Quando un omicidio efferato non provoca lo sdegno che merita
Integrazione fatale
Ci risiamo, un altro feroce assassinio, anche se il cadavere non è stato ancora trovato, quello della giovane pachistana Saman Abbas, perpetrato nell’ambito di una comunità che vuole vivere e lavorare in questo Paese ma che non vuole integrarsi nella nostra società. Vorrei però ribadire un mio pensiero: ritengo l’integrazione, in linea di principio, come un proposta aberrante, perché, se immigrazione significa per un immigrato mutare il proprio stile di vita e le proprie tradizioni, essa sarebbe solo un atto di violenza intollerabile. In molti casi le tradizioni del paese d’origine possono tranquillamente convivere con quelle di una società multietnica come la nostra ma in altri casi esse non devono poter sopravvivere se si sceglie di vivere e se si è accettati a farlo in questo Paese. Come si può accettare la pratica dell’infibulazione su bambine somale o egiziane o il matrimonio tra uomini di mezza età con bambine Bangladesh o dell’India se nel nostro Paese tali pratiche identificano reati di “lesioni gravi” e di “stupro”, che vengono puniti con la reclusione dai 4 ai 12 anni?.
Quindi il problema non è quello di integrare persone che non intendono integrarsi o per le quali, il farlo, comporterebbe la rinuncia alle proprie tradizioni ed alla propria cultura ma, molto più semplicemente, quello di prevenire e punire severamente reati da parte di coloro che hanno avuto l’autorizzazione a far parte della nostra Società. L’analisi di molte di queste situazioni porta, però, ad una conclusione univoca: si tratta di violenza sulle donne e si tratta di fatti che avvengono sempre nel perimetro della Credenza Islamica.
Se non si accettano queste due premesse si giunge alle conclusione piuttosto sgangherata di Enrico Letta e di alcuni giornali e cioè che quello di Saman sia un femminicidio. Voler escludere la circostanza che esso sia avvenuto, come molti altri in passato, nell’ambito di una piccola enclave religiosa in cui vigevano regole aberranti ed inaccettabili come elementi di “tradizione” e di “cultura”, significa voler coltivare mille piccoli focolai di violenza e di morte. Ancor peggio è accettare la favola dell’Islam che non discrimina la donna raccontata da Imam e rappresentanti di comunità che, quando accadono drammi come quello della povera Saman, cercano di propinarci mentre nei fatti si limitano al minimo sindacale di una generica condanna dell’omicidio.
D’altra parte se c’è chi crede, come alcuni importanti uomini politici di sinistra, che quello di Saman sia un femminicidio allora i rappresentanti delle comunità islamiche possono continuare a praticare il Corano in moschee abusive, a predicare violenza in una lingua incomprensibile, a tenere rinchiuse le donne nelle case, ad impedire alle figlie di studiare e se, si ribellano ad un matrimonio imposto, a seppellirle e fuggire nel paese d’origine dove quelle pratiche sono la vita sociale. Una donna su cinque che viene uccisa nel mondo viene uccisa in Pakistan per ragioni simili a quelle che hanno portato alla morte la povera Saman.
“Ma queste cose accadono anche tra gli Italiani” è il ritornello stonato: non ho mai sentito di un omicidio su di una ragazza italiana perpetrato da un clan familiare, con la madre che agisce da trappola infernale, perché la ragazza ha deciso di sposare un connazionale di sua scelta. E, mentre nel mondo in cui prevale la religione Islamica, si continuano a bruciare chiese e ad uccidere Cristiani... non sono a conoscenza di attentati terroristici al grido di “Cristo è grande!”. Dove sono le grida di dolore delle femministe ad orologeria che operano nel nostro Paese? Dove è la forte azione di polizia internazionale atta a riportare gli assassini nel nostro Paese? Guai a generalizzare; si farebbe del male ai tanti islamici che vivono la propria religione per gli aspetti spirituali che essa propone, ma quando il “Libro” diventa Bibbia e Costituzione, sta alla politica fare le leggi che separino quello che spetta ad Allah da quello che spetta a Cesare.
Sergio Franchi
L’ordinanza per l’utilizzo nel Comune di Nettuno
Monopattini elettrici
Ordinanza sindacale per l’utilizzo di monopattici elettrici nel territorio di Nettuno
E’ stata pubblicata l’ordinanza Sindacale n. 22 del 2021 contenente le direttive per l’utilizzo di monopattini elettrici ed entrerà in vigore dal 1 luglio 2021.
-La conduzione di tali mezzi sarà consentita ai maggiori di 14 anni
-E’ consentita la circolazione solo su strade urbane
-Il limite massimo di velocità consentito è di 25 km/h in carreggiata e di 6 km/h nelle aree pedonali
-Casco obbligatorio per i minori di 18 anni
Comune
di Nettuno
Condoglianze
Raggiunti dalla notizia, la Lega Nettuno si stringe al consigliere - capogruppo Marchiafava per la perdita della cara madre.
Esprimiamo un sincero messaggio di cordoglio e vicinanza in questa triste circostanza di dolore.
Per la Lega Nettuno,
Lorenza Alessandrini - Luca Zomparelli