UPA ha fatto valere le proprie ragioni in audizione in Commissione Regionale Ambiente sull’illegalità della centrale alla Sacida
Biogas: la Regione sfugge alle proprie responsabilità
Cerco di trattare una materia infuocata imponendomi una condotta distaccata per cercare di vedere la realtà dei fatti scevro da qualsiasi approccio ideologico e coinvolgimento emotivo. Cerco di disgiungere l’impegno sociale dal dovere di raccontare i fatti in modo onesto e veritiero. Il giorno 11 giugno si è tenuta, su piattaforma telematica Cisco Webex, una seduta della Commissione Ambiente della Regione Lazio presieduta dal Cons. Marco Cacciatore per discuter della centrale biogas di via della Spadellata. Nonostante ciò sia stato ignorato da una stampa locale che spesso risente degli umori e degli interessi dei protagonisti della politica di Anzio, mi sembra giusto ricordare che quella audizione è stata provocata dalla lettera scritta da UPA e pubblicata anche in un numero precedente del Litorale. Eppure tutti quelli che ne hanno scritto lo hanno fatto dopo aver ascoltato un documento audio divulgato dal sottoscritto che rappresentava UPA in quella audizione. Tanto è vero che proprio il rappresentante di Uniti Per l’Ambiente è la prima persona a cui il presidente Cacciatore ha dato la parola. Ma quale è la materia del contendere? In sintesi è la stessa che si ripropone da quando i cittadini di Anzio sono venuti a conoscenza che il loro sindaco aveva accettato, senza opporsi e senza nemmeno informarli, che una centrale per la produzione di gas poteva essere realizzata nel cuore del quartiere Sacida tra qualche fabbrica, tra fattorie, tra palazzine e nelle vicinanze di una scuola. Quella centrale è illegale sul piano del rispetto del regolamento che fissa le distanze di sicurezza che prevedeva un distacco minimo di 2000 metri da obiettivi sensibili (scuola e centro abitato), mentre essa è stata realizzata a soli 290 metri di distanza; alcune abitazioni sono a distanza di pochi metri. La logica vorrebbe che le norme sulla sicurezza siano state fissate al fine di preservare l’incolumità delle persone e delle cose. In audizione la direttrice dell’Ufficio Ing Tosini ha, con poca convinzione, affermato che le distanze vengono fissate per proteggere gli obiettivi sensibili da agenti odorigeni, come se questo fosse un effetto secondario. Vorrei che la direttrice andasse a parlare con i vicini della centrale che hanno visto perdere l’80% del valore dei loro immobili e che si vedono, sin da giugno, invasi da milioni di mosche e da odori inaccettabili. Il rappresentante di Uniti Per l’Ambiente ha sottolineato anche l’esistenza del rischio di deflagrazione ma la risposta della direttrice è che i Vigili del Fuoco hanno rilasciato il parere positivo. E non ha impressionato più di tanto l’affermazione del rappresentante di UPA che nella planimetria di progetto sia stato omessa la presenza di palazzine e scuole e cioè proprio di quegli obiettivi sensibili che, se riportati, avrebbero reso impossibile il rilascio dell’autorizzazione. Proprio come fatto dalla stessa Direttrice Tosini, per due situazioni analoghe , dopo che in Conferenza di Servizi le associazioni hanno fatto valere il vincolo di distanza da quegli obiettivi. Con amara ironia ha chiosato il rappresentante dei cittadini “allora è possibile costruire una centrale a carbone a piazza San Pietro, basta non indicare la basilica in planimetria”. E, visto che la motivazione fondamentale dell’audizione era di dare una risposta alla richiesta, rimasta inevasa, da parte del Sindaco De Angelis di ritirare l’autorizzazione, la Direttrice Tosini ha voluto anticipare che non le è possibile revocare l’autorizzazione perchè , trattandosi di una zona industriale, l’inadempienza non è tale da giustificare un annullamento dell’AIA. Naturalmente il fatto che la zona della Sacida sia un’area industriale sui generis non ha interessato piu di tanto la Dirigente, così come il fatto che è di quella zona industriale un piano di recupero abitativo di edilizia abusiva, fermo in Regione da anni. La progettazione di un impianto così impattante deve tenere conto della realtà del territorio e non solo della sua destinazione urbanistica come chi presenta u progetto del genere non può fregarsene di chi vi abita omettendo nella planimetria l’esistenza di insediamenti sensibili. L’approccio burocratico può anche mettere a posto la scartoffie ma non la logica, in un paese in cui è il