La testimonianza dell’educatrice Antonella di un centro di riabilitazione
Lavorare con i diversamente abili
Sono in compagnia dell’educatrice Antonella, che svolge il suo lavoro con amore e dedizione, a contatto con le persone diversamente abili presso un centro di riabilitazione psico – pedagogico a Roma.
Le ho chiesto di raccontarmi la sua esperienza, in particolare, di come ha vissuto questo periodo di fermo.
“Opero nel settore della disabilità da oltre trent’anni e il mio operato ha toccato varie fasce d’età; da quella adulta a quella adolescenziale e in ultimo quelle dei bimbi o come li chiamo io i “miei bimbotti”. Non nascondo che in questi anni ho vissuto tanti momenti ricchi di tante emozioni gratificanti e non.
Perché è inutile nascondersi, dietro le belle parole e il buonismo a tutti i costi, operare in questo settore mette a dura prova la tue stessa esistenza andando a toccare le proprie corde interiori, come non pochi settori lavorativi fanno. Non ultimo, questo momento pandemico che si sta vivendo e che in questi mesi ha cambiato tutti, senza esclusione di sorta.
Come educatrice, con i miei bimbi effettuo interventi che riguardano la sfera cognitiva, l’asse dell’autonomia e l’asse relazionale; il tutto si sviluppa nei laboratori e nello specifico il percorso ha lo scopo di valorizzare e ottimizzare le risorse che ognuno di loro possiede, rendendoli consapevoli e a più livelli delle loro capacità e potenzialità attraverso la partecipazione a un progetto comune dove le scelte dei contenuti sono solo ed esclusivamente appannaggio dei bambini.
Non voglio parlarne in termini tecnici, per quelli ci sono altre sedi e momenti, ma di come si è vissuto quei giorni di lockdown, noi operatori di qua e, le famiglie di là.
Noi, ben consapevoli dei disagi che stanno vivendo i bambini con le loro famiglie e sentirsi addosso un senso di profonda impotenza: senza le loro terapie, le loro abitudini/stereotipie, senza la nostra presenza che li accompagna nel corso delle loro giornate e rimanere in contatto solo in modo telematico con loro non è una prova facile da sopportare. Manca il contatto umano, che è essenziale per me e per come sento io di voler svolgere il mio lavoro.
Perché non è semplice far comprendere ad un bimbo autistico che “non può” più vivere il suo “mondo” con i suoi rituali e oggetti. Raccogliere quelle lacrime mentre scendono le tue, e rimanendo ben salda nel tuo ruolo, perché ora come non mai hanno bisogno della tua stabilità e sicurezza. Ma loro sono famiglie uniche; l’abitudine al dolore le ha fortificate e riescono ad attuare strategie alternative, impensabili per altri. Si affidano a noi operatori e seguono i nostri suggerimenti riguardo al lavoro che si svolge da remoto.
Allora vedi queste Mamme, uso la lettera maiuscola non a caso, che gioiscono nel vedere il loro bambino reagire alle stimolazioni che gli vengono sottoposte o semplicemente vederle ridere contente quando vedono che i loro bambini riescono ad inserire un semplice tappo di sughero in una scatola di cartone.
Allora le guardo le “mie mamme”… e ringrazio il Buon Dio di avermi dato la possibilità come donna, mamma e nonna a mia volta di vivermi appieno la Vita di mio figlio e dei miei nipoti…
Termino ringraziando nell’assurdo, l’esperienza vissuta in questo periodo storico, che mi ha permesso di conoscere delle “Fantastiche mamme/donne”… Grazie”.
Grazie di cuore Antonella di questa tua testimonianza, grazie per il tuo lavoro e per quello che ci hai trasmesso su quelle che tu chiami “le tue mamme”. Se loro sono persone speciali, credimi, dopo aver ascoltato le tue parole, posso dirti senza ombra di dubbio che SPECIALE lo sei pure tu.
