è distinta L’albero custode di Claudio Carbone, un esempio lampante di un surrealismo d’idillio coerente e compatto, in cui il paesaggio naturale diventa il pretesto per veicolare contenuti e immagini di alta espressività.
“Le assenze hanno edificato l’aria/ coi destini seminati nelle serre/ mai raccolti; Ovunque alla deriva/ flussi migratori confondono/ l’armonia dei campi; Seduto sulla riva/ aspettavo che il mare parlasse […] tutt’intorno l’acqua/ traboccava d’umanità; La foresta non fa più notizia/ nel groviglio che appaga/ nascondendo il cielo; Plastica/ i peccati non rimessi/ tra i rami/ in brandelli/ per una specie/ che sopravvive/ crocifissa. Questi alcuni dei versi presi dalle diciassette liriche che compongono il florilegio, versi in cui vi è un evidente rimando alla società attraverso la natura e i suoi paesaggi. Si parla di terre contese, assenze, mancanze di un’umanità che è spaesata e che sopravvive ai guai causati dal suo scellerato comportamento, ma in quale modo? Come sopravvive? Crocifissa, ossia messa in croce, tormentata, accettando con rassegnazione le sofferenze e i dolori. Il poeta, quindi, giunge a parlare, in maniera delicata e con un lessico scelto, di questioni di un certo peso riguardanti il genere umano o una parte di esso, partendo proprio dalla natura. Sembra che la realtà che lo circonda non sia più la stessa, quasi non gli appartenga.
Nell’introduzione completa il discorso Massimiliano Pecora, storico e critico letterario: “Resta in gran parte un enigma la capacità della letteratura, delle parole e delle frasi parlate e scritte di creare, di comunicare, di rappresentare personaggi indimenticabili, personaggi con le cui vite magari arriviamo a identificare le nostre di così poco conto, e la cui durata va ben oltre la vita personale dello scrittore e del lettore. Solo la letteratura può assicurare l’essere umano dalla sua incapacità di designare ciò che ancora sfugge al nostro intelletto”.
Dunque, una volta accettate e comprese sia l’incompletezza sia l’incapacità umana, rimane la letteratura, quale antidoto per vivere molteplici vite o forse solamente la propria, ma con più leggerezza.
Manuela Mazzola