vigore la legge, non si può accettare un’infrazione essenziale perchè “tanto ormai è stata commessa”; se la centrale crea problemi gravi oppure è ragione di pericolo per la gente, essa deve essere chiusa. Punto. Le contraddizioni dei funzionari come la Ing Tosini non scandalizzano piu di tanto ma restano come macigni. Naturalmente nessuno era cosi ottimista da aspettarsi che la responsabile dei provvedimento accettasse di aprire il vaso di Pandora anche perchè, se qualcosa c’è ancora da scoprire, sarà l’accesso agli atti,peraltro già autorizzato e sospeso a causa del Covid, a trovarlo. Come è auspicabile che la Magistratura non sia così indulgente e di bocca buona nell’accettare omissioni così gravi e significative, anche conscia di note registrazioni telefoniche e di esposti dei cittadini. Per quanto riguarda la richiesta delle Associazioni di riaprire la Conferenza di Servizi, la Direttrice Tosini ha tenuto a sottolineare che la Conferenza avrà luogo per la verifica dell’adeguamento dell’impianto alle BAT (Best Avaliable Tenchniques) e che, durante quella Conferenza i Cittadini potranno far sentire la loro voce. Intanto penso che la responsabile regionale debba formalizzare la sua posizione, che minimizza il rischio e non risolve la sua contraddizione di comportamento, dando risposta scritta al Sindaco di Anzio che, attraverso il Cons Fontana, che lo rappresentava, ha ribadito la richiesta di ritiro dell’autorizzazione. E’ evidente che la questione permane piu aperta che mai perchè la contraddizione e l’ illegalità restano a ricordare a tutti che la centrale di via della Spadellata 5 ad Anzio non può stare dove è stata realizzata e questo concetto sarà valido finchè l’incolumità di cittadini resta un elemento significativo.
Sergio Franchi
Dopo l’audizione regionale sull’impianto biogas di Anzio vedo riaccendersi il dibattito pubblico in un grande caos alla ricerca di responsabili che sembrano non trovarsi. Penso occorra fare chiarezza su alcuni aspetti:
- Innanzitutto è inutile girarci intorno: dopo tanti anni credo sia chiaro a tutti che l’autorizzazione ha delle responsabilità precise, con nomi e cognomi. Il principale è quello dell’ex assessore all’ambiente del centro destra, oggi esponente di una corrente politica che fa finta di fare l’opposizione, all’epoca supportato da tutta la maggioranza (ricordiamo la frase “erano tutti d’accordo” finita nelle intercettazioni dell’inchiesta Evergreen nella quale risulta coinvolto);
- Chiedere il riesame dell’autorizzazione alla Regione è stato un passaggio giusto e necessario che abbiamo richiesto da subito come opposizioni, sia in commissione speciale che in consiglio. E’ stato fatto, anche se tardi, ma come purtroppo era prevedibile non è stato sufficiente. Come dissi all’ultimo consiglio, invito tutti a leggere la normativa sul “potere” che ha una autorizzazione già rilasciata in conferenza dei servizi con l’assenso del Comune.
- Leggo che in audizione si è parlato di confusione urbanistica. Giusto, ma anche in questo caso le cause non vanno cercate su Marte. Se da un lato è innegabile che ereditiamo un problema pluridecennale di abusivismo che non ha pari in Europa, ed è comune a tutta la provincia di Roma, è altrettanto vero che la pianificazione ha assecondato e peggiorato questa confusione. In particolare, anche l’ultimo piano regolatore ha dei nomi e dei cognomi precisi, e il principale è quello dell’attuale Sindaco.
- Leggo da un comunicato dell’amministrazione che la commissione ambiente avrebbe “dato il via libera alla convenzione con l’impianto”. Capisco che nel cento destra sono talmente presi dalle lotte interne di potere da dimenticare il funzionamento basilare delle istituzioni comunali, ma le commissioni non hanno alcun potere deliberativo. Nell’ultima seduta è stata solo fatta la proposta da un consigliere della maggioranza di destinare eventuali fondi derivanti da convenzioni al quartiere Sacida, ma non è stato discusso né tantomeno votato niente.
- Sul conferimento dei rifiuti all’impianto bisogna essere schietti e non prendere in giro le persone: è pressoché impossibile evitare sempre di portarli lì. Un dirigente dovrebbe non rispettare i principi di prossimità, di rotazione, di risparmio previsti dalla legge. Ad ogni modo, riguardo la procedura negoziata fatta ad aprile e poi ritirata e alla successiva gara, stiamo chiedendo chiarezza e trasparenza in tutte le sedi competenti.
Luca Brignone
Alternativa per Anzio