Il confronto che si è tenuto il 5 settembre ad Anzio
Dibattito sul referendum
Si è svolta nella mattinata del 5 settembre 2020 (nel rispetto delle norme e le disposizioni per la sicurezza relative alla emergenza covid19) presso la sala consiliare del comune di Anzio di Villa Corsini Sarsina di via Risorgimento il Dibattito sul Referendum Costituzionale del prossimo 20 settembre che dovrà confermare o meno no l’impianto della riforma approvata dai due rami del Parlamento italiano, in questi due anni di legislatura, su ispirazione in particolar modo del Movimento Cinque Stelle, che prevede, dalla prossima legislatura, la diminuzione di 115 parlamentari al Senato (che da 315 eletti diventerebbero 200) e di 230 alla Camera dei Deputati (che da 630 diventerebbero 400). L’evento, che nelle intenzioni dell’organizzatore, il libero professionista Gabriele Federici (già segretario del PD Anzio tra il 2017 e il 2019 e attualmente impegnato con associazioni culturali nella promozione di eventi di taglio storico-sociologico e politico) doveva prevedere un confronto si a di carattere tecnico-legislativo che politico grazie alla presenza del ricercatore della “Sapienza” in diritto costituzionale Michele Francaviglia e del sindaco di Anzio Candido De Angelis, è stato premiato, nei limiti, come detto, delle norme anticovid, da un pieno successo di pubblico. A prendere le parola, oltre i due relatori, diverse figure del panorama politico e sociale come gli ex segretari nazionali della Cisl per il lavoratori Aeroportuali e edili, Carlo Lanternari e Giovanni Libero, entrambi residenti attualmente nella città di Anzio. Questi ultimi due, dall’alto della loro lunga esperienza sindacale e politica, si sono posti uno a favore del “SI” alla riforma (Lanternari) e uno per il “No” (Giovanni Libero) enunciando, comunque, in entrambi gli interventi, la necessità di un processo di riforma che sia complessivo e non parziale, come quello frutto della riforma che sarà sottoposta al voto popolare e di una risposta seria alla richiesta di una nuova classe dirigente, più preparata e allo stesso tempo rappresentativa.
I relatori istituzionali, De Angelis e Francaviglia, invece hanno fatto una disanima molto tecnica sulla poca consistenza (a loro dire) del corpo della riforma, rea, secondo la loro opinione, di non aiutare in nessun modo a migliorare l’efficienza del lavoro delle Camere, ma al contrario, adatta a rendere più difficoltosa l’operatività dei deputati e senatori nella prossima legislatura, anche perché i regolamenti interni che regolano il funzionamento delle commissioni non sembrano essere oggetto di modifica. Ha preso la parola anche Angelo Pugliese, già segretario di circolo del PD Anzio del centro storico di Anzio e attualmente aderente a livello personale a Italia Viva, per affermare che comunque vi è una mancanza da parte di quasi la totalità delle forze politiche locali, quella relativa alla necessità di discutere questa riforma, sottolineando che probabilmente questo evento “è stato il primo e forse ultimo dibattito sul referendum costituzionale tra Anzio e Nettuno e forse in tutta la Provincia di Roma, esclusa la Capitale”. A chiudere la mattinata di dibattito è stato il moderatore Federici, che ha salutato tutti i partecipanti augurandosi che dopo il 20 settembre, il panorama politico del nostro Paese, possa operare al meglio per rispondere alla emergenza che è stata scatenata dal coronavirus.
