solamente il Suoni di Dio. È da questo presupposto che si svilupparono i “Mantra” che, lungi dal rappresentare mere cantilene religione sono il ‘mezzo’ tramite il quale l’uomo entra in contatto con il suono cosmico fondendosi in lui. In alcune religioni come per es. il buddismo è uno dei mezzi che porta all’illuminazione.
La geografia del suono
Il suono della natura si sviluppa nei movimenti cosmici e nella vita umana si manifesta anche con danze popolari come quelle degli indigeni americani o quelle delle tribù africane; in generale in tutte le religioni animiste nelle quali lo sciamano entra in contatto con le energie cosmiche inducendosi uno stato di trance anche attraverso suoni ritmici.
Nelle religioni monoteiste
Il rilievo del suono quale canale religioso è stato ereditato dai monoteismi: nella tradizione biblica, la recitazione del Talmud; del Corano per gli islamici e nel Cristianesimo il Rosario: sono tutte preghiere recitate in modo ritmico per aprire il proprio corpo e mettersi in contatto con il suono che è ‘la Voce di Dio’.
Tutti i riti funebri sono accompagnati da suoni musiche e danze di ogni tipo per favorire il passaggio del defunto nelle altre dimensioni a seconda delle dottrine cui egli faceva capo.
ROMA CAPITALE D’ITALIA
Fine del potere temporale papale
17ª parte
di Francesco Bonanni
Durante la Sede Vacante del Soglio Pontificio i Sovrani di Francia e di Inghilterra avevano sottoposto gli Ecclesiastici al pagamento dei Tributi ma dopo la Bolla Papale per vari motivi di opportunità si astennero dal contestare la decisione del Pontefice.
Filippo IV detto “Il Bello” Re di Francia
per non incorrere in una sicura scomunica adottò una strategia abilmente astuta: attraverso vari editti vietò tassativamente sia ai laici che agli ecclesiastici l’invio di capitali fuori dai confini del Regno, impedendo in tal modo alla Santa Sede di ricevere le rendite percepite in Francia.
Questi provvedimenti indussero il Pontefice a concedere al Sovrano francese il diritto ad imporre tributi anche al Clero locale. Inoltre il cedimento di Bonifacio fu dovuto anche alla sua debole posizione all’interno della stessa Chiesa. Difatti dovette affrontare una forte opposizione da parte sia dell’Aristocrazia Romana che della Curia capeggiata dai cardinali Giacomo e Pietro Colonna, appartenenti ad una potente famiglia profondamente ostile a quella del Pontefice, quella dei Caetani.
I Colonna e il movimento francescano gli Spirituali
consideravano non valida e quindi illegittima l’elezione al Soglio Pontificio di Bonifacio in quanto ritenevano “forzata” la rinuncia di Celestino V, il quale fu così stigmatizzato da Dante nel terzo Canto dell’Inferno: “colui che fece per viltà il gran rifiuto”.
Jacopone de’ Benedetti, detto Jacopone da Todi, arrivò addirittura a definire Bonifacio: “Novello Anticristo”.
Il 3 maggio 1297 Stefano Colonna assalì e depredò sulla via Appia un convoglio di muli provenienti da Anagni carichi del tesoro papale, valutato più di 200 fiorini in monete d’oro, e fu il segnale dell’inizio della Guerra. Il giorno successivo il Pontefice intimò ai Colonna di consegnare i propri castelli.
Il “Manifesto di Lunghezza”
Fu la risposta con il quale la Famiglia Colonna unitamente a tre Francescani Spirituali dichiarò decaduto il Pontefice per “illegittima elezione” e chiese la convocazione di un Concilio. La reazione del Pontefice fu durissima: il 10 maggio 1297 con la Bolla “In excelso Throno” i due Cardinali Colonna vennero destituiti e il successivo 23 maggio furono addirittura scomunicati ed i beni dell’intera famiglia confiscati.
Il 18 novembre del 1297 Bonifacio rinnovò la Scomunica ed il 14 dicembre decise di attaccare Palestrina, importante feudo dei Colonna.
A seguito di tale iniziativa la città di Palestrina nella primavera del1299 per ordine di Bonifacio fu rasa al suolo. Venne cosparsa di sale e cancellato il suo nome ed infine i suoi abitanti furono costretti a trasferirsi in una località vicina. I Colonna furono costretti a rifugiarsi in Francia presso la Corte di Filippo il Bello.
22 febbraio del 1300 - il primo Giubileo
fu indetto dalla Chiesa Cristiana con la Bolla “Antiquorum habet fida relatio” emanata da Bonifacio. Tale iniziativa si ispirava ad una antica tradizione ebraica di cui fino allora non esisteva traccia in quella cristiana e nelle intenzioni del Pontefice si sarebbe dovuta ripetere in futuro ogni cento anni. Il Giubileo del ‘300 segnò l’apice di Bonifacio celebrato da una numerosa produzione artistica del suo tempo.
