Nuova illuminazione grazie alla Marina di Nettuno
New look al Borgo
A Nettuno, finalmente, è stata completata la nuova illuminazione della Marciaronda del Borgo Medievale grazie ad un intervento finanziato dal Porto Turistico Marina di Nettuno in collaborazione con il Comune di Nettuno, dandole un nuovo look nella parte che affaccia sul mare.
“Un bellissimo risultato - ha dichiarato il sindaco Coppola - reso possibile grazie alla fattiva e produttiva collaborazione con il Porto Marina di Nettuno che ha proceduto all’installazione di questa nuova illuminazione che valorizza le splendide mura del nostro Borgo Medievale”.
Un grande plauso è giunto invece dall’assessore Marco Roda agli uomini della Polizia Locale che, con grande senso del servizio, si sono prodigati continuamente e sino a notte inoltrata affinché, durante il nubifragio di metà dicembre, fosse ripristinata la circolazione in quelle strade interrotte dalle conseguenze del maltempo che ha violentemente investito la città. In particolare, diversi arbusti sono caduti in Via Acciarella, Via Ennio Visca, Via dell’Olmata, Via dello Scopone, via Astura e via Santa Maria Goretti per far rimuovere i quali, gli agenti, sono stati in servizio fin quasi la mezzanotte, momento in cui è stata ripristinata la viabilità con l’eliminazione degli ingombri, degli alberi e dei fili elettrici.
Vista l’eccezionalità della situazione, i vari interventi, sono stati effettuati dal personale in servizio ordinario ai quali si sono aggiunti quelli con reperibilità notturna tutti affiancati da squadre composte dal personale della Protezione Civile che hanno provveduto materialmente allo sgombero delle varie sedi stradali. Sempre per Natale, è quindi giunta una comunicazione del sindaco Coppola il quale ha detto: “In questo mio primo Natale da sindaco di Nettuno voglio riservare un pensiero a tutti i cittadini di questa splendida città che sono onorato di governare. E’ stato per me un anno intenso, ricco di emozioni e soddisfazioni, ma anche di responsabilità e momenti difficili affrontati con la mente e con il cuore rivolti solo ed esclusivamente al bene collettivo che deve restare l’unico faro da seguire nel proseguo di questa Amministrazione. Sono passati sei mesi dal mio insediamento e questa fine anno è il momento dei primi bilanci e delle prime considerazioni. Voglio dire a tutti i cittadini che mi sarebbe piaciuto fare di più e fare meglio e che farò il possibile per lavorare con impegno per migliorare la nostra città. Ma per ottenere il massimo il mio solo impegno non basta in quanto occorre anche quello di tutti i cittadini che devono agire come una famiglia e considerare ogni angolo della città come se fosse casa propria”.
Ed infine, visto che a Nettuno ed Anzio, quando si parla di infiltrazioni mafiose, c’è sempre chi, molto opportunamente, cerca di gettare acqua sul fuoco, questa volta, a ricordarci che tali fenomeni esistono, è stato il fondatore dell’Opera San Giustino Onlus, Don Antonio Colucci, che, dal 2012, in una villa confiscata alla mafia, combatte questo fenomeno sul territorio della Capitale. L’incontro avvenuto presso l’Istituto Trafelli di Nettuno al quale, per la città, ha partecipato l’assessore alla Sicurezza Marco Roda mentre, per Anzio, erano presenti il sindaco Candido De Angelis e l’assessore alla Pubblica Istruzione Laura Nolfi, sentendo le parole del sacerdote, ha riscosso un grosso interesse soprattutto tra i ragazzi che, una volta tanto, investiti dalle sue parole, sembrerebbero essere usciti da quel disinteresse e da quell’apatia che ruotano costantemente attorno a loro mostrando, un forte segnale di speranza per un futuro dedito perlomeno ad approfondire il problema mafia in Italia.
Non a caso, Don Colucci, ha concluso il suo intervento, citando, le parole di Sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno ed il coraggio. Lo sdegno per le cose così come sono, ed il coraggio per cambiarle”.
Tito Peccia
Il maltempo del 20, 21 e 22 dicembre ha messo a dura prova gli interventi
Manca l’organizzazione per le emergenze
Si può essere in disaccordo sulle ragioni che ne sono causa ma non credo si possano ancora nutrire dubbi che le condizioni climatiche stiano subendo un mutamento che non sembra affatto episodico. Un mutamento che sta creando conseguenze drammatiche in molti insediamenti umani sia per il crescere del livello del mare e sia per l’aumento della siccità. Nel nostro microcosmo inserito in un clima temperato si vedono evidenti i segni di un cambiamento drastico con eventi climatici del tutto inusuali dalle nostre parti. Questo deve indurre le amministrazioni locali e la protezione civile nazionale ad un ripensamento su strategie e tattiche di intervento nei casi di emergenza. Non so se nel Comune di Anzio esista un piano di emergenza come è previsto in ogni amministrazione comunale, se esso sia aggiornato e rifletta provvedimenti adatti alle nuove piccole crisi climatiche e quali siano le “istruzioni per l’uso”.