Angelo Puglisi
Un referendum in sordina per cambiare la costiuzione ed i seggi parlamentari
Un bluff per un caffè
Il 20 e 21 settembre si vota per il rinnovo di alcuni consigli regionali e di un migliaio di comuni. Come se si trattasse di una decisione di secondaria importanza si è deciso di includere nell’election day anche un referendum per confermare la decisione di un forte taglio dei seggi parlamentari. Praticamente si cambia la Costituzione in uno dei suoi aspetti cruciali, quello della rappresentanza. A parte l’inopportunità di combinare le due diverse espressioni di voto, molti non hanno ancora capito che cosa stia succedendo. Perchè si riduce il numero di deputati e senatori ? perchè si è deciso di apportare una variante cosi importante in un contesto che i Padri Costituzionali hanno voluto stabilire dopo aver ponderato e bilanciato ogni aspetto del nostro assetto parlamentare? Quale è la cornice elettiva in cui tale variante viene attuata? Quali sono i vantaggi in termini di funzionalità delle istituzioni? Se si ha la pazienza di andare indietro nella storia recente ci si accorge che questa è un’altra delle scelleratezze proposte dal Movimento 5 Stelle e votate nell’ambito del loro primordiale concetto populista che le istituzioni sono corrotte, che i parlamentari rubano lo stipendio, che la riduzione porta un beneficio economico al Paese ma, soprattutto sul solco dell’ ideologia del Guru Casalegno che prevede la democrazia della rete per rimpiazzare quella basata sulla rappresentanza parlamentare. Gli Italiani hanno già risposto ad un quesito del genere che chiedeva di abolire il Senato per farlo diventare la Camera delle Regioni, ma quel referendum, che aveva una logica funzionale, fu bocciato solo per fare un dispetto a chi lo aveva proposto. Ora, il cittadino chiamato ad esprimersi su una materia così delicata ha due possibilità: votare si e confermare la modifica istituzionale oppure votare no per negare tale modifica. Quali sono le ragioni del no? due, essenzialmente: la riduzione provoca una minore rappresentanza dei territori e la modifica istituzionale del numero dei parlamentari dovrebbe essere parte di un quadro bilanciato da un’adeguata riforma del metodo di elezione che dia la giusta e democratica rappresentanza alle istanze del popolo italiano. Quali sono le ragioni del Si? un post sul blog del M5S cosi invita a votare si “ approfittiamo di questa occasione per mandare un messaggio chiaro di rinnovamento e partecipazione: andiamo in massa a dire Sì, vogliamo rendere più efficienti la Camera e il Senato, perché sono le assemblee che rappresentano i cittadini, i titolari della sovranità popolare” Non appare chiaro in che modo un numero inferiore di parlamentari possa meglio esprimere rinnovamento e migliorare la partecipazione. Ma la ragione delle ragioni, quella sbandierata sin dai tempi del vaffa, quella voluta da Casaleggio padre e figlio è e resta quella ossessionante del costo della politica. La bandiera del si per i Grillini è quella per cui la modifica farà risparmiare soldi “da destinare alle imprese ed alle famiglie”. E qui inizia il tiro al risparmio: c’è chi parla di mezzo miliardo e chi di 400 milioni a legislatura . Calcoli fatti da Codacons e dall’Osservatorio di Cottarelli portano a valori consolidati che si aggirano intorno agli 80 milioni l’anno che equivale a circa 1,2 Euro a cittadino: il prezzo di un caffè all’anno bevuto in un bar di periferia. Questi sono i fatti: gli Italiani sono chiamati a votare una proposta fatta da chi ha sempre odiato il Parlamento, almeno fino che non lo ha occupato in modo inamovibile, per ridurre il numero di rappresentanti del popolo, senza garantire l’equilibrio rappresentativo che ne consegue e senza ragioni funzionali apprezzabili, al solo scopo di permettere ad ogni cittadino italiano possa acquistare un caffè servito al banco. E quasi certamente l’invito a ridurre, a risparmiare, a punire i parlamentari verrà accettato dagli Italiani che voteranno la riforma alimentando il caos politico e il marasma di un governo che, in barba alla democrazia rappresentativa continua a portare avanti istanze fortemente ideologiche ed irrazionali, mettendo in serio pericolo il futuro del nostro Paese. La riduzione dei parlamentari è il rimasuglio di quel pacchetto di promesse del Movimento 5 Stelle tutte tradite che altri partiti hanno accettato in modo passivo e di cui molti si stanno pentendo di fronte alla mancata predisposizione di una legge elettorale adeguata. Il risparmio del prezzo di un caffè darà alle segreterie di partito una ragione in più per umiliare la rappresentanza politica.
Sergio Franchi