Sversamento illegale nel fosso dell’Acqua Buona a Casalazzara
Inquinamento ambientale
Il fosso dell’Acqua Buona a Casalazzara si colora di bianco. Colpa di una sostanza schiumosa scarica o sversata illegalmente all’interno del canale che attraversa la zona periferica della città, posto in prossimità di una azienda. A segnalare l’ennesimo sospetto di inquinamento dei canali che scorrono in città, sono stati alcuni residenti, il 3 febbraio scorso che dopo aver notato il repentino cambiamento della densità e della colorazione dell’acqua del fossato, hanno provveduto a diramare una segnalazione alla Polizia Locale di Aprilia, all’Arpa Lazio, al Nucleo Forestale e al Comune di Aprilia, per chiedere verifiche immediate sulla provenienza e sulla sostanza sversata per scongiurare il rischio di inquinamento delle acque.
Poco dopo la segnalazione gli agenti del nucleo ecologia della Polizia Locale di viale Europa, coordinata dal dirigente Massimo Giannantonio, hanno raggiunto il fosso che attraversa il quartiere per una prima ispezione sul luogo dove è stata notata la presenza della schiuma. L’analisi visiva ha per ora confermato solo la presenza di una sostanza schiumosa, in apparenza simile al sapone, tale da conferire un colore biancastro alle acque, ma serviranno controlli più approfonditi per poter individuare con certezza il punto di origine dello sversamento.
Non è escluso infatti che possa trattarsi di uno scarico non autorizzato, immesso nel canale senza la preventiva depurazione delle acque, ma la conferma potrà derivare solo da verifiche più accurate. L’esigenza di fare chiarezza sulla natura della sostanza sversata inoltre, ha spinto gli agenti della Polizia Locale a richiedere l’attività di supporto dell’Arpa Lazio, per le attività di campionamento e analisi dei prelievi effettuati sul posto.
Malgrado l’intervento immediato della Polizia Locale, lo sversamento di sostanze schiumose nelle acque di uno dei principali canali di Casalazzara, ha riacceso i timori dei residenti sull’inquinamento ambientale di un’area prevalentemente agricola, prossima al centro abitato.
Del resto non si tratta del primo episodio che riguarda la città di Aprilia, dove segnalazioni di scarichi abusivi, sversamenti e rischio di inquinamento ambientale hanno riguardato anche canali più centrali come il fosso della Ficoccia o il fosso Carrocetello, che attraversa la zona industriale e la borgata Agip. Episodi tanto numerosi da spingere il dirigente del settore Polizia Locale a incrementare la videosorveglianza in prossimità dei fossi, sia per monitorare il corso delle acque contro il pericolo di esondazione sia per cercare di porre un freno alle attività illecite di scarico e sversamento.
Francesca Cavallin
Aumentate le domante per una casa popolare, passate da 554 a 608
Graduatoria case popolari
L’attività di contrasto all’occupazione abusiva degli appartamenti Ater, le case popolari messe a disposizione delle famiglie a basso reddito e non in grado di acquistare casa o pagare un canone di affitto, non rappresenta solo una misura repressiva volta a ripristinare la legalità violata, ma una vera e propria esigenza, in un comune dove all’edilizia popolare ferma fa riscontro un costante aumento delle richieste di alloggi.
Gli ultimi dati, relativi alla graduatoria approvata a gennaio 2020 parlano chiaro: in un solo anno le richieste delle famiglie apriliane per un alloggio popolare sono aumentate dell’8%, passando da 554 del gennaio 2019 alle attuali 608. Una fiumana di persone, tanto che per tamponare l’emergenza non basta procedere con l’affidamento dei pochi appartamenti che anno dopo anno tornano liberi e l’amministrazione stanzia somme in bilancio per contribuire all’affitto delle famiglie a basso reddito e per la morosità incolpevole.
La maggior parte delle famiglie, 145 c on una percentuale del 23,8%, sono in coda per una casa da oltre 10 anni; un boom di domande si è registrato nel 2018, quando hanno avanzato richiesta per un alloggio popolare 96 persone, con una percentuale del 15%, seguite da altre 47 (7,7%) nel 2019, ma le richieste sono rimaste elevate tutti gli anni, con picchi in aumento o in diminuzione a seconda dei periodi: 55 (9,04%) nel 2011, 56 (9,2%) nel 2012, 42 (6,9%) nel 2013 e nel 2014, 32 (5,2%) nel 2015, 44 (7,2%) nel 2016 e 49 (8,05%) nel 2017.
Un’emergenza abitativa, quella che riguarda Aprilia, che non conosce nazionalità e in proporzione tocca sia italiani che stranieri, con un dato statistico che, per quanto riguarda il numero di componenti dei nuclei famigliari che bussano alle porte dell’Ater per una casa, diventa lo specchio della società, immortalando la crescita dei piccoli nuclei famigliari rispetto alle famiglie numerose, che rappresentano una minoranza. Solo uno il nucleo famigliare che conta 9 persone (0,16%), 4 quelli composti da 8 persone (0,65%), 7 le famiglie con 7 componenti (1,5%), il doppio ma ancora al 3,2%, pari a 20, le famiglie che contano 6 persone, appena 66 (10,85%) i nuclei composti da 5 persone. La maggior parte di coloro che cercano una casa fanno parte di una famiglia ristretta a solo due o tre componenti ( 145, pari al 23,84% e 148, pari al 24,34%), poco sopra la famiglia media composta da 4 persone (96, pari al 15,78%), ma rispetto allo scorso anno è cresciuta ancora la porzione delle persone che vivono da sole, ma non riuscendo a pagare un affitto provano ad affidarsi al pubblico. Donne e uomini sigle o reduci da separazioni, anziani, ma anche giovani in cerca della propria indipendenza, costretti a fare i conti con precariato e una difficile con giuntura economica: lo scorso anno erano 107, a inizio 2020 sono già aumentati fino a contare 121 richieste.
Francesca Cavallin