Pellegrini nel Giubileo del 1300,
Miniatura della “Cronaca” di Giovanni Villani, 1348
Destino (oscuro) di un gregario
Si sa: la Storia si dimentica facilmente dei gregari, individui che hanno dato tutto, che magari sono stati determinanti per il successo finale di una grande impresa, che dalla gloria e dalla fama saranno pure stati sfiorati, ma che poi, a conti fatti, sono caduti nell’oblio tipico delle seconde linee. Michael Collins fu appunto uno di questi, un gregario. A lui, scomparso a 91 anni il mese scorso, i media hanno dedicato un trafiletto, poche righe, qualche freddo e fugace comunicato nei notiziari della sera. Al suo confronto, nove anni fa, per la dipartita di Neil Armstrong si erano fatte trasmissioni, celebrazioni, commemorazioni, film, interviste e articoli: per forza, direte voi, il primo essere umano a mettere piede sulla Luna in quel lontano 1969! Collins invece era rimasto in orbita a un centinaio di chilometri sopra la superficie lunare.
La grande impresa
Pilotava il Modulo di Comando, il Columbia (vale a dire la componente principale dell’Apollo 11) con il quale i tre esploratori sarebbero ritornati sulla Terra se tutto fosse andato bene. Aveva sganciato il LEM, una vera e propria scatola di sardine goffa e squadrata che conteneva Armstrong e Aldrin, destinati al grande passo. Girò in orbita a 100 chilometri di altezza, compiendo 30 “giravolte” per quasi 60 ore, alla velocità 6.000 chilometri l’ora. Con il cuore in gola e una professionalità immensa. Non poteva sbagliare di un millimetro e doveva essere pronto, nel punto giusto e al momento giusto per il rendez vous, sempre che si fosse realizzato. In caso di guai sopravvenuti a quei due lì in basso, Collins avrebbe potuto scendere con tutto il Modulo fino a 15 chilometri per dar loro una mano e prenderli con sé. Ma intanto in quell’attesa ruotava, calcolava e pilotava. Non avrebbe mai messo piede sulla Luna, lui! La fama sarebbe andata ad altri, questo lo sapeva fin da subito.
Quel piccolo punto blue
Era comunque il primo uomo nella storia del mondo a poter ammirare per ore e ore quello spettacolo incredibile fatto di ceneri e crateri, oltre che contemplare quella piccola sfera azzurra (the little blue dot) persa nell’oscurità del cosmo. Nel ’74 racconterà tutta la magnifica avventura in un libro intitolato Carrying the fire: quando lo avrete tra le mani sarete increduli scoprendo che la prefazione è firmata nientemeno che da Charles Lindbergh. Ma soprattutto verrete fatti partecipi di quelle ore di angoscia e di solitudine. Egli ci confessa: “ Il mio terrore era quello di doverli abbandonare sulla Luna se qualcosa fosse andato storto. Ora ero a pochi minuti dal doverlo scoprire. Se non ce l’avessero fatta a riagganciarsi avrei dovuto tornare da solo sulla Terra. E sarei stato un uomo segnato per il resto della vita.” Come oggi sappiamo tutto si concluse per il meglio. Fu un’impresa di tecnica straordinaria, ma anche di fantasia, di improvvisazione e di coraggio. Oggi sopravvive soltanto Buzz Aldrin, con il suo carattere estroverso e tempestoso. Armstrong, al contrario, era chiuso, impenetrabile, poche parole, mente matematica. Collins invece sempre umile e disponibile, neanche fosse per vocazione una sorta di scudiero, il gregario per eccellenza appunto. Per quelle 60 ore passate attorno alla Luna fu definito l’uomo più solo dell’Universo.
Un americano un po’ italiano
Oggi è il più dimenticato, salvo forse per un piccolo cratere a lui dedicato proprio nel Mare della Tranquillità su cui Eagle (questo il nome del LEM) aveva appoggiato i suoi quattro incerti trampoli. Vi confesso che in certe notti, quando contemplo il nostro satellite naturale, mi capita di fissare quel punto dove so per certo che scesero quegli audaci. Lo potete osservare anche voi con gran facilità perché (lo sapete benissimo) la faccia della Luna è sempre la stessa: guardate lungo il suo Equatore leggermente sul lato destro. Lì vicino giacciono anche le rimanenze degli equipaggiamenti abbandonati per necessità, oltre che alcune testimonianze del loro passaggio. Forse non tutti sanno che Michael Collins aveva una porzione di italianità: era nato a Roma nel 1930 quando il suo papà era ufficiale della Marina USA in missione nella nostra città. E allora quando, lasciata via Veneto, vi capitasse di passeggiare per via Tevere, arrestatevi un istante al numero 16 e guardate la lapide che ci ricorda di lui. Giusto per un saluto a uno scudiero dello Spazio.