Giuseppe Chitarrini ha estratto i dati censuari dal suo libro “Nettuno a memoria. Un’autobiografia tra comunità, società e società complessa”
L’evoluzione della popolazione nettunese
Nettuno al censimento del 1951, il primo dalla fine della guerra, contava 13497 abitanti (6408 maschi e 7089 femmine): un dislivello maschi-femmine non troppo pronunciato se contiamo che la guerra, terminata da poco più di cinque anni, in genere e relativamente, colpisce? in termini di mortalità? più la popolazione maschile che quella femminile. La densità era di 194 abitanti per Km?, l’incremento rispetto il censimento precedente del 1936 (9320 abitanti) fu del 37,3%, un incremento elevato, eguagliato solo nel 1921 (+43%) e paragonabile a quello del 1971: +33,7%. La fascia d’età quantitativamente più rappresentata (nel 1951) era quella compresa fra i 25 e i 35 anni (1099 unità); seguiva la fascia d’età 35-45 con 984 presenze. Poi, la terza fascia d’età più presente era quella fra 0 e 5 anni: i nati nel dopoguerra, agli inizi del cosiddetto baby boom: 941 bambini. Drammaticamente la fascia d’età meno presente era quella dei nati durante la guerra fra i 6 e i 10 anni: 184 bambini. La fascia d’età più ‘vecchia’ era quella che andava oltre i 65 anni: 289 anziani.
Al censimento successivo (1961), Nettuno conta 18.620 abitanti (9273 m e 9347 f). Un incremento dovuto sia alle nascite e in parte alle immigrazioni interlaziali ma anche extraregionali. La densità sale a 261 abitanti per Km?; mentre la fascia d’età più rappresentata è quella dai 6 ai 14 anni (2672) e quella 0 – 5 (2343): una popolazione infantile elevata in percentuale, del resto si era al culmine del boom delle nascite in Italia (che coincideva anche con il preteso boom economico nazionale). La fascia adulta più rappresentata è quella 26-30 (un’età prolificamente rilevante) con 1638 unità. Nel 1961 l’età massima prevista è calcolata dai 75 in poi: la vita si allunga. Riguardo le migrazioni va detto che il saldo fra immigrati e emigrati era più elevato riguardo i primi, cioè a Nettuno ‘arrivava’ più gente rispetto a quella che ‘partiva’, e a un’immigrazione antica, quella che abbiamo detto interlaziale, si aggiungeva sempre una immigrazione più eterogenea e differenziata, da Roma, ma anche dal sud. Poliziotti e militari, ma anche maestranze che trovavano un inserimento lavorativo nelle fabbriche che intanto nascevano nell’entroterra: oltre la Palmolive (ampliata nei primi aa 50), il Tubettificio, la Mossi-Ghisolfi, e successivamente la multinazionale Massey Ferguson e altre.
Al censimento del 1981, Nettuno contava 29.423 abitanti (14.444 maschi, 14.979 femmine), oltre 400 le presenze non residenti, segno di una immigrazione significativa di incerta stanzializzazione. Gli abitanti erano saliti a 413 per km?, nel ’71 sempre su 7.145 Km? di territorio erano 345 unità. Le nascite iniziano a contrarsi significativamente: la fascia d’età 0-5 anni, decresce in percentuale rispetto all’intera popolazione e, per la prima volta nella storia della città (a parte gli anni della guerra), si inverte – in assoluto – la tendenza: rispetto il censimento precedente: nel 1971 con 24.850 abitanti la fascia 0-5 anni era di 2.490 unità; nel 1981 i 0-5 anni scendono a 2.190, a fronte di una popolazione totale in crescita che quasi raggiungeva 30.000 unità.
