Imponente manifestazione del MIO Italia (Movimento Imprese Ospitalità) per chiedere la riapertura dei bar e ristoranti
L’intera filiera della ristorazione al collasso
Il 25 gennaio a piazza del Popolo Roma, si sono riuniti gli imprenditori della ristorazione e dell'ospitalità giunti da tutta Italia; da Cortina, dalla Sicilia ed anche dalla Sardegna.
Erano presenti anche proprietari di attività di Pomezia e Torvaianica e di tutto il litorale Laziale.
La manifestazione è stata organizzata da M.I.O. Italia (Movimento Imprese Ospitalità) nata a marzo 2020 a seguito del clima di incertezza in cui versa questo comparto e diventata associazione di categoria a giugno 2020 grazie all’ingresso in Federturismo Confindustria.
Un movimento indipendente ed apartitico che opera nel settore Ho.re.ca.
Oltre a Paolo Bianchini, che ne è il presidente, sul palco sono saliti imprenditori e ristoratori con un unico scopo: chiedere di riniziare a lavorare in sicurezza come già espletato dai documenti del CTS.
Le aziende di tutta l'intera filiera sono al collasso ed i dipendenti non stanno che ricevendo "briciole" di cassa integrazione.
La soluzione “ristori” del Governo non basta, se ci mettiamo poi che non tutti sono rientrati -nei successivi- causa mancanza codici Ateco!
Non calcolando, poi, che si è preso in esame il mese di aprile 2019, lasciando senza sostegno economico chi in quel mese stava ristrutturando e quindi non ha scontrinato. Oppure chi ha aperto l'attività a maggio o giugno 2019.
Da ottobre le chiusure serali hanno decretato un ulteriore stangata a tutte le attività serali come cocktail bar, pub etc.
M.I.O. Italia, chiede di poter riaprire dal primo febbraio sia a pranzo che a cena attraverso un Dpcm (che gliene dia la possibilità).
Siamo sull’orlo del fallimento perché i ristori ricevuti non sono sufficienti a coprire i costi di gestione, compresi i canoni di affitto.
“Siamo chiusi dal 25 ottobre. Vogliamo lavorare. Siamo alla disoccupazione.- dice Bianchini- ecco perché dal primo febbraio vogliamo riaprire a pranzo e cena! Per questo attendiamo un Dpcm che ce lo permetta. Perché ormai si è capito che non siamo noi a far alzare la curva dei contagi. Non possiamo permettere che abbiano la meglio -le multinazionali- ad esempio: perché negli Autogrill si può bere e mangiare seduti al tavolo e da noi no?".
Sempre Bianchini aggiunge: "La politica è scelta, è assumersi responsabilità: non si può lasciare agli scienziati la scelta politica!"
A proposito di quest'ultima affermazione, ricordiamo che il presidente di M.I.O. Italia ha depositato presso la procura di Viterbo un esposto denuncia contro il virologo Pregliasco, spiega: "Parlano a titolo personale e senza nessuna evidenza scientifica che dimostri la responsabilità dei ristoranti e dei bar nell'innalzamento delle curve dei contagi. Pregliasco ha dichiarato che per tutto il 2021 ci saremmo dimenticati pranzi e cene fuori, in bar e ristoranti".
In piazza, in mezzo a tanti, spicca il cartello di Francesco Testa (Checco dello Scapicollo, Roma) CON-TE NESSUNA...SPERANZA e dichiara: "I nostri locali sono sicuri, abbiamo fatto tutto quello che ci hanno chiesto. Fateci riaprire, non siamo noi gli untori!"
Dal palco "tuona" poi Walter Regolanti (Romolo al Porto, Anzio): "Dobbiamo essere uniti per chiedere dignità! Dove stanno tutti i colleghi che non si sono uniti in questa giornata di protesta?"
Loredana Faccia (Villa Francesca, Pomezia) chiede dignità: "Non vogliamo che li chiamano ristori ma indennizzi. Lui (il governo) ci deve indennizzare -che a ristorare- ci pensiamo noi! Questo è il nostro lavoro!"
Oltre la preoccupazione di non riuscire a mantenere aperte le attivitá, vi è la paura della mafia o degli sciacalli che possano offrire soldi immediati a chi in questo momento non ne ha.
Poi c'è il rischio psicologico, di non sentirsi più all'altezza, di trovarsi senza nulla da fare.
M.I.O. sollecita i suoi associati a contattare, al bisogno, le cinque psicologhe che si sono messe a disposizione.
La paura che la lista dei suicidi possa salire è alta.
Questo vivere nell'incertezza tipo "domenica si apre se diventeremo gialli", ma poi "si attende il dpcm di venerdì" e stai a giovedì....questo non sapere cosa sarà domani è deleterio per chi ha un'attività. Chiediamo chiarezza.
Ogni gestore deve potersi organizzare per riaprire: acquistare la merce, organizzare il personale, pulire e sanificare gli ambienti.
Aggiunge Loredana Faccia: "Questo continuo dover attendere per poter svolgere il proprio lavoro è logorante. Nel frattempo il tempo passa ed al 5 febbraio saranno undici mesi di mancato lavoro e continui sacrifici".
S.M.