Riceviamo e pubblichiamo la lunga riflessione del dottor Marco Garbati, infermiere degli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno
Il vaccino l’unico mezzo a disposizione contro il Covid-19
Lettera dalla prima linea…
Sono Marco Garbati, laureato in Scienze Infermieristiche e Tecniche ortopediche presso l’università “Sapienza” di Roma. Ho circa 15 anni di esperienza lavorativa ospedaliera, molti dei quali in medicina di urgenza e rianimazione; attualmente in forze presso il P.O. Riuniti di Anzio/Nettuno Ho deciso di scrivere questo breve articolo, non certo per presentare il mio curriculum vitae, bensì per cercare di porre chiarezza in merito alla situazione covid-19, in cui il paese ed in particolar modo la nostra splendida Anzio si trovano.
Scrivere cosa è l’epidemia Covid19, così come scrivere di questo patogeno, richiederebbe ore di studio ed innumerevoli pagine, mi limiterò a cercare di fare un punto della situazione a grandi linee, puntando il dito sulle varie fake news e dare un punto di vista veritiero di chi, come il sottoscritto, è impegnato in prima linea a combattere questo virus.
Partiamo da un punto fermo: “il Covid-19 o Sars.CoV-2” esiste! Questo è un dato di fatto. In barba a chi, negazionista o meno, insinuasse il contrario posso dire sinceramente e sottolineo che non sono al soldo di nessun dei potenti presunti architetti di questa pandemia, che questo virus è reale! Test di laboratorio, biologi, medici, scienziati vari, il sottoscritto e i suoi colleghi per esperienza quotidiana diretta possono, purtroppo, confermarlo.
La negazione è sicuramente il primo meccanismo di difesa arcaico che l’essere umano mette in pratica di fronte ad un problema insormontabile, ma leggere quotidianamente sul web insinuazioni sull’esistenza o meno di questo patogeno fa, semplicemente, rabbrividire. In barba a tutte le morti che fino ad oggi ci sono state ed a quelle che purtroppo ci saranno, pensare che su questa terra ci sia qualcuno in grado di concepire e mettere in atto una così grande fake news per tornaconto personale è semplicemente assurdo. I presunti “grandi architetti della pandemia” dovrebbero mettere a tacere qualunque scienziato o medico, che si trovi anche solo a curare questi pazienti. Senza considerare i biologi, i tecnici ed altri operatori specializzati del settore.
E’ possibile che tutte queste migliaia di persone siano d’accordo nel portare avanti questa bufala? E noi operatori sanitari che quotidianamente siamo all’opera per curare i pazienti? Saremmo d’accordo anche noi? Assurdo!!
Quindi, assodato che il virus esiste di cosa si tratta in realtà? Purtroppo ancora non lo si conosce a fondo: fa parte di un ceppo dei corona virus (chiamati cosi per come appaiono al microscopio elettronico) che non è stato precedentemente identificato nell’uomo. Ed è qui il problema, infatti durante la prima ondata, tra gennaio e febbraio è stato registrato il picco dei decessi. Essendo un virus sconosciuto non si conosceva il suo meccanismo patogenico e la sindrome respiratoria acuta che si presentava ai medici, veniva trattata come polmonite. Mentre si è visto poi che l’attività patogena virale dava anche problemi micro-circolatori con formazione, nel 30% dei casi, di trombi a carico soprattutto dei polmoni.
In base ai dati forniti dall’ I.S.S. ed O.M.S sulle nuove infezioni da covid-19, il governo è stato costretto ad istituire un “lock-down” più che giustificato, poiché nell’arco di poco più di un mese, gli ospedali, ed in particolar modo le rianimazioni, sono state prese d’assalto dai malati. Tenendo presente che in Italia esistono circa 5000 posti in terapia intensiva è più che logico che il governo si sia mosso, inizialmente, in direzione di un blocco totale. Questo a tutela dei cittadini e non per limitare la libertà personale a scopo di creare una dittatura mondiale con a capo illuminati o chi che sia!
Quindi alla domanda “è giusto restare in casa?” io rispondo si! Non segregati in casa, ma limitare le uscite inutili, limitare gli assembramenti e preferire riunioni familiari “telematiche”. Questi comportamenti non necessariamente limitano la nostra libertà anzi, in un momento di allontanamento fisico come quello che stiamo vivendo oggi, restiamo più vicini con lo spirito ed il cuore. Mi viene sempre in mente il vicino di casa che durante il primo lock down, ha messo la pianola fuori casa ed ha iniziato a cantare. Nell’arco di dieci minuti eravamo tutti fuori sui balconi a fare il karaoke. Se non è vicinanza questa non saprei cosa lo sia!! Pensiamo che, un minimo di limitazioni nella nostra vita quotidiana (un aperitivo in meno, un giro al mercato settimanale mancato o altro), sicuramente alleggerisce il lavoro di noi sanitari, può dare disponibilità di un letto in più ad un nostro caro, può far restare quella manciata di minuti in più un medico sullo studio di un caso clinico; minuti che magari fanno la differenza!
La situazione ospedaliera attuale, mantiene uno stato di allerta arancione. Il numero di contagi ad oggi è sicuramente maggiore rispetto al trimestre marzo-aprile-maggio, ma fortunatamente il numero di decessi è minore. Questo perché ora si hanno più informazioni sull’attività dei virus. Anche se in realtà non esiste un protocollo terapeutico ufficiale, i farmaci che vengono somministrati sono abbastanza efficaci. Tenete presente che non si somministrano, almeno inizialmente, farmaci contro il virus (antiretrovirali), ma è l’organismo che tramite la risposta anticorpale, lo elimina. Le terapie somministrate sono sintomatiche, ovvero curano gli effetti che l’attività patogenica dei virus ha sull’organismo.
