La scusa del risparmio per limitare la democrazia
Le ragioni di un NO
I populisti di ogni ordine e grado non stanno più nella pelle: cacciare via un po’ di parlamentari scansafatiche e risparmiare quattrini! Due piccioni con una fava.
Un referendum nato da una antica cantonata antiparlamentaristica e antipolitica di chi, ricordiamolo, voleva aprire il parlamento ‘come una scatola di sardine’ (inevitabile l’assonanza con la mussoliniana ‘aula sordida e grigia’).
Anche se fosse plausibile –del tutto o in parte- il luogo comune che i parlamentari italiani siano solo dei costosi nullafacenti, la colpa storica e culturale di questo sarebbe da imputarsi agli stessi elettori che li hanno eletti a suon di voti, e consensoe, secondariamente, alle segreterie dei partiti che li hanno negli anni proposti, selezionando fra i più zelanti e conformisti.
Il problema del nostro sistema politico-parlamentare non è nella quantità ma nella qualità: avere meno parlamentari non significa affatto averne migliori, anzi la cosa comporterebbe una ulteriore tracimazione della politica nella società civile, una minore rappresentatività e una minore relazione con i territori quindi, inevitabilmente, una minore qualità della politica, della classe dirigente. Quanto poi il discorso del risparmio sarebbe un discorso meschino e pretestuoso.
La qualità della democrazia non si scambia con un esiguo e molto relativo risparmio sui costi, non è una questione di mercanteggiamento: il gioco non varrebbe proprio la candela.
I rischi e le controindicazioni invece sono considerevoli: si tratta di limitare, mutilare la Rappresentatività, che adesso è costituzionalmente parametrata sulla quota di un parlamentare ogni 80-90.000 abitanti-elettori, un numero che verrebbe quasi a raddoppiarsi con la vittoria del si: ogni parlamentare perderebbe in maniera consistente il contatto reale con il suo ‘popolo’ e con la pubblica opinione, con il suo territorio generando un parlamento sempre più composto da yesman, asserviti alle logiche partitiche e spartitorie delle segreterie, aumentando la conflittualità e le tensioni fra i gruppi interni ai partiti stessi, producendo così sempre più lobbies, cortigianerie e malcostume.
Insomma penso che andrebbero ripensati i criteri di selezione del ‘personale politico’, i partiti dovrebbero riappropriarsi delle funzioni e agli assetti che sono di un partito che possa dirsi tale…insomma il problema del politicante che deve tornare ad essere un Politico è un problema di cultura, di etica e di antropologia. Inoltre, se vincesse il si -come è molto probabile- intere province in Basilicata, Molise, Sardegna e altre, rimarrebbero ‘scoperte’ riguardo la rappresentanza.
Inoltre la riduzione dei parlamentari implicherebbe altri rimaneggiamenti ed interventi di revisione e di vera e propria riforma delle istituzioni e delle funzioni del parlamento, riformulazione delle commissioni, squilibri nelle composizioni e nei protocolli regolativi dei procedimenti e dei lavori parlamentari ecc, e il rischio di ‘sbrodolare’ nell’incostituzionalità sarebbe costante…
Insomma una primordiale cantonata nel mitico illo tempore del no tav, no dap, no vax , no Gronda…, oggi diventata una bandierina partitica identitaria, che rischia di arrecare danni alla legittimità del parlamento, alle rappresentanze e, alla fin fine, alla democrazia stessa.
Giuseppe Chitarrini
Grazie al Riuniti
Con la presente desideriamo esprimere il nostro apprezzamento e la nostra sincera riconoscenza a tutto il personale medico e paramedico del Reparto di Ortopedia dell’Ospedale Riuniti Anzio - Nettuno, per la professionalità, la dedizione e la profonda umanità, con la quale è stata curata nostra madre, operata per una delicata frattura del femore.
Gli Ospedali sono fatti dalle persone per curare altre persone, in questi giorni abbiamo toccato con mano il livello eccellente del Reparto Ortopedia del Riuniti.
Grazie di cuore.
f.to i figli Di Renzoni, Tiziana, Barbara e Piergiuseppe
Gli auguri del sindaco De Angelis al geniale artista e cittadino onorario di Anzio
Auguri Roger Waters
Roger Waters, Cittadino Onorario di Anzio, compie gli anni. Il Sindaco De Angelis: “Auguri ad un artista geniale, tra i più influenti del secolo, che resterà per sempre legato al nostro territorio”
«Voglio essere nella trincea della vita. Io non voglio essere al quartier generale, io non voglio essere seduto in un albergo da qualche parte a guardare il mondo che cambia, voglio cambiarlo io. Voglio essere impegnato. Probabilmente, in un modo che mio padre forse approverebbe». RW
Inizia così, su Wikipedia, il lungo profilo di Roger Waters, cantautore, polistrumentista e compositore britannico, fondatore dei Pink Floyd, Cittadino Onorario di Anzio, che, con la sua musica, il mondo ha sicuramente provato a cambiarlo, in onore di suo Padre, Eric Flether Waters, perito e disperso, il 18 febbraio 1944, nella Battaglia di Anzio.
