Nell’ultima tornata elettorale ha vinto l’astensione
Democrazia e populismo
Qual’è la notizia di maggior rilevanza che ha caratterizzato quest’ultima tornata di amministrative appena trascorsa? Al di là delle vittorie riportate dalla sinistra (PD) nelle maggiori città italiane, dove il pericolo di una destra arrogante, demagogica e sconclusionata (prima no mask, poi no vax, poi no vax al di sotto dei 40 aa, poi ancora no green pass) è stato scongiurato, la nota di inquietantemente di maggior rilievo è quella della bassa affluenza e dell’astensione. La media nazionale dei votanti è risultata di poco superiore al 54% (al I° turno), il che significa che quel sindaco che è stato eletto con il 51% in quella tale città, ha di fatto preso solo il 25% di tutto quello che è l’elettorato complessivo: un quarto appena.
Questa astensione è l’ultimo capitolo di una tendenza italiana (comparabile, con altre democrazie occidentali, dette ‘democrazie mature’) in atto da più di un quarto di secolo. Una curva al costante ribasso, che questa volta si è impennata sprofondando in giù. E’ un sintomo di un apatico disinteresse, di chi non sa, o ha dimenticato quanto è costata questa democrazia? E’ invece il ragionato rifiuto dell’ ‘impolitico’? è indifferenza generica per l’inadeguatezza dell’offerta politico-partitico, oppure segnala una forte crisi delle rappresentanze, logorate da anni di populismo (prima di marca berlusconiana, poi di marca semi-fascistoide: Lega FdI, o trasversale qualunquista del grillismo); e logorate anche dall’incipiente e più recente dominanza tecnocratica; una dominanza che non costituisce una novità nella storia politica italiana (e non solo) dell’ultimo trentennio, una ciclica periodicità di volta in volta declinata in varie maniere e con diverse coloriture politiche.
Il populismo, che sta ora trasferendosi nelle aree della destra più o meno ‘accentuata’, a tener compagnia al sovranismo o al suprematismo o al negazionismo…, si caratterizza per il suo attacco diretto al sistema delle rappresentanze, con la sua ridondanza informativo-mediatica che svuota e ‘deleggittima’ il principio della delega, creando l’illusione di un rapporto diretto con il capo (o con il carisma di ‘chi comanda’). Uno vale uno, in una sorta di ‘familismo amorale’ dell’azione politica, che così diventa sempre più individuale ed egoistica. Alla riflessione critica sostituisce lo slogan e la faciloneria del complottismo, semplificando (illusoriamente) la natura complessa della realtà. Diffida ideologicamente delle ideologie politiche (‘tanto sono tutti uguali’), del progetto, delle visioni del mondo, riducendo tutto al navigare a vista del giorno dopo giorno. La tecnocrazia invece implica un silenziamento dei non addetti ai lavori, il manovratore (o i pochi manovratori) procede indisturbato, adempie doverosamente all’azione burocratica, alle procedure, passaggi e rituali ella democrazia, però, di fatto li svuota di senso. Si dice poi che agisca spesso in collegamento con indefiniti ‘poteri forti’ mondializzati e delocalizzati(??). Il cittadino che con il populismo si affida al capo carismatico con la tecnocrazia si affida al tecnocrate che, con le sue capacitàtecno-taumaturgiche risolve e sistema, razionalmente, tutte le cose, a differenza del capo carismatico populista che sostanzialmente fonda il suo potere sull’emotività e sul fascino personale.
L’astensione di oggi, si differenza di quella in corso da 20, 30 aa, più basata sul giudizio critico nei confronti del ceto politico-partitico giudicato incapace e più meno corrotto; l’astensione di oggiè più basata su queste due forme (tecnocrazia e populismo) di silenziamento. Il PD si è fatto asse trainante di questa ultima fase tecnocratica, che, almeno fino ad adesso si è dimostrata virtuosa, e bene ha fatto il PD e il resto del centro sx a dare il suo sostegno. L’ampia vittoria amministrativa, è meritata, vista anche la pochezza degli avversari, anche se va detto che è una vittoria ‘a scartamento ridotto’, perché trattasi di amministrative, ma soprattutto –appunto- per il forte astensionismo. Spetterà al PD e le altre ristrette forze di sx (con i 5S che non si capisce ancora cosa devono essere e cosa vogliono fare, con Iv imprevedibile e sempre in vena di trabocchetti) interrompere con le opportune maniere e i tempi giusti, questo abbraccio che, se fino ad adesso si è mostrato essere proficuo per l’Italia e il PD stesso, a lungo andare potrebbe rivelarsi molto deleterio per il partito e la stessa democrazia. Occorre prima o poi chiudere la parentesi dell’emergenza, riappropriandosi della politica che è rappresentanza, con una propositività ‘di sinistra’, basata soprattutto sul lavoro, sulla redistribuzione, sulle politiche di inclusività, dei diritti, del welfare e dell’ambiente. Finora la tanto decantata ripresa economica post pandemica non ha avuto alcuna ricaduta sul mondo del lavoro o sul mondo delle povertà, il disagio sociale e precariato regnano sovrani, mentre di lavoro si muore ogni giorno; cominciare poi con il reddito di cittadinanza o le pensioni non mi sembra proprio la ripartenza giusta.
