SIMPOSIO
LA CENA
Il Cenacolo: alla vigilia della Pasqua ebraica Gesù, benedicendoli, offre il pane e il vino agli amici, quegli apostoli che lo hanno accompagnato durante la sua predicazione, ma incapaci di comprendere la portata di un gesto così intensamente allusivo del sacrificio che sta per compiersi.
L’Osanna all’indomani dell’ingresso trionfale in Gerusalemme terminerà in preghiera nel pianto di solitudine all’Orto degli Ulivi, in un percorso di sofferenze e di completo abbandono che culminerà nella Via Crucis, quei passi di doloroso cammino che accompagneranno lo strazio della croce sul Golgota.
Un’altra cena attenderà gli adepti attoniti e increduli ed esalterà in ognuno di loro la fede nel Cristo tornato a salutarli per l’ultima volta. Si è compiuto il Sacrificio salvifico e di redenzione per loro e per tutti gli uomini che la Resurrezione giustifica della sua ‘necessità’.
È il grande messaggio evangelico che ha sostenuto la sofferenza di tanti esseri umani illuminandoli d’amore e di comprensione verso le ingiustizie subite dagli uomini, gli stessi che Gesù dalla Croce invoca il Padre di perdonare: perché non sanno quello che fanno. Giuliana
LA PASQUA
di Giuliana Bianche Caleri
Un unico sentimento ha pervaso nel tempo tutti gli uomini: il ritorno della Pasqua, in tempo di primavera, quale significato di rinascita della vita nelle sue varie forme.
Per il Cristiano, soprattutto, rappresenta l’apoteosi del Cristo risorto, il Trascendente il quale, nato da donna, torna ad essere Dio stesso all’interno della SS. Trinità, ma lascia il suo amore tra i viventi di tutte le epoche e nazioni.
La speranza
Un messaggio che, in particolare oggi, non possiamo e non dobbiamo trascurare: la fede infatti è l’àncora di salvezza per i credenti, ma può rappresentare una speranza a cui aggrapparsi anche da parte di coloro che si ritengono lontani da un sentimento religioso. Speranza di cui il mondo non può fare a meno, in questo tempo sospeso tra vita e morte, tra la fiducia nella scienza e l’incertezza del domani, che porta a considerare spesso un individuo come un possibile “ untore” di manzoniana memoria.
Riscoprire l’altro da sé
È indispensabile riscoprire l’altro come un compagno di viaggio nel difficile cammino della vita, l’amico che mi sorregge nei momenti più bui del dolore e della morte, ma anche nel vivere quotidiano, denso di bisogni, materiali e spirituali.
La Madre
In mezzo a tante tribolazioni, ci appare la figura della Madonna, Colei che proprio in quanto donna, da sempre è più vicina alla nostra umanità.
Ai piedi della croce, in particolare, riassume ed evoca la sofferenza di tutte le madri, di ogni tempo. Nessun dolore infatti è paragonabile al Suo, che assiste impotente alla perdita del Figlio crocifisso, parte del Suo corpo e del Suo spirito.
Se è vero che è inaccettabile per ciascuna madre perdere il proprio nato, ciò è tanto più vero per la Madonna, per Colei che aveva accolto l’”Annunciazione” di Gesù come il piano di Dio per la salvezza dell’umanità.
Immaginiamo pertanto il Suo smarrimento, l’incapacità di comprendere, la perdita di tutte le speranze … e le spine del Figlio si conficcano nella Sua carne.
La sofferenza
Eppure resta, come mummificata, ai piedi della croce e si fa carico anch’Essa di tutte le sofferenze degli uomini.
Ma ancor oggi viviamo momenti di un dolore incomprensibile ed inaccettabile: penso agli anziani ammalati e senza speranza di vita, confinati in una specie di “lazzaretto”; penso ai bambini che brulicano in tanti ospedali, con occhi ridenti e peranzosi … dove la morte, purtroppo, non si impietosisce neppure di fronte “all’urlo nero della madre”, come recita il poeta Quasimodo.
Per chi ha fede la Madonna diventa la Madre consolatrice per i nostri dolori terreni.
Il dolore della Madre nella poesia e nell’arte
Il mondo dell’arte ha sempre rappresentato infatti la Madonna come una Madre addolorata; gli stessi appellativi a Lei rivolti la definiscono “Mater dolorosa”, “Madonna dei sette dolori”, “Madonna del conforto”, “Madonna del buon consiglio” ed in tanti modi ancora.
L’esempio più alto di preghiera rivolto alla Madre di Dio è forse lo “Stabat Mater”, attribuita a Jacopone da Todi: un’accorata invocazione a Maria ai piedi della croce, che sembra racchiudere il dolore di tutte le mamme le quali, con un atto di generosità e di speranza, sono da sempre capaci di donare una vita, comunque vissuta.
E le uova pasquali, pur nella loro materialità e al di là del fatto commerciale, stanno a rappresentare il simbolo di nuove esistenze future, anche nei travolgimenti del mondo.
Stava Madre dolorosa
a la croce lagrimosa,
dov'era il suo Filio;
la cui anima piangente,
abattuta e dolente
trapassò il gladio.
O quanto trista e aflitta
fue quella beneditta
Madre de l'Unigenito,
che piangeva e doleva
e tremava, ché vedeva
le pene al Figliuol inclito
[…]
ROMA CAPITALE D’ITALIA
Fine del potere temporale papale
13ª parte
di Francesco Bonanni
I Normanni
i nuovi invasori giunti dal lontano Nord dell’Europa, inizialmente furono percepiti dal Papato con grande preoccupazione come dei pericolosi potenziali nemici dello Stato della Chiesa.
Difatti Papa Leone IX, temendo che la sua Benevento fosse minacciata, tentò di contrastare la loro avanzata, ma il suo esercito fu sconfitto nel 1053 a San Paolo di Cividale e fatto prigioniero.
Dopo di ché la Chiesa, impegnata nella Lotta per le investiture, si impegnò a stabilire una Politica di Alleanza con i vincitori interessati al riconoscimento legittimo delle loro conquiste.
Il Trattato di Melfi 24 giugno 1059
Fu stipulato da Papa Niccolò II con Roberto Conte di Puglia e Riccardo I, Conte di Aversa e Signore di Genzano. Esso servì a rinsaldare i rapporti tra Il Papa e le due Casate che lo sostennero contro l’Antipapa Benedetto X. Tale sostegno legittimò il suo Dominio sui territori conquistati concesse ai Normanni e l’Investitura su quelli che erano ancora in mano ai Longobardi, ai Bizantini ed agli Arabi.
Il Pontefice inoltre elevò la Contea di Puglia in Ducato conferendo a Roberto il Guiscardo il titolo complessivo di Duca di Puglia, Calabria e Sicilia che rinsaldò il legame con i due stati indipendenti.
Il Pontefice a sostegno della sua Sovranità e quindi del suo diritto ad esercitare il Diritto Temporale sull’Italia Meridionale e sulla Sicilia ne rivendicò la sua fonte di legittimità: “La Donazione di Costantino”, documento che nel XV secolo l’Umanista Lorenzo Valla rivelò essere un falso.
Successivamente i Normanni, forti ormai del sostegno politico dei Papi, conquistarono sia la Calabria che la Sicilia.