“Nel giorno del suo settantantasettesimo compleanno - afferma il Sindaco, Candido De Angelis - la Città di Anzio rinnova la vicinanza ad uno dei personaggi più influenti del secolo, un artista geniale che resterà per sempre legato al nostro territorio e che auspichiamo di poter riabbracciare quanto prima. Tanti auguri Roger”.
Le drammatiche vicende dello Sbarco di Anzio, anche questa mattina, sono evidenziate dal media Rock and Roll News tra i cinque momenti salienti del geniale bassista britannico:
“LE COMMEMORAZIONI DELLO SBARCO DI ANZIO
Un momento decisamente importante della carriera del bassista dei Pink Floyd non ha nulla a che fare con la musica. Era il 2014 e Roger Waters inaugurò ad Aprilia, proprio in Italia, in monumento dedicato a suo padre, soldato degli alleati deceduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Waters si recò proprio in Italia per partecipare alla cerimonia di inaugurazione, scoprendo dove era morto il padre. Il 18 febbraio poi ricevette la cittadinanza onoraria dal comune di Anzio per la sua sensibilità musicale e soprattutto umana. Fu accompagnato dai figli, molto commossi per il ricordo del padre e del nonno disperso”. R3M
Comune di Anzio
Gli orfani dei femminicidi
Quando la violenza colpisce l’anima dei bambini. Quando parliamo di femminicidio, una riflessione doverosa la meritano i bambini, orfani di quelle mamme ammazzate dai papà. Perché i lividi non sono solo quelli che segnano il corpo. E poi ci sono gli altri. Quelli invisibili, quelli che non hanno colore ma bruciano più di uno schiaffo in piena faccia, segni di una violenza che anche quando non tocca, brucia, resta e marchia l’esistenza tutta. Ricordiamocelo quando parliamo di ‘violenza sulle donne’, abusi e maltrattamenti non sono solo quelli che riempiono i pronto soccorso e contribuiscono ad aumentare i numeri dei femminicidi. Le vittime non sono solo le donne terrorizzate, picchiate, uccise. Sono loro, i più piccoli, che quando i funerali si celebrano e le luci delle interviste si spengono, rimangono i protagonisti di un dramma che smette di essere cronaca e diventa un carico privatissimo da sopportare come testimonianza indelebile di un legame che ha dato loro vita e morte insieme. E allora bisogna capire. Sono “orfani speciali” i bambini e gli adolescenti che hanno perso la madre per mano del padre, poi suicidatosi o detenuto. “Speciali” perché tali sono i loro bisogni, i problemi e la condizione psico-sociale in cui si trovano, considerando che non solo la loro vita è stata drasticamente scombussolata dalla tragedia famigliare, ma anche notevolmente turbata da un trauma emotivo che ha ripercussioni sul piano pratico e pure economico. In Italia, in 15 anni ci sono stati 1.600 nuovi casi di orfani che hanno perso la madre perché uccisa dal padre, poi suicida o successivamente detenuto. Dati spaventosi che purtroppo sono destinati a non restare stime rigide. Vittime collaterali delle violenze, prive di quelle risposte sociali che sarebbero dovute derivare da uno Stato che non ha saputo difendere e tutelare le donne. Il trauma che vivono questi minori è sia emotivo che pratico, considerando che spesso devono anche cambiare abitudini, costretti a iniziare una nuova vita con la famiglia affidataria. Dopo la morte della madre per mano del padre il giudice nomina un affidatario che di norma è un parente, in genere si tende a lasciarlo nel contesto in cui ha sempre vissuto. Nel 60, 65% dei casi i bambini vengono affidati ai parenti della famiglia materna entro il terzo grado. Se ciò non è possibile, si cerca una persona che sia comunque una figura di riferimento del minore. Ma cosa fare perché i bambini non debbano mai rientrare nella categoria di orfani speciali? Per far sì che non ci siano più orfani speciali bisogna intervenire quando ci sono i segnali premonitori, e anche le donne possono aiutarsi a valutare il rischio. L’Italia è il primo Paese ad aver promulgato una legge che cerca di ridurre i danni subiti dagli “orfani speciali” e facilitare il compito degli affidatari che si trovano in un ruolo a cui spesso non sono preparati. L’obiettivo è quello di tutelare legalmente ed economicamente i figli, minorenni o maggiorenni non autonomi dal punto di vista economico, di qualsiasi unione, coniugale o equiparata, culminata nell’omicidio di un genitore da parte dell’altro. La legge 4/2018 assegna così al pubblico ministero il dovere di chiedere, in ogni stato e grado del procedimento penale, il sequestro conservativo dei beni a garanzia del risarcimento del danno civile subito dai figli della vittima, così da rafforzare la tutela degli orfani rispetto al loro diritto al risarcimento del danno. Questi orfani vivono dunque un trauma complesso. Orfani speciali, bambini invisibili, Il loro presente li consegna all’incertezza e, molto spesso, a una disperazione inconsolabile. Il loro futuro appare oggi particolarmente problematico sia dal punto di vista sociale, economico e psicologico. Tante storie di nonni che hanno adottato i nipoti, hanno speso tutto per mantenerli. E non hanno i soldi per pagare gli psicologi, con i bambini che non dormono la notte per angoscia e incubi.
I figli delle donne vittime di femminicidio restano invisibili.
Anna Silvia Angelini