ROMA CAPITALE D’ITALIA
Fine del potere temporale papale 10ª parte
di Francesco Bonanni
In questo clima di aspra conflittualità tra Papato ed Impero, nel quale ognuno dei due pretendeva di affermare la propria superiorità sull’altro si accese la nota diatriba conosciuta come “Lotta per le Investiture”. Ma come già detto, al di là di tale questione, fu in gioco un obiettivo molto più rilevante: il “Dominium Mondi”, cioè la disputa tra Potere Sacerdotale e Potere Imperiale, che gli Storici del XII secolo definirono «Discidium inter Sacerdotium et Regnum».
1075 - Dictatus Papae di Gregorio VII
È un Documento formato da 27 Proposizioni che esprimono una visione teocratica ove si afferma la sacralità e quindi la netta superiorità dell’Istituto Pontificio su tutti i Poteri Laici (Principi, Re e lo stesso Imperatore) e pertanto in netto contrasto con la avversata “Concezione Cesaropapista”: l’interferenza del Potere Politico sulla vita della Chiesa.
È ribadito con estrema fermezza che il Potere del Papa, in quanto derivante dalla volontà divina, si esercita: «per grazia del Principe degli Apostoli (San Pietro)». È in virtù di questa grazia, solo il Papa ha il potere di legare e di sciogliere.
Nella concezione gregoriana il rapporto tra Stato e Chiesa viene così completamente capovolto: all’Imperatore è nagato il diritto di approvare la nomina del Pontefice, mentre lo stesso Pontefice ha il diritto esclusivo di conferire all’Imperatore il suo Potere ed eventualmente anche di revocarlo.
Quindi una assoluta obbedienza alla Chiesa e ogni violazione avrebbe addirittura implicato l’accusa di Eresia.
Fino ad Enrico III gli Imperatori per salvaguardare la dignità della Chiesa, matutelando anche i propri interessi, avevano influenzato le nomine dei Pontefici o le deposizioni dei Papi indegni.
Enrico IV volle continuare la pratica della investitura dei Vescovi-Conti, ma teorizzò la superiorità del Potere Regio su quello Pontificio basandosi sul passo evangelico delle “Due spade” (Luca 25,35-38).
Energica fu l’opposizione di Gregorio VII: nel Dictatus Papae sancisce la superiorità della Chiesa sul Regnum in quanto Istituzione Divina e la facoltà di deporre gli Imperatori. Inoltre è ribadito che detta Sentenza: «non deve essere messa in discussione da nessuno, ma il papa soltanto può mettere in discussione le Sentenze di tutti».
Malgrado il divieto, Enrico IV continuò a nominare i Vescovi-Conti, pur rinunciando al corrispettivo pagamento, come avveniva nel passato.
La scomunica
Il “Casus Belli” sorse allorquando Enrico IV nominò Arcivescovo di Milano il suo Cappellano, Tedaldo di Castiglione. Per tale violazione il Papa nel 1076 emise un Decreto di Scomunica che comportava la sospensione dei Poteri di EnricoIV come Re dei Romani, Re d’Italia e Imperatore del Sacro Romano Impero. Le inconciliabili posizioni dei due protagonisti avevano delle radici ideologiche profondamente diverse. Da una parte l’Imperatore, sulla base del passo evangelico delle “Due spade”, affermava la superiorità del Potere Regio su quello Pontificio e dall’altra parte il Papa che ribaltò il rapporto di superiorità tra i due Poteri basandosi su una considerazione profondamente negativa relativa alle origini del Potere Regio affermando che «gli Imperatori diventano tali perché hanno rubato più degli altri e hanno fatto violenze e non hanno capito che gli uomini sono tutti uguali e vogliono calpestare i loro simili e dietro di loro c’è il Diavolo».
Il conflitto tra le due massime Autorità del Medioevo si fece così sempre più aspro.
Enrico IV avuta notizia del Decreto di Scomunica
alla viglia di Pasqua mentre si trovava a Utrecht, reagì inviando una durissima lettera a Gregorio VII definendolo «Non Papa ma falso frate» e lo dichiarò deposto. Inoltre, nella sua qualità di Patrizio ed in base a quanto accaduto nel passato quando suo padre aveva deposto tre Papi che si contendeva il Soglio Pontificio, Enrico invitò i Romani ad eleggere un nuovo Pontefice.
La sconfitta dell’imperatore
Non solo non fu appoggiato dai Vescovi tedeschi, ma si trovò addirittura a fronteggiare la rivolta dei Principi dell’Impero che convocarono per il mese di febbraio del 1077 ad Augusta, in Baviera, una Dieta Generale presieduta dallo stesso Pontefice per pronunciare la sentenza definitiva per la deposizione di Enrico.
