L’ASSENZA
Può riportarti con il ricordo al tempo della scuola a quel banco vuoto e alla domanda: come mai, cos’è successo? Oppure all’appuntamento mancato, a una lezione saltata per l’assenza del docente o del dottore che ci conosce da anni e al suo posto troviamo uno ‘sconosciuto’che lo supplisce. Anche al simposio, se pur raramente c’è stata un’assenza dell’amico che aveva promesso un incontro a cui tenevamo tanto. Però, quasi sempre un altro amico è stato pronto a sostituirlo preparando una ‘chiacchierata’ che potesse essere interessante e non far pesare la delusione dell’assenza. Così è successo domenica scorsa con Sergio Bedeschi che, come sempre in questa circostanza si è reso disponibile a salvarci dall’inconveniente. Anche in questo è lo spirito di solidarietà e di amicizia che tiene uniti gli amici del simposio.
Giuliana
SCIENZA E FILOSOFIA DELLA SCIENZA
di Sergio Bedeschi
LA LEZIONE DI ETTORE MALOSSO
Al Simposio del 9 febbraio si è parlato di Scienza, ma anche di Filosofia della Scienza e ciò con la consapevolezza che l’impegno della mente umana di interpretare, descrivere e prevedere il Mondo che ci circonda (compiti centrali dell’avventura scientifica) sarebbe cosa di poco conto se non fosse sempre accompagnata da uno spirito critico capace di mettere in discussione il significato intrinseco di tale attività e soprattutto i suoi grandi risultati, vale a dire, in buona sintesi, da un tentativo di fare appunto Filosofia della Scienza. Resta in ogni caso sottinteso che, mentre parlare di Scienza fa parte delle nostre abitudini nelle riunioni di Lavinio, imbarcarsi in dibattiti filosofici è invece da considerarsi un’impresa di ben altra fattura e possibilità. D'altronde non va mai dimenticato che qui siamo al Simposio di Lavinio, cioè il convegno culturale che fu, ormai oltre quindici anni fa, creazione di Ettore Malosso scrittore, poeta, ma, a suo modo, anche filosofo, almeno nel senso della sua volontà di voler entrare dentro alle cose con spirito razionale e introspettivo. Atteggiamenti che sono tipici della Filosofia. E sarà chiaro allora anche il nostro personale impegno a voler dare continuità, fin dove sia possibile, alla sua indimenticabile lezione.
RICERCA TEORICA, SPERIMENTAZIONE, MISURAZIONE
Di Scienza dunque si deve parlare. Dei suoi metodi, del suo dividersi tra ricerca teorica e attività sperimentale, del suo intrecciarsi tra l’apparire del mondo e le leggi della Matematica e della Fisica capaci di descriverlo nel suo essere e nel suo divenire. E non senza tenere nel dovuto conto l’importanza della misurazione delle cose (metri, chilogrammi, temperatura, scorrere del tempo ecc. ecc.), senza la quale tutto resterebbe nel limbo dei concetti astratti e del non utilizzabile. Cioè privo di sviluppi tecnologici. La quale Tecnologia, sia detto una volta per tutte, non coincide, come è ovvio, con la Scienza. Ma ne è, se pur col dovuto riguardo, la figlia diretta e prediletta, il prodotto naturale e inevitabile della nostra mente di umani.
CREDIBILITA’ DELLA SCIENZA
Dovrebbe questo essere un modo per far sentire la Scienza più vicina a noi, foriera di conoscenza, di sapienza e di benessere e anche più credibile di quanto spesso non accada. Se poi invece la si vuol vedere soltanto come portatrice di pericoli e di mali, di catastrofi e degenerazioni (di cui peraltro non è incapace), ecco che allora sarà bene chiamare in causa la Filosofia, unica vera branca della Conoscenza, adatta per capire, giudicare, condannare o assolvere. La Filosofia, vogliamo ribadire, cioè l’uso della ragione e del senso comune e non il pregiudizio o le passioni di parte o il pensiero religioso o altre avventure etico-morali non sempre condivisibili.
VERITÀ ED EMOZIONI
Inutile dire che poi ci sarebbe il problema della “verità”. Meta finale del cuore umano e non solo della Scienza. Quella che, su questa Terra, ciascuno cerca a modo suo, non raramente spacciandola per “verità assoluta”. Lo fa la Politica, lo fa la Religione. Lo fanno gli Economisti, qualche volta, gli Storici o i Cartomanti. Neanche a dirlo: lo fanno pure i poeti, inguaribili sognatori. Ovvio che, a modo suo, lo faccia pure la Scienza.
Ma come? Verità assolute o verità relative, verità parziali o verità finali? Lo vedete? Ce ne sarebbe da discutere! Per non parlare delle emozioni. Intendo dire delle emozioni che la Scienza riesce a suscitare in molti di noi, quando siamo messi in condizioni di intuire, comprendere e decifrare i segreti dell’esistenza: scoperte grandiose come, a fine secolo, il rivelarsi del Genoma o la misurazione delle Onde Gravitazionali, intuite da Einstein con settant’anni di anticipo. E come potremmo tacere delle emozioni? Ecco, vedete? Ce ne davvero di materiale e non solo per questa puntata.
Domenica 23 febbraio - ore 17.00
RUSSIA
il gigante euroasiatico (2ª parte)
con Francesco Bonanni
Nei scoli XI e XII le sempre più frequenti incursioni di Tribù Turche costrinsero le Popolazioni Slave del Sud a spostarsi verso Nord per cui gli Stati di Novgorod e di Vladimir-Suzdal emersero come eredi della Russia di Kiev nei territori settentrionali mentre il medio corso del Volga finì sotto il dominio dello Stato Islamico della Bulgaria.
Nel 1240 arrivarono i Mongoli (conosciuti come i Tartari) che si impadronirono della Rus’ di Kiev e che per tre secoli dominarono le zone meridionali e centrali della odierna Russia con vari Potentati dipendenti dal Khanato dell’Orda d’Oro.
Invece i territori delle odierne Ucraina e della Bielorussia entrarono a far parte rispettivamente del Granducato di Lituania e della Polonia, provocando in tal modo la differenziazione degli Ucraini e dei Bielorussi dalle altre Popolazioni russe.
Così, come avvenne nei Balcani ed in Asia Minore, il lungo dominio delle Popolazioni nomadi fu la causa principale del notevole ritardo economico e sociale subito dal Paese.
Solo Novgorad riuscì ad ottenere un certo grado di autonomia che gli evitò così tanti problemi.
Nel XIII secolo il Signore di Novgorod, Aleksandr Nevskij, riuscì a respingere sia gli Svedesi che i Cavalieri Teutonici i quali avevano tentato di impadronirsi della regione.
Nel XIV secolo con Ivan I (regnò dal 1925 al 1340) il Granducato di Mosca si avviò a divenire il più importante Principato Russo, ispirandosi sia in campo politico che religioso all’Impero Bizantino.
Inoltre, essendo sotto il loro dominio, il Granducato di Mosca aveva l’incarico di versare ai Mongoli, oltre al proprio, il tributo annuale raccolto tra tutti gli altri Principati feudali russi per cui nel tempo riuscì ad affermare una certa influenza sulla Russia Occidentale.
Proprio grazie al suo particolare ruolo svolto nell’ambito delle varie realtà politiche russe, il Granducato di Mosca riuscì a trattenere una parte del tributo da dover versare ai dominatori Mongoli per destinarlo allo sviluppo economico, socia