La popolazione della cittadina assume in pieno la fisionomia delle popolazioni non tradizionali che erano caratterizzate da una accentuata natalità rappresentate da una ‘Piramide dell’età’ con una base larga (le fasce d’età neonate e giovani) con un decrescendo fino al vertice cioè gli anni della vecchiaia. Invece le società non tradizionali vedono il contrarsi della base della Piramide: cioè meno nascite (in percentuale) e meno giovani e l’allungarsi della punta segnala l’aumento degli anni di vita, che poi vuole dire anche più vecchiaia. Nel 1951 L’Ist. Centr. Di Statistica registrava in Italia un anziano per ogni bambino al di sotto dei 6 aa; nel 2019 si stimano 5 anziani (oltre i 65 aa) per ogni bambino. Sicuramente la pandemia lascerà delle tracce a breve e lungo termine anche sul piano demografico; sulla conformazione delle popolazioni locali e nazionali, sulle dinamiche della natalità, mortalità e morbilità, sul comportamento procreativo ecc; forse le primissime, parziali informazioni potremmo acquisirle con il prossimo censimento del 2021.
Al censimento del 1991 gli abitanti di Nettuno risultano essere 33.827 (16.499 maschi e 17.328 femmine); le presenze non residenti sono 370, gli abitanti per Km? ammontano a 473, cinquanta in più rispetto al 1981; aumentano gli stranieri: 270 e fra questi i non residenti sono 251.
Nonostante l’incremento in assoluto degli abitanti rispetto al 71 (+ 4.404 unità) le fasce infantili e giovanili continuano a contrarsi: 0-5 anni sono in totale 1.894, - 306 rispetto il 1981 e -503 rispetto al ’71, -349 rispetto al ’61; la fascia d’età 5-10 anni conta 2.004 unità nel 1991, nel 1981 ne contava 2.676, nel ’71= 2.549. Aumenta l’età della vecchiaia. Gli ultra settantacinquenni nel 1991 erano 1.418, nel 1981 erano 791, nel 1971, 570. Nel 1971 gli 0-30 anni erano più di 14.000, nell’81 circa 12.500, nel ’91 scendono a circa 10.000: un terzo scarso di tutta la popolazione. Nel 1961 erano quasi 10.000 su 18.620 abitanti residenti: circa la metà, ossia più della metà della popolazione locale era costituita, allora, da giovani dagli 0 ai 30 anni.
Il censimento del 2001 ci consegna una Nettuno di 36.080 abitanti; l’incremento rispetto al 1991 di oltre 2.000 unità, mentre dal 1981 al 1991 l’incremento era stato di quasi 4.000 abitanti: quindi una tendenzialità di ‘crescita ponderata’, poi modificata con i 49.852 abitanti a fine 2017, registrando così un incremento netto e notevole. Nel 2001 i maschi sono 17.385 e le femmine 18.695. La fascia d’età infantile raggiunge le 1.687 unità, confermando la diminuzione, in assoluto e in percentuale dell’età infantile: rispetto al 1991 infatti la fascia 0-5 anni è diminuita di circa 200 unità: 1.687 nel 1991, e 1.894 nel 2001, 2.192 nell’anno 1981. Una diminuzione costante, nonostante l’inurbamento e l’aumento in assoluto della popolazione. Nel 2001, la classe d’età più numerosa è quella 35-39 (3.095 residenti) e 30-34 = 2.895. Gli abitanti per Km? sono 510. La fascia d’età anziana 85 agli omega anni risulta essere di 487; nel ’91 la fascia d’età più anziana era calcolata dai 75 e ammontava a 538unità. Gli anziani nel 1981 costituivano quasi l’11% della popolazione, adesso, dai più recenti dati, pare si aggiri attorno al 17-19%. Sempre nel 2001 gli stranieri residenti sono 684: 347 europei, 202 provenienti dall’Africa, 54 di origine asiatica e 79 sudamericani: nel 1991 come abbiamo detto gli stranieri residenti risultavano essere 260.