Ad oggi somministriamo ai pazienti più gravi: antibiotico, per profilassi su eventuali sovra infezioni batteriche (ricordo che l’antibiotico ha azione contro i batteri non i virus), antinfiammatori steroidei e non, per l’imitare i danni da reazioni immunopatogene e/o farmaci antireumatici. Questa terapia di “prima battuta” molto efficace, è attualmente il Gold Standard e lascia all’organismo ospite il compito di eliminare il virus.
Con una successiva immunità del paziente per circa 6 mesi. Ulteriore motivo di disputa tra gli esperti è il farmaco Clorochina, in quanto non esisterebbero indicazioni nella letteratura scientifica. Tuttavia, alcuni casi clinici indicherebbero una risposta positiva all’utilizzo di questo antireumatico ma ricordo anche il verificarsi di importanti reazioni avverse soprattutto a carico del fegato.
Altro gran discutere è sull’utilizzo del plasma iper-immune. Certo che qualcuno avrà da ridire, credo che il plasma, ovvero la parte “fluida” del sangue, è il siero ematico ricco di immunoglobuline anti sars cov-2 di soggetti che hanno passato la malattia. Ora, non sto qui ad elencare le possibili controindicazioni sull’utilizzo di un derivato da sangue umano, ne a discutere sul rischio di contrarre patologie infettive che queste terapie hanno.
Basta comprendere che, il plasma iperimmune non è una cura, bensì una terapia. Il soggetto a cui viene somministrato, può guarire dal covid-19, ma non resta immune. Passato l’arco temporale della “vita” delle immunoglobuline, di solito 20 giorni, ci si può infettare di nuovo. Vero è, che in molti casi clinici ha dato buoni risultati su soggetti in condizioni molto gravi.
Arrivo cosi, molto rapidamente al vaccino. Edward Jenner nel 1796, scoprì l’importante funzione della vaccinazione. Ad oggi, costituisce l’unico mezzo che abbiamo a disposizione contro le malattie infettive! Anche se sintetizzare un vaccino per la famiglia dei corona virus è molto difficile, lo sforzo che si sta facendo in questa direzione, anche a livello multinazionale, sta dando ottimi risultati. Complottisti vari insinuano idee farlocche su cosa le ditte farmaceutiche inseriscano nei vaccini, in particolar modo in questo. Ora, due spunti di riflessione:
• A che scopo creare una cura poco costosa e definitiva, invece di far sborsare più denaro per le cure sintomatiche? Un paziente “costa” di più in termini di ospedalizzazione, terapie somministrate (vedi sopra) ecc. di quanto potrebbe costare un semplice, definitivo vaccino.
• Se davvero big-farma inserisse nano-bot per un successivo controllo mentale della popolazione, perché utilizzare i vaccini? Potrebbero utilizzare farmaci molto più usati nel mondo come la semplice aspirina od il ketoprofene..
Per esperienza professionale, posso confermare che, nella maggioranza dei casi dal covid-19 si guarisce come semplice influenza, solo in determinati casi può risultare pericoloso. Purtroppo, la grande capacità di infezione di questo patogeno e la grossa percentuale di soggetti a rischio, oltre ai posti limitati nelle terapie intensive, suggerisce la massima cautela. Per queste motivazioni ritengo giustificata la linea politica intrapresa di chiusura mondiale delle attività, nonché la campagna vaccinazioni proposta.
Prima di concludere questo articolo, vorrei sottoporre all’attenzione del lettore una riflessione sulla famigerata mascherina. In particolare, faccio notare che in Cina, l’uso di questo presidio ha favorito la rottura della catena infettiva del virus. In Cina, paese purtroppo sotto dittatura, la mascherina è stata imposta sin dalle prime fasi dell’epidemia, ed ha ottenuto ottimi risultati. E’ vero, potrebbe aumentare la Co2 inspirata, attenzione Co2 e non monossido di carbonio (non siamo stufe o scarichi di automobili) ma il nostro organismo dispone di due meccanismi di feedback per il controllo dell’anidrite carbonica al suo interno molto efficaci (Sistema polmonare in questo caso, ed emuntorio renale in caso di acidosi metabolica). Non basta inspirare più Co2 per creare un danno. Altrimenti noi operatori sanitari dovremmo essere deceduti da tempo, così come gli sportivi che utilizzano quotidianamente traing-mask per la loro attività.
Lungi da me addentrarmi in questioni politiche spinose, però dal punto di vista sanitario mi sento di individuare una criticità nella totale mancanza di una medicina territoriale. Sarebbe stato più efficace predisporre un equipe di specialisti, medici ed infermieri in prima linea sul territorio, i quali, in caso di soggetto con sintomatologia Covid-19, avrebbero potuto recarsi presso il domicilio del cittadino per l’esecuzione dei tamponi o addirittura utilizzare lo stesso protocollo in caso di positività del paziente.
Oggi invece, assisto a un vero assalto del nostro ospedale Riuniti Anzio e Nettuno, scene che si sarebbero potute evitare alleggerendo la pressione sulle strutture con un sistema di visite domiciliari.
Marco Garbati