Si è tenuto via web il congresso del Partito Democratico per eleggere il segretario cittadino. La riflessione dell’ex assessore Gianfranco Caracciolo
Il Pd ha scelto Alessandro Cosmi
Dopo anni di attesa, il Congresso del Partito Democratico che si è svolto via web il 19 dicembre scorso, si è concluso senza sorprese con l’elezione di Alessandro Cosmi, che senza rivali ha portato a casa la segreteria del partito. Una vittoria annunciata in partenza, dal momento che Cosmi, forte del risultato ottenuto in fase di tesseramento, si è presentato solo al congresso, senza alcuna alternativa, ma non per questo il suo nome è stato accolto con unanime consenso. Già nelle ore precedenti all’incontro a distanza, la minoranza del PD locale aveva annunciato di voler disertare per protesta i lavori congressuali, avendo chiesto ma non ottenuto un rinvio dell’assemblea alla ricerca di un candidato unitario tra le parti.
“Come già preannunciato – avevano reso noto 27 dei componenti attraverso una lettera diramata poche ore prima dell’inizio dei lavori non parteciperemo al congresso cittadino del Pd. Non parteciperemo perché non condividiamo il metodo attraverso cui è stata creata una maggioranza-pacchetto di tesserati avulsa della realtà cittadina, funzionale solo alla elezione di un segretario impostosi negando qualsivoglia confronto e dibattito democratico sia sui temi politici che sulla scelta della dirigenza”.
Tra i sottoscrittori figuravano l’ex segretario Alessandro Mammucari, l’ex consigliera Monica Tomassetti, l’ex vice sindaco della giunta Terra Franco Gabriele ma anche pezzi dell’attuale polo civico che guida la città come Gianfranco Caracciolo, fino a pochi mesi fa assessore al Commercio della giunta Terra. Proprio quest’ultimo, pochi giorni dopo il congresso, ha affidato ad una lettera aperta le proprie riflessioni e il proprio malcontento rispetto alle scelte compiute dai vertici del partito.
“Ritengo utile, e forse necessario – scrive Caracciolo - esporre alcune considerazioni personali in merito alla mancata partecipazione al congresso locale del PD, anche con la speranza di stimolare delle riflessioni interne. La mia recente iscrizione al Partito Democratico si basa sul comportamento di enorme responsabilità che lo stesso sta portando avanti a livello nazionale e regionale, sia dalla convinzione di poter ritrovare al suo interno anche quei valori che sono alla base di una personale cultura socialista. Ritrovando, tra l’altro, a livello locale alcuni compagni con cui ho condiviso, convintamente, il percorso delle liste civiche. Aprilia ha fatto, in tema di liste civiche, da apripista in questa materia, sin dal 2009 (anche se l’idea di un Terzo Polo locale era di quattro anni prima) raccogliendo intorno a se i delusi di destra, di centro e di sinistra; facilitati anche dagli “incidenti” amministrativi delle precedenti gestioni che avevano messo in ginocchio le casse comunali e umiliato le volontà popolari prendendo, a livello di vertice, autonomamente quelle decisioni che andavano a ricadere su tutti noi e, peraltro, in maniera tutt’altro che positiva. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che vorrei soffermarmi; il civismo ha trovato e trova ancora ragione di esistere e governare, soprattutto a livello locale, nella marcata distanza che la componenti politiche, trasversalmente, hanno frapposto tra le strutture cosiddette di vertice e la base sociale. Oggi, paradossalmente, sono i partiti di destra ad adottare per primi, ed a quanto pare con un certo consenso, una politica di recupero della base mediante una politica populista basata non sulle proposte e le idee ma su gli slogan del momento. Il PD di Aprilia, con l’uscita dell’unico consigliere comunale eletto nelle ultime amministrative, ha perso la rappresentanza nell’assise ed ha affrontato un periodo di commissariamento. Ricreare una struttura liberamente eletta ed in grado di svolgere autonomamente il proprio ruolo di rappresentanza e proposta locale era, se non urgente, almeno necessario”.
“Personalmente – prosegue l’ex assessore della coalizione civica - resto convinto che per poter riportare la fiducia in un contesto sociale duramente colpito, sia dalla crisi economica che più recentemente dalla pandemia, ci fosse bisogno di una completa inversione di rotta anche organizzativa, ovvero apertura totale alle nuove generazioni ed alle donne. Come si suol dire “aria nuova”. Su questo, almeno a livello dialettico, avevo avuto il conforto anche del neo segretario. Lo svolgimento della recente fase precongressuale del Partito Democratico, preceduto da alcune riunioni finalizzate ad indicare, sia un documento unitario che il possibile profilo politico di un segretario unitario, aveva costituito, a tale scopo, un gruppo di lavoro, nel rispetto delle varie componenti. Gruppo di lavoro che ha avuto vita breve; messaggi sui social discordanti con lo spirito unitario e assenze improvvise nelle riunioni con giustificazione del momento, hanno fatto da prologo alla chiusura di una campagna del tesseramento con metodi “vecchio stampo”, con il deposito di un cospicuo numero di tessere all’ultimo momento. Metodi, questi, che hanno riproposto una vecchia concezione della politica, quella della forza aleatoria dei numeri. Dico aleatoria in quanto la maggior parte dei neo iscritti, come la storia purtroppo ci insegna, non li vedremo mai. Resto profondamente convinto che un partito politico non è una Società per Azioni, un partito politico si costruisce col confronto delle idee e con le componenti sociali territoriali e non sul numero delle”azioni” in possesso. Tutto questo mi porta, personalmente e convintamente, ad affermare che, con il mantenimento di determinate azioni, la componente politica apriliana ha dato dimostrazione di non aver capito nulla del perché è nato e continua a vincere il cosiddetto “Civismo” e che non saranno questi metodi a risollevare le percentuali di consenso dei partiti politici, anzi forse sarà il contrario. Spero di essere smentito dai fatti, ma ho l’impressione che si voglia mantenere un partito ombra che c’è ma non serve... Alla luce di quanto sopra non vedo alcuna personale possibilità di condivisione del percorso politico avviato dal nuovo gruppo dirigente, ma nel rispetto della mia idea di socialismo e di socialità resterò, anche solo come semplice tesserato, nel Partito Democratico, cercando di dare il mio contributo per apportare un vero rinnovamento. Aprendo a quei giovani che devono progettare con pieno diritto l’Aprilia del futuro ed a quella componente femminile troppo spesso relegata al rispetto delle percentuali di genere. Credo convintamente che la mia generazione politica abbia avuto le sue occasioni e che debba ora ritagliarsi uno spazio diverso, restando al fianco delle nuove generazioni e mettendo a loro disposizione l’esperienza maturata”.
Francesca Cavallin