Intervista all’assessore Giovanni Mattias sulle iniziative dell’Amministrazione
Priorità ambientali
L’ambiente è sempre un tema di grande attualità anche sul nostro territorio e per questo incontriamo l’assessore Giovanni Mattias che ha la delega in questo settore vitale per tutti.
- Assessore Mattias mi ha preoccupato molto un comunicato della storica associazione presieduta da Giampiero Castriciano che da anni si batte a tutela della Sughereta, in cui si manifestano forti critiche al Comune e all’Ente Parco Castelli Romani. Lo ha letto? Cosa ne pensa?
“Le associazioni fanno il loro mestiere, pungolando costantemente le amministrazioni in modo critico, magari a prescindere dalla bontà dell’operato svolto dal Comune; certo se avessero anche un minimo di competenza amministrativa non farebbe male. Mi riferisco alle richieste per lo meno insolite che vengono fatte al Comune o allo stesso ente parco, di chiudere gli accessi a una zona specifica di un’area protetta, per un’estensione di alcune decine di ettari o di installare manufatti per bloccare il pubblico in un territorio che, ricordo, risulta totalmente di proprietà privata, sia nella parte che era legata alla lottizzazione Parsitalia/Di Mario, sia nel resto del parco. Purtroppo a Pomezia quando arrivano i due anni dalla scadenza dei mandati elettorali si assiste alla rinascita di persone che per anni sono state in quiescenza, per avere la propria visibilità politica. È davvero un peccato, anche alla luce del fatto che la Sughereta ha bisogno di ben altro che sterili polemiche da quartierino”.
- L’amministrazione ha deciso di istituire due aree protette già individuate dalla Regione Lazio: “Cava Tacconi e laghetti di Pratica di Mare”, mentre l’altra riguarda i residui di ecosistemi di macchia mediterranea presenti a Torvaianica: le “dune e bosco del Pigneto e bacini di Campo Selva”. Come mai questa scelta e se vi sono altre aree da tutelare?
“La scelta è stata ponderata in anni di conoscenza del territorio: probabilmente ricorderà il convegno svoltosi nel giugno 2015 in sala consiliare sul tema dei geositi, che vide la presenza di importanti interventi di tecnici e cattedratici universitari. Tutto ovviamente nasce dalla necessità di esprimere al massimo le potenzialità che sono racchiuse nel nostro territorio. In ambito di conservazione e pianificazione delle aree protette, ci sono stati dei forti dibattiti in merito alla reale rappresentatività degli ecosistemi racchiusi nei perimetri dei parchi, e al reale valore degli ambienti di cui si proponeva la conservazione. In questo caso, si chiude un ipotetico cerchio iniziato 5 anni fa con l’istituzione della riserva della sughereta: mancavano all’appello ecosistemi importanti quali le aree umide e laghi costieri, zone di bonifica, aree dunali e retrodunali, boschi mediterranei. Di fatto, quella voluta dal consiglio comunale è una manovra ambientale vera e propria, che qualora la regione approvasse in toto, porterà il territorio protetto comunale ad un’estensione pari a circa il 10%. Restano fuori altre aree interessanti, e chissà che un giorno non si arrivi a dire che pomezia è il “comune dei monumenti naturali”, e non -come si diceva una volta- quello della “torvaianicizzazione della costa”.
- Queste due aree protette unitamente a quelle gia tutelate della Sughereta e l’area marina delle Secche di Tor Paterno potrebbero entrare a fare parte di un unico ente gestito dal Comune di Pomezia?
“Ricordo che una simile idea fu lanciata anni fa anche sulle pagine del Pontino da un ex politico locale; per gestire le aree protette c’è necessità di parecchio personale sia tecnico che amministrativo, e di un corpo di guardiaparco che possa sorvegliare e contrastare i reati ambientali. Tutti devono essere fortemente motivati e guardare alla conservazione del territorio come bene primario. In un momento attuale, in cui si tende a semplificare l’amministrazione, non credo che creare un nuovo ente misto, sul modello di Romanatura, sia la soluzione più opportuna. Meglio lasciare il lavoro in mano a chi gestisce parchi da anni, naturalmente di concerto con le esigenze e necessità espresse dal territorio”.
- Qualcuno maliziosamente mi ha detto: questa amministrazione dopo avere deliberato la lottizzazione Tacconi ora gli farà aumentare anche i costi degli appartamenti, facendogli vicino una area protetta.
