Quando le istanze della gente si piegano di fronte a chi “tiene famiglia” non è solo un problema di legge elettorale
Governati da chi ha paura di perdere i privilegi
C’è chi è convinto che la nostra Costituzione sia la più bella del mondo ma, personalmente sono convinto che essa è come una bella auto d’epoca, che ha una bella storia, che è servita al Paese per oltre 70 anni ma che merita un tagliando che la metta in sintonia con i tempi che cambiano. Una cosa è certa: la poca stabilità dei nostri Governi resta un limite strutturale che influisce in modo determinante anche sulla nostra economia e, certamente, non è solo un problema di legge elettorale. Se il Parlamento della Repubblica, pullula di deputati che sono stati delegati per realizzare un programma elettorale ed, in nome della loro libertà politica, hanno deciso di realizzarne un altro senza sentire la necessità di lasciare il loro seggio, certamente esiste un problema di coerenza e di affidabilità. La farraginosità del nostro sistema legislativo appare più un ostacolo che una garanzia di partecipazione specialmente se si tende a ridurre il numero dei parlamentari e ciò al fine di soddisfare la demagogia piu che la funzionalità o garantire un risparmio. Se il Parlamento deve rappresentare il popolo che lo elegge e deve rappresentarlo con tutte le sue diversità di opinione, quanto sta succedendo nel nostro Paese cozza contro ogni logica di opportunità politica e della necessità di gestire il potere esecutivo nell’interesse dei cittadini. E se questo avviene nel rispetto delle regole vuol dire che le regole prevalgono sul benessere, la sicurezza ed il progresso della comunità, che dovrebbero sempre e comunque prevalere rispetto ad ogni norma. Per la semplice ragione che le norme si possono interpretare e, se, serve, modificare. Il Capo Della Stato, in base alle prerogative che gli da la Costituzione, accetta la formazione di un Governo costituito dalle forze politiche che sono rappresentate in Parlamento e che ne votano la fiducia. Ma quale è la ragione per cui un Governo si forma? L’unica ragione per cui un governo si forma è quella di attuare un programma capace di generare benessere, sicurezza e progresso per i cittadini. Dove è il programma del Governo che sta governando l’Italia? Dove sono le linee guida della sua politica economica? Quale il quadro di politica estera? Quali sono le linee programmatiche che i cittadini hanno approvato e che il Governo del Paese avrebbe dovuto attuare? Lo Statista Di Maio ebbe a dichiarare in uno dei suoi famosi discorsi al popolo: “il politico programma per il domani, lo statista per il prossimo decennio”. Per quando sta programmando il governo in carica? Chi è il capo di questo governo e quando mai i cittadini lo hanno votato a rappresentarli alla guida del potere esecutivo? E’ chiaro che la nostra è una democrazia Parlamentare che può affidare la guida del governo anche ad una persona non eletta dal popolo e che di politica non ne sa niente: ma è proprio questo il problema e questa è l’origine del caos che regna al vertice delle nostre istituzioni governative. Il nostro Paese viene attualmente governato con una forza politica pari a circa il 65% della popolazione, mentre oggi i partiti al governo ne rappresentano circa il 35%. Il Partito che aveva conquistato nel 2018 il Parlamento con un Reggimento di 339 eletti, oggi potrebbe costituire a malapena una Compagnia di poche decine di parlamentari. Quindi le norme permettono che chi oggi non rappresenta più nessuno possa decidere le sorti di chi non rappresenta più. E questo è normale ma c’è una norma non scritta nella Costituzione e nemmeno nel Codice Civile che si chiama “etica politica” che viene quotidianamente gettata tra i rifiuti insieme alla promesse tradite, alla coerenza ed ai cambi di casacca. Quella truppa di giovani benpensanti avevano promesso che avrebbero aperto il Parlamento come un scatola di tonno: voglio vedere un Italiano serio e libero da preconcetti che possa affermare che questo è quello che hanno fatto. Oggi molti di quei baldi giovani che hanno lasciato il loro status di disoccupato oppure l’impiego di muratore, infermiere, di pastore o di addetto di call center per entrare a far parte di un’elite che non solo decide le sorti del Paese ma che offre un prestigio inimmaginabile ed uno stipendio favoloso, sono destinati a tornare a cercare un impiego o alle primitive mansioni ove non venissero piu eletti. Stralcio da un articolo de “il Giornale” uscito durante la campagna elettorale delle elezioni del 2018: “Il candidato premier non sbaglia: il Movimento ha ormai assunto la forma di un’agenzia di collocamento. La creatura di Beppe Grillo offre una speranza (di impiego) a disoccupati, studenti e fannulloni. Insomma, a chi fino a ieri non aveva un reddito. Tutti provano a imitare Luigi di Maio e Alessandro di Battista: i due miti dell’universo grillino, che prima di varcare la soglia di Montecitorio avevano un reddito annuale che non superava i 3mila euro. Quando il nuovo capo politico dei cinquestelle dichiara che il Movimento nella prossima legislatura triplicherà il numero dei parlamentari accende un’illusione in tanti giovani attivisti, senza un lavoro stabile. Che vedono nel M5s la strada per assicurarsi uno stipendio a fine mese”.
Hanno aperto la scatola per entravi e restarvi ancorati e non intendono uscire anche se tanti sono i segni che indicano che essi non sono più rappresentativi di una società che hanno, in buona parte, tradita. Persistono nel mantenere in vita un governo senza programma, nato con l’unica prospettiva di non far prevalere una forza politica avversa, composto da personaggi che fanno la gioia dei vignettisti satirici e che si coprono di ridicolo per i loro comportamenti. Ma le regole permettono loro di farlo e di etica politica neanche a parlarne, presi come sono da beghe di potere, ingarbugliati in problemi di contributi economici promessi ma poi rifiutati.
Onestà intellettuale vorrebbe che, di fronte a tanti segni di inefficienza e di incapacità, alle tante batoste elettorali, si tornasse a chiedere agi Italiani che Governo vogliono e che programma di governo vorrebbero veder attuato. Ma parlare di onestà intellettuale a coloro che al grido di “onestà, onestà” hanno preso il potere, è diventato un esercizio sterile. Tutti restano aggrappati alla loro poltrona ed ai loro privilegi acquisiti in modo quasi fortuito e tengono il Parlamento sotto uno di stato “sequestro” e, a detta degli stessi sequestratori, per “impedire il prevalere” di un avversario politico. Alla fine la storia italiana di questo Paese viene scritta da chi ha solo paura di dover perdere dei privilegi e di essere costretto a chiedere il reddito di cittadinanza.
Sergio Franchi