Sarebbe bene un piccolo gesto tutti i giorni che sventolare le mimose solo l’8 marzo
Non c’è nulla da festeggiare
Avete capito bene, sarebbe ora di festeggiare ogni giorno con un piccolo gesto piuttosto che sventolare mimose solo in quella giornata.
Non voglio però dimenticare il significato simbolico: si narra che la ricorrenza sia in ricordo delle donne che sono morte l’8 marzo del 1908 a New York perché erano chiuse a chiave in una fabbrica dove erano in stato di sciopero. Quelle donne hanno trovato una morte atroce tra le fiamme perché nessuno ha aperto la maledetta porta. Ricordiamo anche che molte donne sono morte ad esempio nel Medio Evo sul rogo, ben nove milioni, perché considerate streghe.
Ma cosa c’è da festeggiare? C’è da stare a casa a piangere sulla condizione della donna che in certi paesi è a dir poco scandalosa e anche qui in Occidente ci ammazzano come formiche.
Clara, Lidia, Piera, Sharon. Sono solo alcuni dei nomi delle donne uccise in questo inizio di 2021. Sono 12 solo nei primi due mesi dell’anno.
Roberta Siragusa, torturata, sgozzata e poi bruciata dal fidanzato; Teodora Casasanta, uccisa assieme al figlio di cinque anni dal marito; Tiziana Gentile colpita a coltellate dal compagno; Victoria Osaguie, scannata davanti ai figli di 9, 6 e 2 anni dal coniuge; Rosalia Garofalo ammazzata dal suo uomo che prima l’ha picchiata selvaggiamente.
Queste sono le donne uccise nei primi mesi del nuovo anno. Solo nel 2020 sono state 112 le donne massacrate dai conviventi. La media: due donne alla settimana.
Siamo solo alla fine del secondo mese di questo 2021, ma le prospettive, sul fronte dei femminicidi, sono tutt’altro che rosee.
Se è vero che l’emergenza sanitaria del Covid, che ha caratterizzato gran parte dell’anno appena passato, ha ridotto in generale il numero degli omicidi nel nostro Paese, per ragioni piuttosto ovvie (il lockdown e l’impossibilità di uscire di casa), d’altro canto non ha cambiato le cose per quanto riguarda i femminicidi, anzi li ha leggermente aumentati.
Donne uccise in quanto tali, perché considerate proprietà dei loro uomini, di quelli che le avrebbero volute, comunque sempre subordinate a essi.
L’ultima vittima di femminicidio, Deborah Saltori, è stata massacrata a colpi di accetta dall’ex marito; ma c’è poi chi, come la vittima del 19 febbraio, Clara Ceccarelli, commerciante di 69 anni massacrata a Genova dall’ex compagno, si era già pagata il funerale: un retroscena agghiacciante, che la dice lunga sul senso di impotenza e di abbandono cui troppo spesso sono precipitate le vittime. Lo abbiamo visto, negli anni, tante, troppe volte: quando hanno la forza di denunciare, queste donne non riescono sempre a ricevere la protezione di cui necessitano, e finiscono con il vivere nel terrore o, peggio, nella totale e passiva rassegnazione, come successo a Clara.
Vittime perenni di queste morti sono anche i parenti: i genitori, i figli, i fratelli e le sorelle che restano, convivendo con il dolore di non aver potuto “fare di più”, di non aver “letto i segnali”, e che spesso si trovano anche a dover sopportare la beffa dell’assassino delle loro care in libertà.
Il tema dei femminicidi deve essere considerato una delle priorità, e non dev’essere analizzato solamente un giorno all’anno, la prevenzione non è solo 25 novembre oppure 8 marzo, la prevenzione è sempre.
Le dinamiche sono conosciute, i luoghi si conoscono e la prevenzione e l’aiuto alle vittime dev’essere un tema su cui non sorvolare.
Quanto vale la vita di una donna? e l’amore è un’altra storia.
Anna Silvia Angelini
Il contenumento del randagismo è un grosso problema
Il cuore di Giovanni
Questo che leggerete è un post che ho rubato dalla pagina Facebook “I gatti di Anzio” e che ho pensato di condividere con voi tramite il Litorale.
“Oggi vi presentiamo un cittadino come te che stai leggendo, come me che sto scrivendo cercando ancora una volta parole adatte per raccontare una storia. La persona che vedete in foto circondato dai randagi senza nessuno si chiama Giovanni.
Sono le 7.00 di domenica mattina...noi insonnolite e lui invece con i suoi... anta portati benissimo che già a piedi si è fatto il giro di mezza Nettuno centro con scatolette e croccantini.
E loro lo aspettano... gli corrono incontro... lo salutano con tanti miagolii festosi e riconoscenti. E si… perché lo possono dire tutti quelli che posseggono un gatto... loro sono fedelissimi.
Giovanni ce li fa conoscere... qualcuno ci scruta da lontano, qualcun altro scappa spaventato.
Chissà le loro storie... gatti di nessuno, gatti prima di qualcuno... chissà.
Quasi tutti interi (non sterilizzati n.d.r.)
Le spese sono tantissime e Giovanni da solo non può provvedere a tutto. Abbiamo deciso di aiutarlo e come sempre chiediamo il vs prezioso aiuto... il nostro obiettivo è quello di sterilizzare subito le 6 femmine presenti a pagamento e poi portare alla Asl i maschi.
Chi ci aiuta? Se volete donare una sterilizzazione potete contattarci in privato. Il contenimento del randagismo, l’accudimento verso le creature già nate e sopravvissute nonostante tutto nei comuni di Anzio e Nettuno sono nelle mani di persone speciali come Giovanni.
Lui oltre le mani ci sta mettendo anche la faccia. Noi abbiamo deciso di aiutarlo dando visibilità alle sue giornate... Se lo incrociate al mattino, lui cammina veloce perché sa che i gatti lo stanno aspettando, regalategli un sorriso, offritegli un caffè, siate orgogliosi di avere un concittadino come lui. E se volete contribuire al suo operato di #benesenzachiederenullaincambio contattateci in privato e vi diremo come fare per aiutare Giovanni e #ilsuocuore.
Questa è la lista non solo pappe che abbiamo preparato apposta per Giovanni
https://www.amazon.it/hz/wishlist/ls/DV5Y6D2UEYWH...”
Grazie di cuore a Giovanni e alla pagina “I gatti di Anzio” e “Amici per la coda” per questa condivisione. Un aiuto a queste persone non costa nulla.
A nome mio e di tutte quelle persone che apprezzano il vostro “fare in silenzio” grazie di cuore.
Barbara Balestrieri