“Probabilmente qualcuno che parla senza conoscere le carte: in quel piano già era previsto un grosso parco di numerosi ettari di verde pubblico; avere richiesto la tutela di quell’insieme di laghi, praterie aride e residui di boschi mediterranei (i frammenti boscati della “macchia capretta”), non fa altro che porre una particolare attenzione anche a quella porzione di territorio. Per quanto riguarda i costi degli appartamenti, oltre ad essere una cosa che esula dalle competenze del pubblico, mi pare alquanto prematuro solo il parlarne. Si tratta di una lottizzazione privata, pertanto i prezzi saranno decisi dal mercato e dal proprietario: pensi che un’associazione del territorio da tempo dice il contrario, ovvero che in quella zona verrà costruito un ghetto di case popolari! Viene da chiedersi piuttosto perchè nessuno in tanti anni di vecchia politica non abbia mai pensato di proporre e far istituire tante aree protette, ma si sia pensato solo a decine di varianti ad hoc e lottizzazioni sparse sul territorio”.
- Un litorale di pregio ha dune piene di specie vegetali. Purtroppo le nostre dune sono spesso spoglie e con sempre meno gigli di mare. Non si può fare un progetto organico per renderle rigogliose? Sarebbe un bel biglietto da visita anche per ottenere la bandiera Blu!
“Da qualche mese, in seguito all’approvazione del nuovo regolamento del verde, è disponibile la cartografia della vegetazione dunale sul nostro litorale. La situazione è molto differente nei vari settori della costa: ci sono aree maggiormente conservate, alternate ad altro dove purtroppo, spesso di notte ed in maniera abusiva, le dune ancora vengono alterate con le ruspe. Oltre a commettere un crimine ambientale, tali azioni pregiudicano la stabilità stessa della fascia di arenile che è la prima difesa contro l’erosione e le forti mareggiate. Oltre ad un progetto organico, che in parte si può vedere nel nostro piano dunale, servirebbero tante piccole azioni mirate di buone pratiche gestionali, che speriamo possano essere messe in campo anche in sinergia con chi ha una concessione demaniale e lavora negli arenili. Proprio in questi giorni ci sono delle meravigliose fioriture di giglio di mare, soprattutto nelle dune presenti a sud del fosso di pratica di mare. La conservazione di tali ambienti, unita alle attività di didattica ambientale, sono proprio tra i criteri qualificanti per ottenere punti nella certificazione della bandiera blu”.
- Una buona idea è stato il recupero dei passaggi a mare e la loro numerazione. Spesso però ci sono lamentele sulla loro manutenzione e fruibilità. Com’è la situazione?
“La situazione in questi anni non è cambiata: quasi la totalità di questi passaggi sono di proprietà di privati, sebbene ad uso pubblico. Dagli anni ‘60 ad oggi, ovvero da quando è iniziata la costruzione dell’edificato di Torvaianica, queste stradine sono rimaste di proprietà dei costruttori che avevano i terreni e edificarono in quell’epoca: spesso è una situazione catastale frammentaria, con più proprietà per la stessa strada, magari legate a società fallite o non più attive: veramente complesso anche sotto il profilo amministrativo. Ricordo che almeno il transito pedonale deve essere in ogni modo garantito, al fine di poter raggiungere il demanio marittimo”.
- Fino ad ora arrivano notizie rassicuranti sulla salute del nostro mare. Cosa può fare per migliorarne la balneabilità?
“Le analisi di Arpa Lazio ci danno una fotografia di un mare in buona salute, ed in leggero miglioramento rispetto agli scorsi anni: sono le uniche attendibili e serie sotto il profilo scientifico e statistico, perché vengono fatte seguendo rigidi protocolli scientifici, ogni mese, e in ben dieci stazioni del nostro litorale. Dispiace purtroppo assistere ai soliti strilli di disastro ambientale nel mare, che la campagna una nota associazione ambientalista nazionale diffonde ogni anno tramite comunicati distruttivi e lesivi della qualità del litorale intero, usando come metro di paragone un solo campionamento durante tutta la stagione balneare, ed estrapolando quel singolo dato per tutti e nove i chilometri di costa. Non fa altro che ribadire il divieto di balneazione che è presente di fronte alle foci dei fossi, ma puntualmente si scorda di dire che su altri sette chilometri di costa l’acqua è in qualità buona o eccellente. Effettuando un semplice raffronto con le nozioni base della raccolta dati e dell’analisi statistica, questa sarebbe una raccolta per lo meno falsata nel modo e metodo di campionamento. Per migliorare ulteriormente la balneabilità, posto che le condizioni delle correnti e delle temperature modificano la qualità delle acque continuamente, dobbiamo proseguire con il tavolo di lavoro che era stato istituito prima del lockdown, andando a tracciare gli eventuali scarichi non conformi o abusivi lungo i fossi e i corsi d’acqua del nostro comune, come si sta facendo in queste settimane per il fosso della crocetta, al fine di tutelare sempre più il nostro territorio”.
A. S.