L’Ordine dei Templari venne ufficializzato nel 1129 ma il papa Clemente V ne sancisce la definitiva dissoluzione nel 1312
La tenuta templare di Sant’Eramo
L’Ordine dei Templari venne ufficializzato nel 1129, la bolla papale di Clemente V del 1312 ne sancisce poi la definitiva dissoluzione. Quindi la tenuta templare di Sant’Eramo è esistita nel territorio di Pomezia in questo lasso di tempo (1129 – 1312).
In quel periodo sul territorio vi erano due centri principali: Pratica (Castrum Patrica), dal 1081 di proprietà dell’Abate della Basilica di San Paolo che la terrà fino al 1442; Ardea (Castrum Ardeae) anche essa di proprietà dell’Abate di San Paolo fino al 1421.
Parliamo di un territorio scarsamente popolato. Per avere una idea, attualmente l’area comprendente i due Comuni di Pomezia ed Ardea supera complessivamente i centomila abitanti, allora i residenti erano poco più di mille. Quindi immaginiamo in quel contesto quanto poteva essere importante la presenza di una tenuta templare con la sua potente organizzazione. Purtroppo, nel tempo, di questa presenza se ne era persa la memoria, anche perché sui Cavalieri del Tempio si è abbattuta per secoli la “Damnatio Memoriae”. Ma dove era collocata la tenuta di Sant’Eramo?
La tenuta di Sant’Eramo corrisponde esattamente a quella denominata successivamente Maggione, toponimo che richiama le “Magioni” templari, ed aveva una estensione di 100 rubbia (circa 185 ettari), di cui 70 destinate a coltivazione e 30 a bosco.
I suoi confini si possono rilevare da due atti di vendita del 1427 e del 1428 dove è specificato che “i confini che figurano negli istrumenti sono esattamente quelli di Sant’Eramo, cioè: Pratica; Santa Procula; Solfarata; Petronella”.
Nel catasto di Alessandro VII (1655/1667) la tenuta risulta unita a quella della “Maggionetta” dove era situata la torre omonima. Attualmente esiste una strada poco fuori il centro abitato di Pomezia, via della Maggiona, che inizia dal sottoponte dalla Pontina, poi incontra la fine di via Campobello e termina su via Laurentina. Essa è situata entro quella che era la tenuta templare cosi come il casale “La Maggiona” situato nell’odierna via Nicaragua.
Via della Maggiona sfocia nell’attuale via Laurentina, proprio di fianco ai resti della chiesa di Santa Procula, che era nella tenuta di Sant’Eramo.
La chiesa di Santa Procula era dedicata a Sant’Edisto martire cristiano vissuto a Laurentum. Secondo il Nibby la chiesa di Santa Procula è un edificio di età medievale, ed in esso era conservata una tribuna datata l’VIII secolo. La prima attestazione è comunque del 1074 in cui si parla di “ecclesia S.Proculi” congregazione di fedeli. Lo stesso privilegio viene ripreso da Innocenzo III nel 1203 quando la chiesa era nel frattempo passata sotto la giurisdizione dei templari.
Un’altra presenza templare si può segnalare nel borgo di Pratica, infatti negli anni in cui era di proprietà dei monaci di San Paolo (1081 -1442), quando vi era nel territorio la tenuta templare di Sant’Eramo, all’interno del Borgo venne modificato l’orientamento della chiesa, cambiato il nome da San Lorenzo a San Pietro e murato l’abside. Cosa i templari volevano nascondere?
Altre presenze templari si possono ipotizzare nella chiesa di Santa Maria delle Vigne che collocata poco lontano dal borgo di Pratica di Mare è a forma ottagonale, tipica simbologia templare.
Questa chiesa si chiamava delle Vigne perché era in una zona di vigneti, come si può notare da una mappa del catasto Alessandrino anno 1660- 1661. Stranamente nelle foto aeree risalenti al 1930 all’improvviso compare non molto lontano dalla chiesetta un vigneto. E che vigneto! Un vigneto a pianta esagonale, con i sei angoli perfettamente uguali.
Qualcuno, forse i templari, realizzando quel vigneto e collegandolo a Santa Maria delle Vigne volevano mandare un messaggio?
Da notare che proprio sotto quella vigna a partire dagli anni ’60 gli archeologi hanno individuato il foro dell’antica Lavinium dove vi erano edifici pubblici e anche un tempio dedicato alla dea Minerva e poco lontano da Santa Maria delle Vigne sono state scoperte le XIII Are e l’Heron di Enea. Mi è stato raccontato da qualche vecchio abitante del Borgo che a differenza degli altri terreni dati in mezzadria, quella strana vigna, fino agli anni ’50 del secolo scorso, ancora esisteva ed era gestita direttamente dalla famiglia Borghese ed era chiamata “la vigna della Principessa” in riferimento alla proprietaria, la principessa Maria Concetta Monroy, vedova di Camillo Borghese. Nessuno mi ha saputo dire perché aveva la strana forma esagonale, solo che quella vigna c’era sempre stata. Quindi aveva una sua collocazione molto antica ed è chiaro che la nostra fantasia corre! Ma è solo l’inizio di una interessante ricerca di un pezzo di storia locale che fin da ora si avvolge di mistero, come d’altronde è gran parte della storia dei Templari!
Antonio Sessa