L’ultimo libro del ricercatore nettunese Pietro Cappellari che ha collezionato 20 pubblicazioni
Terni repubblicana
700 pagine, 1.345 note al testo, più di 1.400 persone citate. Bastano solo queste cifre per presentare il nuovo studio del Dott. Pietro Cappellari, secondo volume della sua monumentale opera sulla Repubblica Sociale Italiana sull’Appennino Umbro-Laziale. Con l’uscita di Terni repubblicana 1943-1944 il ricercatore nettunese supera le 20 pubblicazioni all’attivo, confermandosi come l’autore più prolifico nella storia della città.
Cappellari, Direttore della Biblioteca di Storia Contemporanea “G. Coppola” di Paderno (Forlì), è in partenza per Trieste per una conferenza sul centenario dell’assalto al “Balkan”. Lo abbiamo contattato telefonicamente.
“Si tratta di una ricerca ventennale – ha dichiarato Cappellari – iniziata nell’ormai lontana Estate del 2000 sulle montagne di Leonessa. Venti anni di ricerche che avevano già prodotto, nel 2015, l’uscita del primo volume di questa trilogia, quello sulla provincia di Rieti. Con questo tomo la collana La Repubblica Sociale Italiana sull’Appennino Umbro-Laziale si arricchisce del suo secondo tassello, quello relativo alla provincia di Terni. Una provincia importante, sede di complessi industriali e, quindi, di masse operaie. Una provincia nella quale il fascismo repubblicano si inserì cercando di attuare, pur nelle difficoltà contingenti di una zona devastata dalla guerra, una politica sociale rivoluzionaria, in linea con quelli che erano i dettami del Manifesto di Verona. Abbiamo esteso la nostra ricerca sia alle avventure dei Ternani che andarono al Nord per continuare la guerra; sia alla sorte dei tanti fascisti repubblicani che rimasero sul territorio. In quest’ultimo caso, particolare attenzione è stata riservata alla “resistenza fascista” ed anche ai primi anni di gestione del potere da parte del PCI, durante i quali i fascisti si riorganizzarono, mentre molti altri furono costretti ad abbandonare per sempre queste terre. Per la prima volta è stato possibile documentare l’organizzazione clandestina fascista operante nel Centro Italia, con particolare riferimento alla Toscana, all’Umbria e alle Marche, dove agirono non solo Agenti Speciali della RSI ma addirittura bande fasciste. Questo studio vuole per prima cosa raccontare una storia negata, fare il punto sugli studi sulla RSI, porre in risalto tutti quei fatti che per mezzo secolo sono stati mistificati o distorti. Uno studio pionieristico certo, che non sfuggirà ad una giusta opera di revisione, ma che ci è parso giusto compiere. Dopo il successo di “Rieti repubblicana” abbiamo meglio compreso il valore di questa ricerca: dare la parola a chi non l’aveva mai avuta; salvare la memoria della Repubblica Sociale Italiana sull’Appennino Umbro-Laziale. Qualcosa di cui siamo orgogliosi, perché salvare una memoria è come salvare una vita”.
In un tempo dove gli stolti tentano di cancellare la storia e la bellezza, una risposta di civiltà.
Alberto Sulpizi
Centro d’ascolto antiviolenza
Difficile capire quante siano le donne che in Italia e nel mondo subiscono atti di violenza in quanto donne. Questa difficoltà è data proprio dalla cifra oscura dei reati delle violenze subite che spesso non vengono denunciate.
Per quanto riguarda gli omicidi il dato è sicuramente più oggettivo a motivo della registrazione della morte di uomini e donne, che quindi in tutto il mondo ci consente di avere una base minima di stima. I dati ci dicono che in tutto il mondo gli uomini vengono uccisi soprattutto nell’ambito di episodi di criminalità comune o organizzata. Quindi l’omicidio di un uomo è un atto criminale singolo. Gli omicidi di donne invece (e questo è un dato che accomuna tutto il mondo) vengono compiuti in maniera predominante da partner o ex partner, per cui a livello mondiale la prima causa di uccisione per le donne è proprio l’omicidio che avviene nell’ambito delle relazioni di intimità. Se poi andiamo a vedere gli omicidi che avvengono nell’ambito delle relazioni di intimità, in tutto il mondo la cifra di omicidi commessi da una partner donna nei confronti di un uomo è minima.
Ma abbiamo un altro dato significativo che riguarda anche l’Italia: non si tratta quasi mai di atti isolati. Anche in questo caso abbiamo un dato che viene confermato sia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che da ricerche criminologiche sviluppate in vari Paesi del mondo: nel 70% dei casi l’omicidio della donna fa seguito a un’altra forma di violenza (la maggior parte delle volte psicologica ed economica) che la donna aveva già subito nelle relazioni di intimità. Per esempio nel caso dell’Italia in 7 casi su 10 la donna o aveva denunciato, o aveva chiesto aiuto chiamando i numeri di emergenza, o era già in carico ai servizi sociali.