Gregorio VII quindi intraprese il viaggio in Germania e, a causa delle rigide condizioni invernali, fece tappa a Canossa (nel Reggiano) presso la residenza della Contessa Matilde che, oltre ad essere cugina dell’Imperatore, era una fedele seguace del Pontefice.
Enrico decise quindi di recarsi a Canossa per incontrare il Pontefice e chiedere la revoca del decreto di Scomunica.
Grazie all’intercessione sia di Matilde che del potente abate Ugo di Cluny, padrino di Battesimo di Enrico, Gregorio accettò di incontrare l’Imperatore il 25 gennaio 1077, giorno della ricorrenza della conversione di San Paolo.
Ma tale incontro, passato alla Storia come “L’umiliazione di Canossa”, con la mediazione di Matilde, avvenne in condizioni preventivamente concordate dai due protagonisti e quindi con modalità ben diverse da quelle tramandate dalla nota vulgata.
Il contezioso tra i due Poteri non si risolse con quell’incontro, ma si protrasse nel tempo e i suoi protagonisti ebbero lo stesso destino: con motivazioni e in circostanze diverse entrambi finirono i loro giorni in esilio.
Silvia D’Augello e i suoi Fleurs
di Maria Grazia Vasta
Il 4 febbraio alle h. 18.00 ha avuto inizio un ciclo di sei eventi musicali on line (non in diretta, quindi recuperabili), con intento divulgativo e a cadenza settimanale, a cura della pianista e musicologa Silvia D’Augello (giovane amica del Simposio di Lavinio, dove spesso ha regalato le sue performance), chiamati da lei con il bel titolo Fleurs.
Essi vertono sulla spiegazione e l’esecuzione di brani importanti della musica classica e più recente, il primo dei quali, l’Arabeske Op. 18 in Do major (1839) del compositore Robert Schumann, ci porta in piena epoca romantica, e, nonostante sia descritto dallo stesso musicista come “un opera femminile”, “debole e per signore”, in realtà mostra l’alternanza, nell’animo di ogni essere umano, di speranza e malinconia, all’insegna della mutevolezza dell’animo poetico e di una delicata sensibilità non estranee all’autore stesso.
La lectio di Silvia non è stata solo magistralis: penso che anche gli addetti ai lavori siano rimasti incantati dalla capacità didattica e umana d’illustrare puntualmente, ma con un approccio vivace, gli elementi che si susseguono in questa composizione, scritta in forma di rondò, con refrains, rimandi al tema iniziale ricchi di varianti, esposti da lei come se fossero dinamiche narrative di un romanzo e insieme preziosi simbolismi che trapelano da un’opera pittorica. L’opera, da elegante ricamo e passando per momenti più sostenuti nel ritmo, finisce con una coda definita da un’eco d’ineffabile estatica poesia e divina malinconia, svelandone la vera chiave di lettura e portandoci in una dimensione “altra” e atemporale, di sogno.
Lei ha nominato ghirlande, ritorni, espansioni, ripetizioni, diversioni, micro-alterazioni, intenzioni nascoste, echi, poesia, etc…, con una proprietà da narratrice navigata e un’espressività da fine attrice, attirando l’attenzione dello “spettatore” (che non sarà più solo un “uditore” di musica) con un eloquio derivato da una profonda conoscenza della musica, ma colorato e intercalato da pause, cambi di tono e di volume della voce e delicati sorrisi, non solo da brava insegnante, ma anche da artista a tutto tondo. In breve tempo lei riesce ad introdurci nel mondo dell’autore e quando inizia l’esecuzione ci scopriamo a fare collegamenti e a riconoscere passaggi che altrimenti sarebbero sfuggiti all’attenzione, dando una possibilità in più di goderne. Le sue mani sapienti volano sulla tastiera, lievi o forti a seconda dello spartito e dell’interpretazione, e alla fine di tutto ci si scopre con i brividi addosso, sommersi da tanta bellezza.
In conclusione, dopo aver assistito ad una sua lezione e apprezzato la sua esecuzione musicale, qualcosa si aggiunge al nostro spirito e alla nostra piccola o grande cultura, rendendo imperdibili gli appuntamenti con l’eccellente musicista.
Programma
Giovedì 4 febbraio
Schumann Arabeske op. 18
Giovedi 11 febbraio ore 18
Bach Preludio e Fuga n. 1 in do maggiore
dal Clavicembalo ben temperato
Giovedì 18 febbraio ore 18
Brahms Selezione dai Valzer op. 39
Giovedì 25 febbraio ore 18
Chopin Ballata n. 1 in sol minore op. 23
Giovedì 4 marzo ore 18
Händel Ciaccona
Giovedì 11 marzo ore 18
Liszt Giochi d’acqua a Villa d’Este
Eventi in Streaming
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