Il Pontino Nuovo • 3/2019
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L’Associazione “Salviamo il Pae-
saggio Roma e Lazio” ha lanciato
la petizione diretta al Ministero
dei Beni e delle Attività Culturali
sul sito “change. org” per ottene-
re che “La Campagna Agro Ro-
mano diventi Patrimonio Une-
sco”. La notizia è stata pubbliciz-
zata dal quotidiano nazionale “ Il
Fatto Quotidiano” il 18 gennaio
scorso con il seguente bellissimo
articolo di Manlio Lilli:
“Totò Innocenti, alias Totò, e suo
figlio Ninetto, alias Ninetto Davo-
li, si fermano al bar Las Vegas. A
breve distanza via di Torre Mag-
giore, sterrata, e all’orizzonte la
sagoma della torre medievale di
Torre Maggiore. Ovunque c’è
campagna nel trailer di “Uccel-
lacci e uccellini”, film epico del
1966 di Pier Paolo Pasolini. Non
esistevano i complessi industriali,
né quelli commerciali. Tanto me-
no i palazzi di Santa Palomba.
Roma non era arrivata qui. E
neppure alla Bufalotta, nel qua-
drante nord-est. Tanto meno a Tor
Pagnotta, a sud. Neppure il peg-
gior sindaco della città avrebbe
immaginato municipi che sareb-
bero arrivati a saldarsi con i ter-
ritori dei comuni limitrofi. Anche
per la crescita insana inseguita
pervicacemente dagli amministra-
tori di quegli stessi comuni.
Invece è accaduto. L’agro romano
di tanti pittori, poeti e scrittori è
stato metabolizzato. Progressiva-
mente, ma senza pause. Da luogo
simbolico a spazio indistinto.
Da “verde” spontaneo, dissemi-
nato di testimonianze materiali
del nostro passato migliore, a de-
dalo di strade a delimitare isolati
di nuovi complessi abitativi. Col-
ture storiche, come quelle di viti e
ulivi, quasi scomparse. Sostituite
da nuovo cemento.
Con la complicità di amministra-
tori locali senza scrupoli e gover-
ni centrali del tutto disinteressati
alla questione ambientale e alla
tutela dei luoghi e dei resti antichi
conservati, il disastro si è andato
delineando. “Si calcola che at-
tualmente, dei circa 71mila ettari
di agro, ben tre metri quadrati al
minuto siano mangiati dal cemen-
to, persi per sempre e che da qui
al 2030 (anno di attuazione delle
previsioni del Piano Regolatore)
nella campagna romana il consu-
mo di suolo arriverà a circa 161
ettari ogni anno. Un prezzo altis-
simo per la perdita di paesaggio,
di patrimonio agricolo e cultura-
le, di biodiversità, di salute per i
cittadini e di costi per la colletti-
vità”.La petizione lanciata da
“Salviamo il Paesaggio Roma e
Lazio” e indirizzata al Mibac(t),
oltre a fornire i numeri dello
scempio, prova a scrivere una
nuova storia. Un tentativo. Forse
l’ultimo possibile di arrestare il
consumo scriteriato di “ciò che
rimane di questo splendido tesoro
che ancora (ma per quanto anco-
ra?) il mondo ci invidia”. Firma-
re è probabile che non sia mai
stato così importante. Firmare
“per poter rivolgere una formale
richiesta all’Unesco affinché l’A-
gro Romano diventi Patrimonio
dell’Umanità, al fine di sottrarlo
per sempre alla rapina della spe-
culazione”. Qualcuno potrà pen-
sare che sia una delle solite cam-
pagne ambientaliste contro qual-
cosa. In sostanza una petizione
contro il progresso. Perché “la
campagna è bella” e i resti ar-
cheologici “interessanti”.
Ci mancherebbe! Però servono
anche nuovi palazzi, strade e au-
tostrade. Anzi sono necessari.
Quindi, dolersi un po’ del sacrifi-
cio di parti di quell’ambito geo-
grafico è ammesso. Ma poi si de-
ve procedere. Per cui, spazio a
ruspe e gru. Il problema è proprio
questo, probabilmente. Finora ra-
gionamenti e proteste hanno crea-
to un ostacolo.
Talvolta, non sempre e peraltro
spesso, provvisorio. La petizione
promossa da “Salviamo il Pae-
saggio Roma e Lazio”vorrebbe
trasformare quell’ostacolo in un
solido recinto con il quale assicu-
rare l’Agro. Tutto e per sem-
pre.“Fàddiecimijja e nunvedé una
fronna! / Imbatte ammalappena in
quarchescojjo! / Dapertutto un zi-
lenzio com’un ojjo (…) Dove te
vorti una campaggna rasa / come
sce sii passata la pianozza / senza
manco l’impronta d’una casa!“.
S’intitola allusivamente Er deser-
to il sonetto del 1836 di Giuseppe
Gioachino Belli.
Da allora uno tsunami si è abbat-
tuto sull’Agro. Osservare inermi
la distruzione contribuisce alla
sua prosecuzione.“Dove va l’u-
manità? Boh!”, si chiede a un
certo punto il corvo parlante che
accompagna nel film di Pasolini,
padre e figlio. Non sembri fuori
luogo pensare che una risposta a
quella domanda potrà venire pro-
prio dall’esito della petizione.
Siamo giunti a un bivio e bisogna
decidere. Fare dell’agro romano
un luogo Patrimonio dell’Umani-
tà oppure una terra di conquista.
Per i soliti affaristi e politici sen-
za qualità”.
T.S.
Petizione diretta al?Ministero dei Beni Culturali per sottrarre la campagna romana alla rapina della speculazione urbanistica
Agro Romano diventi patrimonio Unesco
Totò e Ninetto DavoliPier Paolo Pasolini
Pag. 8 IL PONTINO NUOVO Cronaca di Pomezia ANNO XXXIV - N° 3 - 1/15 FEBBRAIO 2019
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