Anzio, nel tentativo di ritrovare l’ambiente perduto, bisogna programmare il futuro
Bellezza e monnezza
Un amico, con cui intrattengo un franco ed amichevolmente polemico rapporto da anni, mi ha invitato a scrivere e divulgare cose positive su Anzio, cose che ne mettano in risalto le bellezze naturali e che assecondino le sue ambizioni e la sua vocazione di città turistica. Me lo ha detto citandomi come esempio positivo la simpatica iniziativa dell’Assessore Salsedo “Quando la storia incontra il gusto”. Se quanto vado raccontando da anni su Lavinio e su Anzio e se il lavoro di proposta che ho svolto vengono percepiti come qualcosa che denigra il luogo in cui ho liberamente scelto di vivere, credo proprio che vi sia bisogno di fare qualche puntualizzazione.
Credo vivamente che coloro che governano le istituzioni amministrative, come quella comunale, non siano personaggi che i cittadini eleggono ed a cui essi diano una delega quinquennale per restare in trepida ed inoperosa attesa e per verificarne l’operato alla fine del mandato. Non credo nemmeno che la logica di una società moderna e democratica si aspetti che ciò avvenga e tanto meno che questa forma di permanente silenzio assenso debba essere il modus vivendi di cittadini di piccoli comuni e cittadine in cui le decisioni prese hanno un immediato riflesso sulla quotidianità degli abitanti.
Ritengo che i cittadini elettori debbano aiutare coloro che sono stati eletti a compiere con successo il loro mandato anche se questi siano appartenenti a partiti politici diversi rispetto a quello che si è votato. E non lo dico con l’ingenuità del cittadino sprovveduto ma con la presunzione di chi vi crede anche perché lo ha visto e lo vede realizzato in molte realtà locali. Esiste una realtà inconfutabile e chi la confuta lo fa in mala fede oppure perché è persona poco preparata a ricoprire l’incarico che ricopre: alcuni servizi essenziali gestiti dal comune non hanno la benché minima possibilità di successo se non si cerca una collaborazione effettiva fra gestione ed utenza. Tra questi di gran lunga il più significativo è quello della raccolta dei rifiuti solidi urbani negli anni 2000.
La produzione dei rifiuti ha raggiunto livelli elevatissimi, la differenzazione è diventata una necessità imposta dalla legge, il grado di aspettative igieniche è cresciuto con l’evoluzione sociale e la necessità di proteggere l’ambiente è ormai un argomento prioritario nell’agenda di molte amministrazioni comunali. Con questi presupposti quali dovrebbero essere le basi su cui imbastire la gestione di un servizio di questo tipo che, oltre tutto, rappresenta una fetta molto significativa di ogni bilancio comunale? In molte amministrazioni in cui questo servizio funziona bene si verificano quattro elementi fondamentali: la collaborazione tra utenza e amministrazione che inizia dalla stesura del menu dei servizi e continua durante tutta la gestione; la definizione di un capitolato chiaro, condiviso e dinamico; la direzione del servizio nelle mani di un manager competente e capace di gestire quello che resta una servizio complesso, un controllo sul territorio efficace e severo che includa anche la verifica della partecipazione degli utenti al pagamento della tariffa che finanzia il servizio. Vorrei evitare un’impietosa analisi di quanto e come tali aspetti siano attuati nel Comune di Anzio. Lascio ad ognuno la possibilità di farlo e di giungere a proprie ed informate conclusioni.
Mi limito a menzionare quell’aspetto fondamentale che è “conditio sine qua non “per parlare di efficienza e cioè la sinergia continuata fra gestione ed utenza; lo faccio perché sono oltre 15 anni che ho messo la mia esperienza, le mie capacità e quelle di gruppi associati a cui ho coordinato, al servizio della Comunità. E, diversamente da quasi tutte le altre entità che ho visto operare in Anzio negli anni, senza contropartite ne richieste e ne desiderate; con un distacco dall’agone politico che molti hanno voluto criticare ma che mi hanno sempre permesso di coinvolgere nel lavoro comune persone di idee politiche spesso agli antipodi. Affermare che Anzio sia una città che, particolarmente nella grande periferia che costituisce il 93/% del comune in termine di abitanti non gode, ormai da alcuni lustri, di condizioni igienico- ambientali accettabili, mi sembra una considerazione inconfutabile e se qualcuno la volesse confutare basterebbero alcune foto ed alcuni dati per convincerlo del contrario.
Le domande che pongo a coloro che tirano a campare su questo argomento e che forse hanno in mente uno standard diverso dal mio e da quello della quasi totalità delle persone che conosco sono: “é onesto non indignarsi per le strade che, nei periodi estivi si trasformano in depositi di rifiuti?”; “è il modo di amare Anzio che serve ai cittadini di Anzio ed ai suoi operatori turistici e commerciali?”. La gestione dei rifiuti relativa al contratto che è in fase di chiusura è stata decisamente fallimentare; il pur apprezzabile miglioramento che si è generato con la raccolta della frazione verde non è bastato a mutare una situazione che ha radici profonde in tutti gli aspetti che ho indicato come significativi per una buona gestione della raccolta.
Parlarne, scriverne, farne oggetto di proposta, costituirne ragione di collaborazione non sono elementi denigratori ma sono solo l’onesta espressione di chi vede nel contesto sociale in cui vive lo stimolo per migliorarne le condizioni. Chi si accontenta di condizioni decisamente modeste e non degne di una cittadina con la storia e la tradizione di Anzio, avrà le sue buone ragioni. Ci sarà un nuovo contratto di gestione: le premesse non sono buone, la gente non è stata responsabilizzata e quindi coinvolta; alcuni segni, come quello del controllo delle telecamere, sono palliativi inutili, non si sente parlare di controlli a tappeto a livello di raccolta TARI. Se l’intenzione è quella di seguire il fenomeno e non di precederlo la saga della monnezza si dovrà continuare a coniugare con la bellezza di Anzio.
Sergio Franchi