Barbara Balestrieri
Assalto a Torre Astura
Anche quest’anno, nonostante i timori per il protrarsi della pandemia da Covid-19, dopo gli accordi intercorsi tra l’Amministrazione comunale di Nettuno ed i vertici dell’U.T.T.A.T. , da sabato 11 luglio ha riaperto la bellissima spiaggia di Torre Astura e l’apertura si protrarrà fino al 31 agosto, ogni giorno dalle ore 8:00 alle 19:00. Mentre a settembre vi si potrà accedere da Via Valmontorio solo durante i fine settimana. La novità è che il parcheggio è stato affidato agli operatori della Associazione “La Coccinella srl” con accesso contingentato, cioè fino a raggiungere la capienza massima, mentre al distanziamento tra i vari ombrelloni, tra i vari nuclei familiari, dovrebbe provvedere una pattuglia ad hoc. E’ stato ripristinato anche il servizio navetta che, partendo da Nettuno, da Piazza san Francesco e facendo varie tappe, l’ultima presso l’entrata principale del Poligono Militare, conduce fino all’ingresso già citato di Via Valmontorio. Dopo, a piedi, fino alla spiaggia e alla bellissima pineta che risuona delle numerose cicale, nei pressi della Torre milleduecentesca fatta erigere dalla famiglia Frangipane, o servendosi delle barche che traghettano continuamente i turisti sul fiume Astura, si arriva su un arenile dorato e selvaggio dove le dune e la macchia mediterranea la fanno da padrone, mentre il mare cristallino invita a tuffarsi ripetutamente. Di domenica, essendo l’accesso contingentato, tantissime persone, famiglie, prendono d’assalto la spiaggia di Torre Astura. Ne è prova il serpentone di auto allineate per chilometri sulla strada di accesso, a destra ed a sinistra, rendendo difficile il passaggio degli automobilisti che procedono da Foce Verde o da Nettuno. Inoltre, essendo stato aperto un altro varco più a sud, varco libero a tutti e non essendo stati posizionati contenitori per i rifiuti o le isole ecologiche per la differenziata come lo scorso anno, giorno dopo giorno la spiaggia sta divenendo un immondezzaio. Questo vero Paradiso naturale che tanti altri paesi invidiano, viene violentato, ora per ora dalla maleducazione, dall’inciviltà, nella più grave indifferenza. Bottiglie di vetro, di plastica, piatti, resti di pic- nic improvvisati, sporcizie di ogni genere insozzano la spiaggia. Possibile che non vi si ponga rimedio da parte delle Autorità? Se si fanno le multe perché non si rispettano le distanze in tempo di Covid, perché non si multano ‘salatamente’ gli sporcaccioni incivili che la deturpano? Non capiscono che il giorno dopo sosteranno più o meno sulla loro stessa immondizia?
Rita Cerasani
Silvia ci ha raccontato la propria storia
La figura del narcisista
Sono in compagnia di Silvia, una bellissima donna e con lei andiamo a scoprire la figura del narcisista.
“Ho avuto a che fare con un narcisista per ben cinque anni, ma ci tengo a precisare che lui è un narcisista covert. Esistono diversi tipi di narcisisti e il covert è il peggiore, perché si spaccia per brava persona, aperta e sincera, pronta a sostenere chiunque, ma in realtà è alla continua ricerca di approvazione ed è un vero e proprio manipolatore affettivo, senza alcuna empatia reale. Quel che è peggio, è che è pronto a schiacciare e distruggere per ottenere quello che cerca. A differenza del narcisista ouvert, (il patologico tradizionale), i cui comportamenti possono essere visibili agli occhi degli altri, quindi riconosciuti, il covert ha atteggiamenti nascosti, per nulla evidenti. Certo, sembra assurdo che un narcisista possa avere questo tipo di comportamenti, che possa non esternare la sua patologia: un covert può essere estroverso in se stesso e introverso con l’esterno, ma l’obiettivo che ha è quello del patologico tradizionale. I sintomi più conosciuti del narcisista risiedono nella concentrazione su se stessi negli scambi interpersonali, nella difficoltà di empatia, nell’ammirazione per chi lo esalta e nella forte contrarietà per chi non lo apprezza, nell’incapacità