I dati risalenti al31 dicembre 2017 ci dicono che gli abitanti di Nettuno hanno raggiunto la soglia dei 50.000 (49.852): 24.761 maschi, (49,7%) e 25.091 (50,3%) le femmine. La fascia d’età 0-4 ammonta a 1.938 unità (il 3,9% dell’intera popolazione), una leggerissima risalita rispetto al 2001 (1.894), dovuto probabilmente all’aumento generale della popolazione, infatti come percentuale siamo sempre sui valori del 1991 e del 2001 (4,2%). L’età più rappresentata è quella 45-49 con 4.201 unità (6,5%), la stessa fascia maggioritaria relativa al censimento 2001 e che aveva allora 35-39 anni e che insieme ai 50-54enni (4.150) e i 55 e 60enni (3.670), costituiscono le età maggiormente presenti: sono gli ex bambini del tardo baby boom nettunese della metà degli anni ’60. La fascia d’età più anziana è la fascia d’età ultracentenaria (impensabile fino a 10-15 anni prima) con 12 unità.
Questi dati censuari -di provenienza ISTAT- sono estratti dal mio libro “Nettuno a memoria. Un’autobiografia tra comunità, società e società complessa” edita nel 2010 da Fusibilia (prefaz. U. Magnanti) e descrivono l’evoluzione demografica della popolazione nettunese. Evoluzione che costituisce uno degli indicatori (neanche quello più significativo) del passaggio da una realtà comunitaria societaria a una realtà complessa, metropolitana e altamente differenziata. Da cittadina agroturistica della provincia romana a realtà conurbata dell’area metropolitana romana, collegata in continuità, attraverso una fitta rete di ‘filamenti urbani’ abitati, che si snodano lungo la nettunense-pontina, la litoranea e la linea ferroviaria, con Aprilia, Pomezia, i Castelli verso est, Roma-Ostia in una trama ‘sconfinata’ che salda uniformandole indistintamente diverse realtà urbane sempre più assimilabili fra loro. Il che, oltre le migrazioni italiane, comunitarie ed extracomunitarie altri indicatori (policentrismo delle città) e ‘prodotti’ della ineluttabile globalizzazione (delocalizzazioni), fanno si che Nettuno, se non mette in atto strategie socio culturali caratterizzanti, continuerà il percorso di omologazione e dissolvimento dell’identità della civis, fino a diventare un anonimo quartiere, una banlieu romana, periferia esistenziale e geografica. Pasolinianamente verrebbe da chiedersi se lo sviluppo è stato anche progresso.
Giuseppe Chitarrini
Cretarossa senza luminarie
Quest’anno il Comune di Nettuno ha voluto strafare con le luminarie natalizie: in Piazza Cesare Battisti è stato posizionato il Villaggio di Babbo Natale con orso polare, foche, pagliaccio, renne, un alto abete percorribile all’interno; nei pressi, sulle mura del borgo campeggia un grande Babbo Natale con slitta carica di doni; sul lungomare è installata una locomotiva su cui si può salire vicino ad altra slitta con renne e doni; le mura ed i torrioni sono illuminati da miriadi di luci giallo-oro; davanti la Chiesa di San Giovanni pascola un’altra renna con grandi doni; la fontana del Dio Nettuno è sormontata da un tetto di luci blu; altre luci illuminano la Chiesa di San Francesco; anche nel quartiere di Tre Cancelli tanti alberelli bianchi rischiarano la via principale. Però il quartiere di Sant’Anna starebbe al buio se ogni abitante non illuminasse le facciate delle proprie abitazioni. Nemmeno una luminaria fa risplendere la Piazza principale, nonostante il Comitato di quartiere abbia più volte sollecitato l’Amministrazione nella figura dell’Assessore Alessandro Mauro.
Un encomio va al Parroco di Sant’Anna, Don Luca ed ai suoi collaboratori che hanno posizionato un grande Presepe nel lato destro dell’entrata, ma soprattutto davanti l’Altare hanno realizzato una magnifica Natività con arco di luci e tanti ceri accessi che invitano i fedeli a riflettere sulla nascita del Santo Bambino, sui propositi per il 2021, sulla speranza in un futuro migliore, più vivibile, sulla fede nella vittoria sul Covid-19 in Italia e nel mondo intero.
Rita Cerasani