Intervista al presidente della regione Liguria e leader nazionale di “Cambiamo” Giovanni Toti, che è anche tra i promotori di “Coraggio Italia”
“Il modello Genova guida per il Paese”
Grazie a Giuliano Peretti dirigente locale di “Coraggio Italia”, siamo riusciti ad avere questa intervista esclusiva da Giovanni Toti governatore della Liguria.
Giovanni Toti è anche leader nazionale di “Cambiamo” e tra i promotori di “Coraggio Italia” insieme al sindaco di Venezia Brugnaro. Il movimento politico nel Lazio è rappresentato nel consiglio regionale del Lazio dall’on. Adriano Palozzi e da tanti altri amministratori locali.
L’on. Adriano Palozzi, è anche responsabile nazionale dell’Organizzazione “Cambiamo con Toti”, incarico che lo ha visto molto attivo nel Lazio e non solo. Quindi è facile prevedere che avrà un ruolo importante anche in “Coraggio Italia”.
- Presidente Toti lei recentemente ha guidato la delegazione di “Coraggio Italia” ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le agenzie riportano che avete manifestato al Presidente tutta la vostra disponibilità alla realizzazione del Recovery fund, strumento fondamentale per la ripartenza del Paese. In tal senso cosa chiederete al governo?
“Chiederemo di usare ogni possibilità e ogni risorsa per far ripartire il Paese. Rinascere dalla crisi economica e sociale generata dal Covid, realizzare le infrastrutture che l’Italia aspetta da tempo, mettere la sanità al centro, favorire lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, tutelare i più deboli. Per realizzare tutto questo possiamo seguire un’unica via: quella della semplificazione, quella del Modello Genova. Solo con procedure semplici e senza i macigni della burocrazia queste grandi opportunità potranno essere colte immediatamente e non rimarranno nel libro dei sogni. L’Italia e gli italiani sono di fronte a una grande occasione: quella di ridare un futuro alle nuove generazioni. Non dobbiamo sprecarla”.
- Coraggio Italia si pone come obiettivo di diventare l’unico punto di riferimento dei moderati del Centro Destra?
“Si pone l’obiettivo di riempire uno spazio che adesso è vuoto. Tanti cittadini non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali, hanno perso l’amore e la fiducia per la politica ed è per loro che vogliamo costruire una nuova casa. Non abbiamo mai concepito un centrodestra come un contenitore chiuso, cosa che invece qualcun altro ha fatto. Lo abbiamo sempre visto come un luogo dove le idee, le persone e i progetti si confrontano, dove tutti gli elettori che potenzialmente possono scegliere il nostro modello di governo, possano trovare un partito a cui fare riferimento. Quindi è un arricchimento che dovrebbe stimolare tutti, anche i nostri alleati che avranno un compagno di strada in più che cercherà di portare voti al nostro progetto comune”.
- Ha stupito piacevolmente tutti la rapidità con cui avete ricostruito a Genova il ponte Morandi. Il vostro modello è esportabile anche in altre parti d’Italia? Per esempio da noi dove da decenni si parla, senza concludere nulla, del problema della Pontina e della necessità di realizzarvi una autostrada?
“Il modello Genova può diventare secondo me una linea guida per il Paese intero, chi dice che non è possibile mente. Il crollo del ponte Morandi e l’emergenza Covid sono i due grandi avvenimenti che si sono susseguiti in un gigantesco momento drammatico iniziato nel 2018 e che si sono risolti entrambi con un successo per Genova e per la Liguria: il ponte lo abbiamo ricostruito, in tempi che per noi sono stati miracolosi ma che dovrebbero essere normali, e abbiamo affrontato per la prima volta un virus, un nemico sconosciuto con momenti drammatici in cui la nostra regione ha dimostrato tenacia, tempra, capacità di tenuta e un sistema sanitario fatto di grandi professionisti. Questi due sono stati fondamentali per testare una classe dirigente che non aveva mai affrontato prove simili. Questa grande esperienza credo ci abbia forgiato: Genova e la Liguria hanno fatto per la politica nazionale molto più di quanto si sia fatto per il Paese in qualsiasi altro luogo, perché qui abbiamo cambiato lo scenario nazionale. Qui sventola la bandiera di un modello che dobbiamo far proseguire anche nel futuro, fatto di alcuni elementi che credo debbano essere gli ingredienti del Recovery e della ripartenza dell’Italia: regole, sburocratizzazione, obiettivi condivisi dalla classe dirigente e soprattutto etica della responsabilità e anche meritocrazia. Credo che tutto questo serva anche oggi”.
- Pur non avendo un grande partito di riferimento il suo consenso di governatore è sempre alto. E’ evidente che il consenso regionale incide molto anche su quello di leader nazionale. Riuscirà a gestire con eguale efficacia i due ruoli?
“Questi ultimi anni in Liguria sono stati complessi, abbiamo affrontato a testa alta tante sfide, dal ponte Morandi alla pandemia, passando per mareggiate e tutte le problematiche legate alle infrastrutture, soprattutto autostradali. Credo però che i cittadini abbiano saputo riconoscere l’impegno e lo abbiano premiato, a partire proprio dalle ultime elezioni regionali, con le quali non solo sono stato rieletto governatore, ma la mia lista è diventata il primo partito della Liguria. Un successo arrivato mentre già era nato il progetto di Cambiamo, dimostrazione che i due ruoli non sono in contrasto ma anzi si può crescere e fare bene con serietà e impegno”.
- Verrà in autunno a Roma a sostenere il candidato a Sindaco del centro destra Enrico Michetti?
“Ho già incontrato Enrico Michetti insieme all’amico Brugnaro e con Coraggio Italia siamo pronti a sostenerlo nella sua corsa, ovviamente anche sul territorio se ci sarà bisogno del nostro aiuto. Roma deve tornare ad avere un’amministrazione concreta ed efficace, sul modello di Genova e Venezia. E credo che Michetti sia la persona giusta”.
Antonio Sessa