di vedere il punto di vista altrui, nella negazione del rimorso e della gratitudine e altro ancora. Io tutto questo non l’ho visto quando ho conosciuto Mario (nome di fantasia). Lui si presenta sempre sorridente, accondiscendente, esperto in tante cose, un buon oratore. È affascinante ai miei occhi, perché a suo dire, tutti lo apprezzano ed è da tanti considerato una persona eccellente. Mario è un libero professionista, sempre a suo dire, molto apprezzato nel settore, tra i migliori in assoluto. Mi innamoro perdutamente di lui, in breve tempo andiamo a vivere insieme. Sono felice, tocco il cielo con un dito. L’uomo migliore del mondo è innamorato di me! Quello che ancora non so in quel momento, è che le cose sarebbero cambiate in fretta. In breve tempo, Mario fa in modo che io lo consideri migliore di me in tutto e per tutto e che io perda gradualmente la stima in me stessa. Mario, in breve tempo, fa in modo che io mi senta brutta, sporca e inutile. Lui è il migliore e io devo considerarmi fortunata. Mi rendo conto che Mario odia tutti coloro che apprezzano me e non lui, oppure apprezzano più me che lui. Improvvisamente, ancora non so come, mi ritrovo senza amici, lontano da tutti, perché Mario i miei amici non li apprezza (perché loro non apprezzano lui) e io non posso uscire con loro. Io non posso uscire la sera con le amiche, mentre lui deve ritagliarsi almeno una sera a settimana con gli amici perché è giusto così. Io devo leggere ad alta voce tutti i messaggi che ricevo, io devo dire chi mi scrive, io devo telefonare in sua presenza, perché è giusto così. In breve tempo, io non ho più la mia libertà. Non posso più apprezzare le persone a cui voglio bene, perché lui è geloso, non posso più parlare bene del mio capo, perché lui dice che lo difendo. Non posso più truccarmi per andare in ufficio, perché altrimenti sembra che vado a battere, non posso più indossare un completo intimo, perché vuol dire che devo farlo vedere a qualcuno. Mario inizia a fare scenate in casa, non è più silenzioso: inizia a far volare sedie, inizia a far volare oggetti, inizia a far finta di essere pazzo, inizia ad alzare le mani. Durante le discussioni finge di volersi buttare di sotto, sbatte la testa contro il muro, tira calci alle porte, mi tira ceffoni. Allora io sto zitta, è per il suo bene, infondo lui mi ama. Perché Mario, dopo dice che mi ama, tanto, tantissimo. Una notte litighiamo, perché io lo faccio arrabbiare, sono sempre io. Lui finge ancora di volersi buttare e allora io lo afferro e lui mi colpisce. Io ho un livido sul braccio e Mario il giorno dopo mi chiede come me lo sono fatto. STOP. Il mio cervello dice stop. Io sono uno straccio, nel frattempo mi sono buttata sul cibo, non mi lavo più, non mi curo più, ma inizio a risvegliarmi. Ci sono voluti tre anni per raccogliere i miei cocci e per allontanare Mario. C’è voluta tanta sofferenza per guardarmi nuovamente allo specchio e capire che la vita è mia e nessuno me la può portare via. Il mio unico errore è stato quello di sottovalutare i primi segnali ed è per questo che voglio lasciare un messaggio a tutte le donne, in modo particolare alle più giovani. Non trascurate le vostre sensazioni e soprattutto ricordate che chi vi ama, non vi limita. Chi limita la vostra libertà, chi vi picchia, non vi ama. Al primo segnale scappate via e chiedete aiuto. Non abbiate vergogna a chiedere sostegno, non potete affrontare tutto questo da sole. Non fate le eroine, perché voi siete più importanti di chiunque altro”.
Silvia si è messa a nudo, anima e corpo. Ci ha raccontato ciò che ha passato, ci ha descritto la sua sofferenza e a me sono venuti i brividi…
Silvia si rivolge a noi a cuore aperto, e per questo si merita tutta la mia stima. Grazie mille di cuore Silvia, grazie per la tua storia, per le tue parole forti e per il coraggio che hai tirato fuori nel metterti a nudo. Ora è il momento di spiccare il volo, e, sono certa, tu volerai molto molto in alto.
Barbara Balestrieri