Ed è proprio qui il problema. I manuali di gestione della logistica militare in emergenza pongono come esigenza primaria quella dell’esistenza di una rete di informazione e di comunicazione. Mi riferisco al termine logistica militare perchè è quella che garantisce la massima efficacia ed anche perchè rappresenta il modello che viene impiegato nella gestione delle calamità. Quindi, se l’informazione e le comunicazioni costituiscono la base di qualsiasi operazione in emergenza ad Anzio non ci siamo. Perchè se il sottoscritto, che si ritiene persona che segue i problemi del territorio, non ne è a conoscenza, la grande maggioranza dei cittadini ne sa ancora meno ed immaginiamo quanto ne può sapere quella forte presenza di “stranieri” che spesso rappresenta quella che abita e vive condizioni più precarie degli altri. Quest’anno ne abbiamo avuto un assaggio che ha visto danni gravissimi alle cose ed alle persone. Prima le piogge torrenziali poi il vento battente hanno fatto strage di cantine e di pini con una temperatura da paese nord africano. Se gli allegamenti di novembre hanno evidenziato le forti carenze strutturali del nostro impianto fognario e della pessima manutenzione delle caditoie stradali, il vento dei giorni che hanno preceduto il Natale ha costituito un vero e proprio dramma pubblico e privato. Molte decine di alberi di pino sono crollate su strutture murarie e tantissimi sono gli alberi che sono caduti sul suolo pubblico creando danni ad auto ed a persone. Affermare, come ho visto fare su alcune chat, che il Comune di Anzio sia stato le mani in mano, sarebbe una menzogna. Specialmente in occasione del vento, che nei giorni 20, 21 e 22 dicembre, ha flagellato il litorale ho personalmente visto team incaricati dal comune di Anzio, assistiti da una pattuglia di Polizia Locale, che intervenivano per sgombrare le strade di Lavinio da alberi rovinosamente caduti e che ne ostruivano in traffico. Ho visto attività efficaci che hanno liberato le strade in poco tempo. Ma, purtroppo, la gestione delle operazioni di questo genere deve avvenire con modalità diverse. Innanzi tutto: tutti i cittadini devono essere posti nelle condizioni di collaborare e “conditio sine qua non” per la loro collaborazione è la possibilità di contattare la struttura che coordina gli interventi che, nel caso specifico, è il Comune di Anzio.
Non esiste attualmente nessun numero dedicato alle operazioni in emergenza ed i numeri della Polizia Locale o degli Uffici Comunali preposti sono stati per ore irraggiungibili e questo è un limite gravissimo perchè se è vero che la struttura che deve intervenire può avere risorse limitate è ancor più vero che tali risorse possono essere meglio ottimizzate se tutte le segnalazioni arrivino e vengano gestite da un unico punto di coordinamento. La gestione delle operazioni in emergenza inizia dalla prevenzione e anche questo non ha funzionato perchè molti alberi caduti erano già in evidenti condizioni precarie. Quindi è essenziale attivare un servizio di monitoraggio che deve avvenire in concomitanza con la manutenzione periodica. Basta andare in giro per le strade di Lavinio e Lido dei Pini per vedere alberi di pino pericolosamente piegati e con una chioma eccessiva per il tronco e per il sistema radicale spesso asfissiato sotto lastre di asfalto. Ci si aspetta quindi che il servizio addetto, direttamente o con l’ausilio di una ditta esterna, dia immediatamente vita ad una sistematica azione di monitoraggio della flora arborea, sia quella posta in suolo pubblico e sia in aree private se essa possa causare danni ai beni pubblici o alle persone che transitano. Insomma è tempo di cambiare registro e prendere atto che eventi come quelli che si sono verificati quest’anno si verificheranno con maggiore frequenza in futuro. Se esiste un piano di protezione civile comunale, esso deve essere riletto alla luce di questo tipo di calamità che, se forse sono meno evidenti e clamorose di un terremoto, rappresentano un pericolo che può produrre danni anche maggiori. Ma l’aspetto più importante della sua applicazione resta quello del coinvolgimento dei cittadini attraverso un’informazione semplice e dettagliata e di uno strumento di comunicazione che potrebbe essere attivato sin d’ora con la creazione di un numero verde facile da ricordare e divulgato in modo capillare.
Si parla spesso di costi e di carenze di finanziamenti; bene in questo caso si tratterebbe di risorse molto limitate e di lavoro organizzativo del tipo di quello prodotto da dirigenti intelligenti e preparati e sarebbe un’azione preventiva che porterebbe certamente ad un risparmio locale ed ad un migliore gestione del servizio di emergenza.
Sergio Franchi