E’ iniziata la prima fase con la pulizia del terreno per poi effettuare i carotaggi
Bonifica Sassi Rossi
Con gli interventi di pulizia e bonifica del terreno dalle piante infestanti che negli anni ne hanno invaso il perimetro, partono ufficialmente i lavori preliminari alla caratterizzazione di Sassi Rossi, il sito inquinato classificato dalla Regione ad altissima priorità e che attende la bonifica da oltre 30 anni. Erano i primi anni ‘80 quando sul terreno con una superficie di 163 mq e ad una profondità variabile tra i 15 e i 30 metri venne scoperta la presenza di rifiuti interrati, che includevano rifiuti urbani mineralizzati e rifiuti pericolosi contenuti all’interno di fusti, ma nonostante un primo tentativo di intervento da parte dell’amministrazione nel lontano 1989, quei contaminanti sono rimasti esattamente dove erano. Alcuni mesi fa dopo un iter lampo da parte dell’amministrazione che ha ripreso in mano la questione, il nuovo proprietario del sito si era rivolto al Tar nel tentativo di bloccare la caratterizzazione, senza tuttavia trovare accoglimento delle sue istanze da parte del Tribunale amministrativo, che ha deciso che la caratterizzazione pagata con fondi regionali potrà proseguire. Proprio in virtù del lungo iter e dei tanti ostacoli, l’intervento posto in essere nelle scorse settimane può essere considerato un fatto storico per la città, l’inizio del percorso che permetterà all’ente di capire con esattezza cosa è stato riversato nel ventre della terra, il grado di inquinamento che ha prodotto e grazie ai sondaggi capire con precisione l’ubicazione delle sostanze inquinanti che ad oggi si conosce solo in virtù di una stima approssimativa.
Oltre alla ditta Stradaioli, chiamata a effettuare la pulizia preparatoria del terreno e la bonifica delle piante infestanti, erano presenti l’assessore all’ambiente Monica Laurenzi, il dirigente l’architetto Marco Paccosi e l’ingegner Gabriele Rezzini. Posta in posizione baricentrica tra le periferie di Casalazzara e Campoleone e confinante con la stazione ferroviaria, si accede all’area percorrendo via della Tenuta di Campoleone. Sovrasta il terreno uno dei tanti viadotti percorsi dai treni in transito presso lo snodo ferroviario. A guardarlo sembrerebbe un appezzamento come gli altri, nel cuore delle campagne apriliane dove i campi incolti si intervallano alle file regolari e geometriche delle colture.
Invece, come riportano i documenti datati e risalenti alla metà degli anni ottanta, oli esausti e sostanze tossiche interrate per anni potrebbero aver mantenuto inalterato il potenziale inquinante.
Proprio per appurare questo aspetto bisognerà effettuare i carotaggi e prelevare 27 campioni da 5 diversi punti. Il costo stimato dell’operazione è di poco meno di 100 mila euro e l’amministrazione è già al lavoro per indire il bando necessario a selezionare la ditta che si occuperà della caratterizzazione, atto preliminare alla futura bonifica del sito.
Francesca Cavallin
Cresce il numero delle persone nella lista comunale
Emergenza abitativa
Complice il Covid-19 e la difficile congiuntura economica, cresce in maniera esponenziale il numero delle persone costrette a bussare alle porte del Comune per far valere il diritto ad avere una casa. Se fino a giugno dello scorso anno il numero di persone in lista per un alloggio popolare sembrava crescere ad un ritmo di 50 unità l’anno, anche per la carenza di alloggi da affidare agli aventi diritto, in poco più di sei mesi già altre trenta famiglie in difficoltà di sono aggiunte alle 663 in coda da giugno 2021, facendo schizzare la graduatoria a ben 694 richiedenti. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di famiglie che hanno presentato richiesta da meno di cinque anni, tuttavia non mancano persone che sono in coda sin dal 2010, quindi da oltre 10 anni e che visti i criteri - volti a privilegiare nel punteggio le famiglie sulla base del basso reddito o altri requisiti come ad esempio il numero di componenti del nucleo o la presenza di soggetti fragili – per ironia della sorte si trovano ai posti più bassi della graduatoria. Vero è che lo slittamento della graduatoria dipende anche dalla tipologia di appartamento che viene liberato e quindi si procede per dimensioni sulla base del numero di componenti. Se prevalgono nettamente i piccoli gruppi famigliari, con ben 230 famiglie in coda composte da tre componenti pari al 33,28% del totale, sempre più nutrito è il numero dei single (154 persone pari al 22,33%) o delle coppie (163 in totale per una percentuale del 23,63%) che si rivolgono agli enti preposti per avere accesso ad una casa popolare. Più drammatica resta la situazione delle famiglie più numerose, per le quali l’emergenza abitativa rischia di durare anni, in virtù della minore disponibilità di tagli grandi per i pochi appartamenti a disposizione. Oltre a 111 nuclei composti da 4 persone (pari al 16,28% del totale), figurano in graduatoria anche 75 nuclei composti da 5 componenti, 41 da 6 persone, 10 nuclei da 7 persone, 32 famiglie da 8 componenti e appena un nucleo famigliare da 9 persone: per costoro l’attesa di un alloggio popolare va avanti da oltre 10 anni.
Francesca Cavallin