Giuseppe Chitarrini
Angelo Licheri aveva 77 anni e si trovava malato in una casa di cura di Nettuno
E’ morto l’Angelo di Alfredino
Era il giugno del 1981 quando un bambino di circa sei anni, Alfredino Rampi cadde maledettamente in un profondo pozzo artesiano nella località di Vermicino, nella campagna romana. Per salvarlo tante persone accorsero in quello che in poche ore divenne un vero e proprio circo mediatico, con le riprese televisive, per la prima volta in diretta, 24 ore su 24. Dopo alcuni tentativi falliti, accorse anche un uomo piccolo di statura e molto magro era Angelo Licheri, ricordato da tutti come l’Angelo di Alfredino. Si fece calare nel pozzo e tentò, ma inutilmente, di imbracare il piccolo. Il moschettone si sganciò, allora provò a tirarlo, sempre parlandogli amorevolmente e promettendogli giochi e gite, ma un polso del bimbo si spezzò, con un rantolo più forte degli altri. Dopo avergli ripulito la bocca e gli occhi ed un bacio al volo, si fece riportare in superficie. Angelo era ormai stremato e soprattutto disperato per non essere riuscito nell’impresa. Rimase per un mese in ospedale e la sua vita, da quel tragico fatto, fu segnata per sempre. Ogni giorno ha pensato ad Alfredino; ormai molto malato e privo di mezzi si era ritirato in una Casa di Cura a Nettuno. E’ proprio lì, abbandonato dalle istituzioni che è morto la notte del 18 ottobre scorso, all’età di 77 anni. Il Comune di Nettuno gli ha riservato un funerale molto partecipato. Infatti, tra la folla che ha lungamente applaudito la salma al suo passaggio, vi era il Sindaco Alessandro Coppola che ha voluto ricordare il suo altruismo, preso ad esempio come guida nei momenti di difficoltà ed ha concluso che Licheri non ha avuto in vita il compenso che meritava. E’ stato un vero e proprio eroe tanto più che il suo encomiabile gesto è venuto da un volontario. Erano presenti ai funerali la Protezione Civile ed i rappresentanti del “Centro di Ascolto Alfredo Rampi”.
Rita Cerasani
Assemblea soci UNIMRI
Il 23 ottobre 2021 si è celebrata l’Assemblea Elettiva dei Soci UNIMRI del Lazio, un evento che segnerà la vita del sodalizio, quale seconda pietra fondante per la ripartenza dell’associazione, la prima è stata l’assemblea siciliana. Hanno partecipato la maggioranza assoluta dei soci e hanno eletto gli organi diretti.
La presenza del presidente nazionale, cav. Giovanni Porcaro, oltre essere un gradito ospite, ha garantito l’aderenza dei lavori alle norme dello statuto. Altro gradito ospite, l’uff. Giacinto Panebianco, consigliere nazionale e presidente della sezione della città metropolitana di Bari, eletto Presidente dell’assemblea, svolgendo impeccabilmente il suo ruolo. Altri ospiti graditi il ten. Pasquale Trabucco, presidente dell’associazione per il ripristino della festa nazionale del 4 novembre è il dott. Giustino Conte docente di Diritto Pubblico, che ha brillantemente dissertato sulla nostra costituzione.
La presenza del cav. Savino Dibenedetto presidente della sezione di Barletta ha sottolineato la fratellanza che lega i soci. Graditi gli auguri pervenuti da tante sezioni e singoli soci.
I presenti hanno provveduto ad eleggere il direttivo del Lazio: Presidente onorario del Lazio G.U. gen. Fabrizio Carrarini, Presidentessa sezione UNIMRI Lazio comm. avv. Carmela Catalano, Vice Presidente vicario Lazio: cav. avv. Donato Gallina.
Vice Presidente Lazio: comm. gen. Salvatore Petrarchi. Consiglieri: cav. Arturo Covone, cav. Gino Marcoccia, uff. Achille Livio Notamo e cav. Marco Zamperi.
Hanno inoltre eletto il consiglio direttivo della sezione della città metropolitana Roma così composto: Presidente onorario cav. gen. Vitoantonio Tarantini; Presidente sezione cav. dott. Gino Marcoccia, Vice Presidente vicario uff. Achille Livio Notamo, Vice Presidente cav. Pasquale Montalto, Responsabile Comunicazione comm. Riccardo Mauri, Segretario tesoriere cav. Filippo Tettoia. Consiglieri: comm. Salvatore Acanfora, cav. Guido Creta, cav. Pietro Lapietra, cav. Luigi Marrazzo, cav. Giampaolo Pigna, cav. Teresa Sparaco, cav. Luigi Zeppetella con delega di Cerimoniere. “Acta non verba”.
Giovanni D’Onofrio