In Italia, così come negli altri Paesi del mondo dove la legislazione è stata modificata, quella mentalità, quel pensiero che era alla base di questa cultura che prima legittimava anche a livello normativo una concezione della donna come oggetto e non come soggetto di diritto, è ancora profondamente radicata.
Esistono dei pregiudizi di genere che sono alla base della mancata protezione delle donne e del femminicidio. Questo avviene perché da parte delle istituzioni, quando si parla di pari opportunità, discriminazione di ge-nere, violenza maschile sulle donne, si pensa o si è pensato (in passato molto spesso) alla donna come un soggetto “minus habens”.
Nel nostro Paese è fondamentale, in conclusione, procedere su più linee di indirizzo: la diffusione delle informazioni, il potenziamento della rete locale in sinergia con quella nazionale. Le donne si possono aiutare. Il fattore economico è fondamentale, perché una delle prime preoccupazioni che impedisce alle donne che vengono al centro antiviolenza di uscire dalle situazioni è proprio quella di doversi allontanare di migliaia di chilometri per sfuggire al loro aggressore perdendo il lavoro, come pure quella di non voler transitare troppo tempo in una casa rifugio. Va detto che da parte delle donne c’è un grande senso di responsabilità su questo e sulla transitorietà della permanenza in una struttura di emergenza. E anche su questo la formazione fa la differenza.
Vorrei concludere focalizzando l’attenzione sulla prevenzione, e sulla formazione delle forze dell’ordine che é fondamentale, nelle zone limitrofe ancora scarseggia, è su questo che dobbiamo lavorare per prevenire il femminicidio.
Anna Silvia Angelini
Dirige il centro d’ascolto
antiviolenza
“Uscita di Sicurezza”
Tel. 329.6340772
Le idee della vulcanica signora in periodo Covid-19
Mamma Daniela
Durante la quarantena, a causa della pandemia, molte persone si sono dedicate alla realizzazione di un sogno che magari tenevano celato in un cassetto da tanto tempo. E’ il caso di mamma Daniela, una vulcanica signora che ha ideato una T-shirt ed una shopping bag dalla cui vendita accantonerà rispettivamente 1 euro e 50 centesimi da donare ad alcune Associazioni Onlus che si occupano di aiuti in campo sociale, ossia a favore di bimbi e ragazzi svantaggiati. Le Associazioni che Daniela ha scelto sono: “Scuola Leonarda Vaccari” di Roma; Associazione “Ideas Onlus”; Associazione“Oltre lo sguardo”; “A.i.s.s. Soc. Cooperativa Sociale Onlus; “BA.BI.S. Onlus” la banda dei bimbi speciali. Ricordiamo che al momento dell’acquisto, ognuno potrà scegliere una tra le Associazioni sopra citate per la donazione.
La signora, dopo aver raccolto 20 euro per ciascuno degli Enti, provvederà ad effettuare il bonifico ed a riportare la ricevuta sul sito: daniela.caciolo@gmail.com. Naturalmente sono a disposizione diverse taglie riguardo alle T-shirt per i bambini: dai 2 ai 4 anni, dai 4 ai 6, dai 6 agli 8 e dagli 8 ai dieci anni. Sono molto originali; in campo nero, oltre al logo “Diversati” ed allo slogan “Essere unici per vivere uniti”, riportano l’immagine di tre simpatiche scimmiette: non vedo (i ciechi), non sento (i sordi), non parlo (autistici e muti). Invece sulla shopping bag, su campo arancione, vi è riportata la frase di Charles Evans Hughes: “Quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi”. Per le richieste, si spera numerose, occorre riferirsi alla e-mail sopra scritta che si trova nel sito: www.diversati.com La signora Daniela ha un altro sogno nel cassetto da realizzare in seguito: ideare altri manufatti originali per devolvere una parte del ricavato ad altre Associazioni che si occupano degli anziani e dei malati di Alzheimer. Vi invitiamo tutti ad acquistare queste T-shirt e queste shopping bag per aiutare Daniela a realizzare questo suo primo sogno.
Rita Cerasani
Sicurezza cittadina
Nonostante le, mancate promesse elettorali, sulla sicurezza cittadina da parte dell’attuale amministrazione, Anzio si trova ad essere quotidianamente bersaglio di furti, in pieno centro, come in periferia, la notte è, ormai, preda di bande giovanili, dedite a vandalismo e risse. La cronaca di questa ultima settimana rileva, furto con scasso ad Arte&Style, furto al negozio fronte municipio, danneggiamento dell’auto al noto FedericoFashion style, atti vandalici agli stabilimenti balneari, che non riescono a terminare i lavori per la riapertura.
Claudio Di Giovanni