Il Pontino Aprilia • 9/2021
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La mente nuova
Recentemente si è addormentato il biblista svizzero
Hans Küng. Ha dedicato molta parte del suo lavoro a
Cristo. Dalla sua immensa ricerca emerge un
elemento fondamentale: egli scrive che è
genuinamente cristiano chi considera la persona di
Gesù Cristo, presentata nei documenti storici del
Vangelo, come “determinante” per la propria pratica
di vita. La fede fiduciosa in Cristo non è una bella
teologia alla quale aderire in modo intellettuale, né
una tradizione religiosa da conservare. Cristo Gesù è
“determinante” nel senso che col suo esempio e la sua
parola egli permea tutta la vita pratica della persona
che in lui confida.
Per questo, l’apostolo Paolo può scrivere che il “culto
spirituale” dei cristiani consiste nel “NON conformarsi
alla mentalità di questo secolo,
ma nel trasformarsi
RINNOVANDO LA LORO MENTE,
per poter discernere la volontà
di Dio, ciò che è buono, a lui
gradito e perfetto. Non
valutatevi più di quanto è
conveniente valutarsi, ma
valutatevi in maniera da avere
di voi una giusta valutazione,
ciascuno secondo la misura di
fede che Dio gli ha dato.
Poiché, come in UN SOLO
CORPO abbiamo molte membra
e queste membra non hanno
tutte la medesima funzione,
così anche noi, pur essendo
molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la
sua parte siamo membra gli uni degli altri. Chi fa
opere di misericordia, le compia con gioia.
“L’amore non abbia finzioni: fuggite il male con
orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con
affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nello zelo; servite il Signore. Siate lieti
nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti
nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli,
premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi
perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi
con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli
che sono nel pianto. Non aspirate a cose troppo alte,
piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea
troppo alta di voi stessi. Non rendete a nessuno male
per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti
gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi,
vivete in pace con tutti. Vinci con il bene il male”
(Romani, 12). Quanta maldicenza, violenza e
corruzione si potrebbero sconfiggere seguendo per
fede fiduciosa questi consigli!
Una società malata
Un aspetto fondamentale di una vita “determinata” da
Cristo è questo: “Se un membro del corpo soffre, tutte le
altre membra soffrono con lui; se un membro, invece, è
onorato, tutte le altre membra ne sono felici” (1 Corinzi,
12). È certo una buona cosa rallegrarsi con coloro che
sono allegri. Ma la vita pratica del discepolo si esprime
soprattutto nel PARTECIPARE alle sofferenze di chi soffre.
Non fece così proprio Gesù? Egli prese su di sé la lebbra
del lebbroso, la cecità del cieco, la infermità dello zoppo.
Partecipò davvero, fisicamente, alle sofferenze di molti.
Il suo esempio si traduce appunto nella pratica cristiana,
“se un membro del corpo soffre, tutte le altre membra
soffrono con lui”. Ciò vale sia a livello comunitario, sia
verso il prossimo.
Nonostante queste meravigliose realtà, quante volte
proprio i cristiani dimenticano di
mostrare un poco di interesse verso
le sofferenze altrui. Questa società
fatta per chi sta sempre in salute,
per chi ha capelli splendidi, per chi
mangia sano ed è produttivo, questa
società rigetta i sofferenti. È una
società malata perché NON È una
società, nonostante i “social”. È
costituita infatti da elementi sempre
più isolati, sempre più soli. E
quindi ammalati. È una società che
può influenzare in modo molto
negativo anche i discepoli e le
discepole di Gesù. Non c’è tempo
neppure per una telefonata a chi
soffre; tantomeno per una visita; per
sapere se la persona ha bisogno di qualcosa, forse anche
solo di una preghiera. La cosiddetta pandemia non ha
migliorato le cose. C’è più egoismo. Chi per puro caso
ha un lavoro, ha ben poca considerazione per chi, a causa
del virus, ha perso ogni fonte di reddito. Ma le occasioni
di sofferenza sono così numerose che nessun sofferente
dovrebbe mai chiedersi, “come mai mentre io sono nel
dolore nessun amico, nessun fratello o conoscente
s’interessa a me?” Troppo spesso, chi fa il bene (politico
o religioso che sia) lo fa solo per convenienza. Siamo
lontani dall’unico corpo di cui parla il Vangelo!
I discepoli di Gesù dovrebbero essere i primi a dare
risposte concrete alle condizioni di sofferenza, essi infatti
sanno o dovrebbero sapere di aver “ricevuto il battesimo
di un unico Spirito per formare un unico corpo” (1
Corinzi, 12). È questa una verità pratica “determinante”
per l’etica del cristiano. Il Vangelo, però, ci ricorda che
anche mentre Gesù stesso soffriva “tutti i suoi conoscenti
stavano a guardare queste cose da lontano” (Luca, 24).
Beato chi riflette su queste cose e si converte dal virus
mortale dell’indifferenza.
FEDE
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RAGIONE
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SOFFERENZA
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INDIFFERENZA
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La fede
come
esercizio
della
mente
Questa pagina,
interamente curata
ed autofinanziata dalla
comunità di cristiani
che si incontra in
APRILIA,
VIA G. CARDUCCI, 9,
ha il solo fine di
promuovere il
ragionamento sui temi
importanti della vita e
della fede in Cristo.
www.chiesadicristoaprilia.it Il prossimo numero uscirà il 10.06.2021 Tel. 328.12 99 756
Conversazioni personali su appuntamento:
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domenica ore 10.00 Conversazione biblica - culto a Dio
mercoledì ore 19.00 Studio degli Atti degli Apostoli
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Hans Küng (1928-2021)
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