Secondo l’ex consigliera comunale Carmen Porcelli già dal 2016 il privato era intenzionato a realizzare a La Gogna una discarica di servizio
Discarica: si è fatto poco per difendere il territorio
L’incubo di un sito per la chiusura del ciclo dei rifiuti ad Aprilia inizia a fare paura davvero, ora che il piano della Paguro per realizzare la discarica a La Gogna resta l’unica opzione al vaglio del Commissario ad acta, incaricato di sciogliere il nodo sul conferimento dei rifiuti della Provincia di Latina. Una decisione che potrebbe anticipare la conferenza dei servizi sul piano della Paguro srl, mettendo in rilievo le responsabilità politiche di ritardi nella programmazione ed errori di valutazione ripetuti e costanti, in primis per aver lasciato eccessivo margine di manovra al privato, già intenzionato nel 2016 a realizzare a La Gogna una discarica di servizio. Ma come ha potuto la politica sottovalutare un pericolo previsto invece dalle associazioni impegnate nella difesa del territorio e dell’ambiente? Davvero è stato fatto tutto il possibile per evitare una ipotesi che oggi appare come sempre più concreta? Domande queste rivolte alla ex consigliera Carmen Porcelli, promotrice di azioni volte alla difesa ambientale e del territorio e già nel 2016 tra i più attivi oppositori al progetto della Paguro.
- Il progetto di una discarica di Aprilia sembra essere sempre più reale e non solo un rischio. Lei che si è spesa molto nel 2016 per contrastare il progetto della Paguro, se lo aspettava saremmo arrivati a questo punto, quattro anni dopo il no della Regione alla Via?
“Speravo di no, sinceramente, che non si sarebbe mai arrivati a questo punto, del resto il silenzio calato sulla vicenda non lasciava presagire nulla di buono, soprattutto quando si è tornati a parlare della caratterizzazione del sito di La Gogna. La Paguro, contestualmente alla proposta di verificare a sue spese il grado di contaminazione del terreno, presentava nel febbraio 2019 una richiesta alla Regione Lazio per la riapertura della procedura di Via per il progetto di discarica. Come ho avuto modo di dire a suo tempo, insieme a Gianni Battistuzzi di Città degli Alberi, stiamo attenti, o ci ritroveremo la discarica. Invece questa è stata una preoccupazione che avevamo in pochi, intanto la società ha eseguito la caratterizzazione, mentre il Comune ha prima presentato un piano delle indagini ambientali proponendo quale primo intervento proprio quello in via Savuto, ma abbandonando a breve il percorso finanziato dal pubblico per far proseguire quello del privato. Poi con l’emergenza Covid è stata data anche l’opportunità allo stesso privato di ampliare l’area di stoccaggio. Malgrado quest’ultima, secondo i bene informati, sarebbe stata una decisione da non drammatizzare, di fatto ad Aprilia si è accreditato un grande impianto di trattamento rifiuti che ha necessità di chiudere il ciclo. C’è bisogno di andare avanti? Vogliamo continuare a farci del male cercando ragioni e cause, quando la volontà era esattamente quella di arrivare al punto ove siamo?”
- Pensa che non si è fatto abbastanza?
“Penso che non sono state fatte le giuste valutazioni, né messe in campo le migliori strategie per difendere adeguatamente il territorio. Rispetto al 2016 ci sono state molte più associazioni e partiti che hanno presentato osservazioni al progetto, che nel frattempo ha subito profonde modifiche, ma non può essere la conferenza dei servizi il luogo ove risolvere i mali, primo fra tutto l’inquinamento, che affliggono il nostro territorio. Nel frattempo avremmo dovuto aggrapparci al piano regionale dei rifiuti, oppure non preoccuparci dell’ipotesi di veder realizzata una discarica ad Aprilia perché era fuori discussione: ecco di fronte a tanta superficialità o malafede non so quale posizione prendere. Vorrei possedere quel sano realismo, comune a tanti politici di vecchia data, per i quali “non puoi impedire al privato di proporre”. Per carità, ma chi vuole impedire niente, ma se il pubblico non svolge il suo ruolo di difesa e tutela del territorio, i cittadini a chi devono rivolgersi?”
- Ritiene la politica troppo distante dall’argomento?
“Innanzitutto bisognerebbe capire dove i politici collocano il tema dell’ambiente e della salute, in quale gradino della scala dei valori, poi forse potremmo anche aprire una discussione. Se invece il ciclo dei rifiuti diventa occasione per sviluppare un dibattito ideologico su chi lo debba gestire, beh allora parliamo d’altro. In sostanza capire chi oggi dice no alla discarica in realtà a cosa pensa: ad uno slogan, ad una formula elettorale o ad un sistema di alleanze? Per chi è fuori dall’agone politico, la vicenda è fin troppo chiara, non servono spiegazioni: la Regione Lazio, concedendo autorizzazioni, lo stesso Comune di Aprilia, non utilizzando gli strumenti urbanistici a disposizione, né mettendo in atto una serie di controlli, hanno consentito su questo territorio e negli ultimi anni il proliferare di impianti di trattamento. Oggi di che cosa vogliamo parlare?”
- Ci può essere in futuro una battaglia comune sull’ambiente?
“Me lo auguro con tutto il cuore, perché non dovremmo mai dimenticare che alcune scelte se compiute senza la giusta consapevolezza, domani potrebbero pregiudicare irrimediabilmente il nostro futuro. Vede nel 2012 in occasione della ratifica di una variante urbanistica il consiglio comunale di Aprilia ha concesso ad un privato la possibilità di trasformare un terreno agricolo, in un contesto agricolo e residenziale, in un sito a destinazione industriale, ben sapendo che l’impianto che sarebbe sorto – c’è la trascrizione del consiglio comunale per chi volesse leggere e farsi una idea – avrebbe portato un introito alle casse del comune (benefit), avrebbe rappresentato un polo di riferimento per il trattamento dei rifiuti e tutto ciò nella prospettiva della chiusura del ciclo dei rifiuti, ergo una discarica. Ecco quando pensiamo ad un fronte comune per l’ambiente, non dimentichiamoci queste cose, il diritto alla salute non si baratta con il benefit, l’esistenza di un polo di rifiuti sul territorio non crea una comunità di privilegiati e soprattutto non intuire che determinare ciò comporterebbe il rischio di una discarica, è un discorso pericoloso. Lo facesse il privato nulla di che, ma se queste parole le pronunciano amministratori pubblici mi verrebbe da scappare a gambe levate.”
- Adesso che sembra tutto irrimediabilmente compromesso si spera ancora si possa evitare.
“Lo comprendo bene, ed è giusto, ma sorrido quando leggo che si sta correndo contro il tempo. La corsa è partita ben sei anni fa, c’era la possibilità di allenarsi e arrivare preparati, adesso tutta questa agitazione e preoccupazione mi sembra poco credibile, non si possono attendere gli eventi, così stando alla finestra. Se mi procuro un taglio, non posso accorgermi che mi sono ferito solo nel momento in cui mi ritrovo ricoperto di sangue. La questione è seria, l’incidenza tumorale, i danni alla salute e all’ambiente sono la conseguenza delle scelte amministrative errate: torniamo al tema del benefit, i termini dello scambio si sono consumati sul benessere dei cittadini e la vivibilità dei luoghi, ma quei denari sono stati inutilmente spesi, anche per svolgere ridicole indagini epidemiologiche. Ecco anche questo l’ennesimo esempio di come si possa essere poco credibili”.
Francesca Cavallin